![La missione, cammino di libertà interiore e di comunione fraterna – Giovedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – San Paolo Miki e compagni](https://www.tuhaiparoledivitaeterna.it/wp-content/uploads/2025/02/Giovedi-gesu-manda_discepoli-.jpeg)
La missione, cammino di libertà interiore e di comunione fraterna – Giovedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – San Paolo Miki e compagni
Giovedì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – San Paolo Miki e compagni
Eb 12,18-19.21-24 Sal 47
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O Dio, forza di tutti i santi,
che hai chiamato alla gloria eterna san Paolo [Miki]
e i suoi compagni attraverso il martirio della croce,
concedi a noi, per loro intercessione,
di testimoniare con coraggio fino alla morte
la fede che professiamo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 12,18-19.21-24
Voi vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.
Fratelli, voi non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: «Ho paura e tremo».
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.
Introdotti nella comunità dei beati
L’autore della Lettera agli Ebrei ricorda la novità che Gesù Cristo è venuto a portare richiamando le vicende immediatamente successive al passaggio del Mar Rosso quando Israele fu guidato da Mosè al Monte Sinai per incontrare il Signore. Lì Dio si era rivelato con segni che incussero timore agli Israeliti, i quali non si ritennero degni di accostarsi al Signore. Per questo Mosè fu incaricato di essere loro profeta; anche lui ebbe timore che fu vinto dalla parola di Dio che lo invitava a salire. Mosè fece esperienza diretta di Dio ma senza la comunità alla quale poi riferiva le sue parole. Il profeta funse da mediatore tra Dio e il popolo che però rimaneva a debita distanza, impossibilitato ad avere un accesso diretto al Santo. Gesù, invece, è un mediatore diverso da Mosè, perché lui si è donato agli uomini e per gli uomini, affinché ognuno di essi potesse appartenere a pieno titolo a quella comunità dei santi – la Gerusalemme celeste – nella quale Dio ha la sua dimora. La Chiesa è la nuova Gerusalemme che ha Gesù Cristo, crocifisso e risorto, come suo tempio spirituale. Come racconta Giovanni, Gesù, stando in mezzo alla comunità, dice: «pace a voi» (Gv 20). Da qui l’invito dell’autore della Lettera a conservare la comunione tra i membri della Chiesa quale segno visibile della presenza centrale di Cristo in mezzo ad essi. Quanto più i fratelli e le sorelle si amano, tanto più la Chiesa si fonda in Cristo, suo capo e fondatore.
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Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
Prese a mandarli.
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
La missione, cammino di libertà interiore e di comunione fraterna
L’invio missionario dei Dodici è un’esperienza educativa come lo è l’Esodo, cammino di libertà per il popolo d’Israele. Nella notte in cui gli Israeliti avrebbero attraversato il Mar Rosso Dio ordina loro di celebrare per la prima volta il rito della Pasqua «con i sandali ai piedi e il bastone in mano». Gesù non manda i discepoli a conquistare terre ma a salvare fratelli dalla schiavitù del peccato. Lo spirito con cui i Dodici devono andare in missione è lo stesso con il quale si celebra la Pasqua. La missione non è un modo per autorealizzarsi o per misurare le proprie forze. Ma è un cammino di liberazione nel quale avanzare con la forza dello Spirito Santo per superare tutte le prove e gli ostacoli che la vita riserva. La missione è un itinerario sul quale progredire nella virtù della fiducia e lasciarsi educare il cuore affinché, libero dall’avidità e dalla cupidigia, possa essere lo spazio interiore nel quale interiorizzare e fare propria la Parola di Dio. Per il viaggio non è necessario prendere o portare con sé qualcosa, ma semplicemente essere aperti alle sorprese di Dio. Egli non garantisce il successo di ogni impresa e di trovare una casa accogliente in ogni luogo che si visita, ma sostiene con la sua forza i missionari nella tristezza e nella solitudine perché avanzino senza lasciarsi scoraggiare dai fallimenti. Chi ha fiducia nel Signore impara ad essere felice con poco, ad essere grato di tutto e ad adattarsi a qualsiasi situazione senza pretese. Liberi dal pericolo dell’avidità, spogli di ogni ambizione personale i discepoli missionari sono portatori di una parola credibile che scaccia i demoni e guarisce gli infermi; non è la loro, ma quella di Dio. Si tratta della parola della comunione fraterna che usa il l’alfabeto della carità. Questo linguaggio non si impara comodamente seduti su un banco di scuola o sui libri, ma strada facendo sui sentieri dell’umanità.
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Preghiamo
Signore Gesù, col battesimo mi hai associato al tuo sacerdozio per fare della mia vita un’offerta gradita a Dio. Possa lasciarmi guidare sempre dalla tua Parola per purificare il mio cuore da ogni forma di cupidigia e renderlo aperto e disponibile a condividere gioie e fatiche con i compagni di viaggio che mi affidi e di cui devo imparare a fidarmi. Quando prevale in me l’orgoglio e la presunzione, donami la grazia di soffrire l’umiliazione perché le delusioni m’insegnino a cercare il tuo volto e a costruire con Te il regno di Dio.
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