Chi rifiuta il Bene cede al male, chi accoglie il Bene resiste al male – Giovedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Chi rifiuta il Bene cede al male, chi accoglie il Bene resiste al male – Giovedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

26 Febbraio 2025 0 Di Pasquale Giordano

Giovedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Sir 5,1-10 Sal 1

Il tuo aiuto, Dio onnipotente,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Dal libro del Siràcide Sir 5,1-10
Non aspettare a convertirti al Signore.

Non confidare nelle tue ricchezze
e non dire: «Basto a me stesso».
Non seguire il tuo istinto e la tua forza,
assecondando le passioni del tuo cuore.
Non dire: «Chi mi dominerà?»,
oppure: «Chi riuscirà a sottomettermi per quello che ho fatto?»,
perché il Signore senza dubbio farà giustizia.
Non dire: «Ho peccato, e che cosa mi è successo?»,
perché il Signore è paziente.
Non essere troppo sicuro del perdono
tanto da aggiungere peccato a peccato.
Non dire: «La sua compassione è grande;
mi perdonerà i molti peccati»,
perché presso di lui c’è misericordia e ira,
e il suo sdegno si riverserà sui peccatori.
Non aspettare a convertirti al Signore
e non rimandare di giorno in giorno,
perché improvvisa scoppierà l’ira del Signore
e al tempo del castigo sarai annientato.
Non confidare in ricchezze ingiuste:
non ti gioveranno nel giorno della sventura.

La conversione è una questione urgente
Il Siracide ricorda all’uomo che il suo cuore è sempre incline al male perché abitato dalla superbia, che non tollera il fatto che un altro possa essere a lui superiore, e dall’istinto della prevaricazione sull’altro. Il peccato originale è la presunzione e l’autoreferenzialità che colloca il proprio io al di sopra di ogni legge, ergendosi a misura del bene e del male. Nel racconto della creazione il divieto di mangiare il frutto dell’albero del bene e del male ha la funzione di deterrente contro il pericolo della morte. Il divieto non è una limitazione della libertà dell’uomo ma lo strumento attraverso il quale la creatura possa esercitarla secondo il fine per il quale le è stata data la vita: instaurare rapporti di amore. Esso da generativo può corrompersi in amore possessivo che porta alla morte chi ne è vittima e il suo carnefice. Il divieto, da una parte, ricorda che la creatura ha dei limiti e non basta a sé stessa, dall’altra, che deve porsi essa stessa dei limiti perché possa vincere il male che lo abita con il bene di un amore che si fa obbedienza e servizio. Il tempo è dono di Dio affinché l’uomo, facendo sua la legge di Dio, si converta rinunciando al peccato e aderendo sempre più nella fede a Dio. Chi confida solo in sé stesso crede che può cambiare grazie alle proprie forze e che crescere significa accrescere i propri beni. La conversione è un cammino continuo di superamento del proprio egoismo per diventare uomini e donne secondo il progetto di Dio. Il Siracide denuncia una forma di fede che è una presa in giro di Dio perché abusa della sua misericordia e rimanda ad un domani quei gesti di vera conversione che invece deve fare nell’oggi, se veramente vuole salvarsi e superare la prova del giudizio di Dio che viene per tutti e di cui nessuno conosce la data. Se è pur vero che non conosciamo il tempo del morire è anche vero che credere significa riconoscere nella morte il momento nel quale incontriamo il giudice misericordioso che darà ai suoi fedeli la ricompensa: la gioia dei beati per chi avrà cercato sempre il volto di Dio e il dolore dei dannati per chi, pur non vedendo Dio come i beati, non lo ha cercato ma ha inseguito solo i propri pensieri.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,41-50)
È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

Chi rifiuta il Bene cede al male, chi accoglie il Bene resiste al male
Nel piccolo gesto del dare un bicchiere d’acqua è contenuta la grandezza della sapienza di Dio che agisce attraverso segni semplici. I gesti quotidiani di amore sono gocce nell’oceano di Misericordia, frammenti di luce dell’unico Sole, briciole del Pane di Vita spezzato; in essi risiede la sapienza che, come sale, ferma il processo di corruzione a cui è sottoposta ogni realtà umana, comprese le relazioni tra le persone. La Parola di Dio è come il sale nella sua funzione di conservare integro ciò che viene salato. Gesù apre gli occhi ai suoi discepoli circa il valore dell’integrità della persona. Integro non è la persona tutta di un pezzo, che non sbaglia mai, ma quella che dagli errori impara. Integro non è colui che non cade mai, ma colui che trova in Dio la forza di rialzarsi e il motivo per farlo risiede nel bene che è possibile donare. La Parola di Dio aiuta l’intelligenza a comprendere le cause interiori della caduta e illumina sui modi con i quali risollevarsi ed evitare di cadere nuovamente. Il dramma sarebbe rimanere a terra dopo essere caduti rifiutando ogni aiuto e per altro non trovando neanche in sé stessi una motivazione valida per risollevarsi. Chi si lascia vincere dal male diventa lui stesso motivo d’inciampo per gli altri, particolarmente per i più piccoli. Colui che peccando, non coglie l’occasione per rivedere se stesso e la sua doppiezza di cuore, sprofonda sempre di più negandosi l’opportunità di risalita, come un uomo che sceglie di morire legandosi al collo una grande pietra e gettandosi nel mare. Accogliendo i piccoli segni quotidiani di amore possiamo avere sale in noi stessi e così acquisire la necessaria incisività nel rinunciare a ciò che ci fa male e fa perire tutto il corpo. Il vero pericolo è quello di rifiutare la grazia di Dio che ci salva e non avere invece l’intelligenza di rinunciare al male che ci corrompe. Gesù mette in correlazione il coraggio di rinnegare se stessi con l’umile sapienza di farsi aiutare dall’amore di Dio che sperimentiamo nei fatti della vita che spesso sono archiviati velocemente come cose normali o gesti dovuti. La riconoscenza e la gratitudine sono due medicamenti delle ferite dell’egoismo e dell’orgoglio, indispensabili per curare i traumi che la vita ci riserva.

Preghiamo
Signore Gesù, ti ringrazio per quegli occhi che mi guardano senza pregiudizio, per quelle mani che si aprono senza puntare il dito, per quei piedi di messaggeri del vangelo che non calpestano. Sono occhi, mani e piedi dei miei fratelli nei quali sperimento ogni giorno la semplice bellezza del Tuo amore quotidiano. Donami sempre la tua grazia che, come sale, brucia sulle ferite del peccato, ma anche mi fa ricordare che solo il bene guarisce e se rifiuto il tuo aiuto rimango per terra, m’inabisso nel vortice della rabbia e della paura e, con me, faccio inciampare e sprofondare anche altri fratelli. Curato dal sale della Tua Sapienza, solo con te posso potare quello che mi assorbe vita senza portare frutti. Donami di sentire il dolore dei miei peccati, ma ancora di più, la gioia di sapermi amato da Te sempre e comunque.

User comments