La Parola di Dio viene a mettere ordine – Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

La Parola di Dio viene a mettere ordine – Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

4 Settembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

1Ts 5,1-6.9-11   Sal 26  

Dio onnipotente,

unica fonte di ogni dono perfetto,

infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome,

accresci la nostra dedizione a te,

fa’ maturare ogni germe di bene

e custodiscilo con vigile cura.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 1Ts 5,1-6.9-11

Gesù Cristo è morto per noi, perché viviamo insieme con lui.

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.

Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.

Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate.

Il giorno del Signore

Il «giorno del Signore» non è un evento cronologico che si può prevedere, ma è una realtà già presente che sta raggiungendo il suo compimento. Il giorno del Signore è il kairòs, il tempo propizio nel quale Dio si fa prossimo all’uomo per prendersi cura di lui e salvarlo. Gesù Cristo, morendo sulla croce si è unito ad agni uomo, soprattutto a chi è piagato nel corpo e nello spirito, per guidarlo alla salvezza. Il destino dell’uomo, benché peccatore, non è il giudizio di condanna per il suo peccato, ma il perdono e la riammissione alla comunione con Dio. Dunque, animati da questa speranza, il credente affronta le mortificazioni della vita e la morte stessa fermamente e gioiosamente certo del fatto che Dio non è avversario della sua felicità ma alleato. Non ha senso la tristezza che porta ad assumere posizioni di difesa verso Dio chiudendosi nel fatalismo e nella deresponsabilizzazione. La luce della fede alimenta la speranza nel cuore affinché, pur nelle difficoltà e sofferenze, possiamo tenere la fronte alta e alzare gli occhi al cielo per invocare l’aiuto di Dio che non resta insensibile alla preghiera dei suoi figli.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 4,31-37

Io so chi tu sei: il santo di Dio!

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.

Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.

Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

La Parola di Dio viene a mettere ordine 

A Nazaret i paesani di Gesù, conoscendo le sue origini e la sua famiglia, avevano accampato la pretesa di vedere prodigi come quelli fatti in altri villaggi. Dinanzi al suo diniego essi reagiscono opponendogli un deciso rifiuto. In realtà la triste vicenda rivela che i Nazaretani non hanno riconosciuto il tempo in cui sono stati visitati da Dio e non l’hanno accolto. Non riconoscendo in Gesù Colui che porta il Vangelo che libera e consola, lo hanno scartato come si fa con una cosa inutile. L’autorità di Gesù gli deriva dalla promessa che Dio ha fatto al suo popolo mediante i profeti, ma essi sono i primi testimoni del fatto che la durezza del cuore porta a rifiutare il dono di Dio. Cacciato dalla sinagoga di Nazaret, Gesù continua la sua missione a Cafarnao che diventerà la sua patria di elezione. Nella sinagoga di questa cittadina, situato sulle sponde del lago di Tiberiade, il Maestro riprende il suo insegnamento riscuotendo un certo successo dalla gente che lo accoglie con benevolenza perché la sua parola è riconosciuta autorevole. Tuttavia, non ci è dato capire su quale base la gente riconosca autorità alla parola di Gesù. La domanda del lettore trova una prima risposta nella reazione di un uomo indemoniato che si trovava nella sinagoga. Come nella sinagoga di Nazaret, anche in quella di Cafarnao si eleva una voce contraria. In entrambi i casi è rivendicata una conoscenza di Gesù, anche se da due punti di vista diversi e che tuttavia rivelano la sua autentica doppia natura, umana e divina. I Nazaretani attestano la completa appartenenza alla comunità degli uomini, salvo poi rinnegarlo, il demonio invece proclama il suo legame strettissimo con Dio, giungendo però alla stessa conclusione dei paesani di Gesù. Anche noi possiamo essere cristiani che conoscono tutto di Gesù e recitano perfettamente gli articoli del Credo ma essere al contempo talmente schermati dalle nostre attese proiettate su Dio o intrappolati nel formalismo religioso senza sostanza, da non riconoscere la sua presenza e da opporre una resistenza o addirittura un rifiuto molto netto estromettendo Dio dalla nostra vita. La promessa di Dio non è illusione e la sua parola non gonfia le nostre attese mondane come si fa con un palloncino fino a farlo scoppiare. Gesù mostra che la sua parola è veramente autorevole perché libera e restituisce la dignità, garantita da Dio ma messa in discussione dalle nostre scelte sbagliate ispirate dall’avidità e dalla cupidigia e non dalla carità. Il male vorrebbe imporre la sua forza gridando, invece il bene stabilisce la sua autorità ordinando, ovvero mettendo ordine. La parola di Dio è veramente autorevole perché mette ordine nella relazione. Grazie ad essa impariamo ad impostare le relazioni non come una continua lotta per emergere ma come un dialogo nel quale ognuno si mette a servizio della libertà e della felicità dell’altro.

Signore Gesù, luce che vieni dal Cielo e germoglio profumato generato dalla terra, la tua Parola ferisce senza mortificare perché cada la corazza del pregiudizio, si frantumi la durezza dell’orgoglio, crolli l’impalcatura del formalismo ipocrita affinché si restituita dignità a chi si è asservito al male, consolazione a chi è sotto la pressione dell’ira e della paura, gioia a chi è vittima della tristezza e della delusione. Insegnami a riconoscere i segni della tua visita e aiutami ad aprirti il cuore per accogliere la tua Parola nella mia vita. In Te trovi la forza di sempre ricominciare dopo ogni fallimento e di sempre lasciarmi perdonare dopo ogni tradimento. Il comandamento dell’amore metta ordine nei miei affetti e nei miei pensieri perché ogni opera sia compiuta e ogni parola sia pronunciata per il bene dei miei fratelli.