La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa – Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Sant’Antonio

La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa – Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Sant’Antonio

14 Gennaio 2025 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Sant’Antonio
Eb 4,1-5.11 Sal 77

O Dio, che a sant’Antonio abate
hai dato la grazia di servirti nel deserto
seguendo un mirabile modello di vita cristiana,
per sua intercessione
donaci la grazia di rinnegare noi stessi
e di amare te sopra ogni cosa.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera agli Ebrei Eb 4,1-5.11
Affrettiamoci a entrare in quel riposo.

Fratelli, dovremmo avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto:
«Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo!».
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: «E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere». E ancora in questo passo: «Non entreranno nel mio riposo!».
Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.

Il riposo sabbatico
L’autore della Lettera agli Ebrei continua la lettura della morte e risurrezione di Gesù in chiave pasquale secondo l’immagine del primo (liberazione dalla schiavitù e ingresso nella terra promessa) e secondo (esilio e ritorno nella terra promessa) esodo. Nella risurrezione di Gesù Dio porta a compimento la promessa che ha confortato e sostenuto gli Israeliti nella prova. Il Vangelo, annuncio della morte e risurrezione di Gesù, è la promessa che, da una parte, è compiuta, perché la via verso il Regno di Dio è aperta, dall’altra, ancora deve compiersi, perché è in gioco la libertà di scelta dell’uomo, se accettare o rifiutare la Parola.
La risurrezione è il giorno del Signore, il giorno ultimo. La Lettera agli Ebrei ricorre al racconto della creazione che culmina con il sabato, giorno nel quale Dio riposa. Sabato significa letteralmente fermarsi, riposare. Con la morte Gesù è entrato nel riposo, ovvero nello «spazio di Dio» dove egli stesso vuole condurci. Entrare nel riposo o nella terra promessa è la stessa cosa. Riposo e terra promessa sono immagini che dicono la familiarità che si crea nell’abitare con Dio e in Dio. La comunione con Dio è la Promessa-Speranza che, al contrario delle tentazioni-illusioni che fanno inciampare e cadere, rendono il nostro passo più sollecito nell’andare incontro al Signore che attende l’uomo dove il più piccolo ha bisogno di aiuto e conforto.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 2,1-12
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa
La folla attorno a Gesù cresce fino al punto che un giorno l’assemblea è talmente numerosa da non poter essere contenuta nella casa. Al centro c’è Gesù che annuncia la Parola. Mentre insegna avviene qualcosa d’imprevedibile: il tetto viene aperto e dall’alto è calata una barella sulla quale giace un paralitico. Subito s’intuisce la dinamica dei fatti: la folla numerosa aveva impedito che il paralitico fosse condotto in casa attraverso la porta. Coloro che lo accompagnavano hanno trovato una strada alternativa. Gesù riconosce in questi uomini la fede che non è l’insieme dei concetti su Dio, ma è la forza interiore che fa cercare e trovare la strada per incontrarLo, anche in modo inconsueto o che può apparire esagerato. La fede è il dinamismo dello spirito che davanti agli ostacoli, più che lamentarsi o reagire con aggressività, trova il modo per aggirarli e raggiungere l’obbiettivo di stare alla presenza di Dio. Gli amici del paralitico hanno aperto una via di accesso a Gesù. Chiamandolo figlio e perdonandogli i suoi peccati, si rivela a lui, gli apre l’accesso alla casa del Padre.
Gli scribi seduti in casa sono quelle persone che Papa Francesco chiamerebbe “cristiani da salotto”, che ascoltano gli altri per trovare il punto debole dei loro interlocutori e accusarli. Il loro essere seduti, accomodati nelle loro posizioni e modi di pensare, contrasta con la dinamicità e la creatività degli amici dell’uomo paralitico. La fede di questi scribi seduti attorno a Gesù non difetta dal punto di vista contenutistico, perché sono pienamente ortodossi nella dottrina; hanno ragione nell’affermare che solo Dio può perdonare i peccati! Essi non rimangono tanto stupiti della trovata geniale degli amici del paralitico, quanto invece sono scandalizzati dell’annuncio del perdono fatto da Gesù. Tanto più si è incapaci di stupirsi, tanto più si è inclini a scandalizzarsi. Non è quello che si aspettavano di sentire. Da studiosi della Sacra Scrittura essi forse pensavano di ascoltare parole di sapienza che rivelassero significati nascosti della Parola di Dio e invece si trovano davanti ad un altro tipo di rivelazione. Gesù non è venuto a offrire un’interpretazione nuova della legge, ma ad applicare la legge di Dio, quella dell’amore che perdona e dà la vita. La fede, vissuta come esperienza di incontro con il Signore, soprattutto attraverso le vie traverse e impervie delle prove e del dolore, genera una forza tale che permette di camminare con le proprie gambe, cioè di usare le proprie capacità per andare verso la Casa del Padre, per essere felici. Quella presunta fede vissuta disgiungendo quello che si pensa di Dio dal modo di vivere con Dio, non fa progredire, al contrario radicalizza le rigidità del pensare e la spigolosità nell’agire.
Domandiamoci se la nostra fede è più simile a quella del paralitico e dei suoi amici o a quella degli scribi? I primi non si arrendono davanti all’ostacolo della folla che rappresenta la varietà delle imperfezioni e dei limiti propri dei membri della Chiesa, l’assemblea riunita nella casa per ascoltare Gesù; non cerca la scusa per ritirarsi ma trova la strada per incontrare il Signore. Invece gli scribi, accomodati nei loro schemi mentali, siedono giudicando tutto e tutti, senza lasciarsi smovere dagli eventi nei quali si manifesta la misericordia di Dio.
Preghiamo
Signore Gesù, a Te, che conosci il mio cuore, non ti è nascosta né la mia fede né ti è indifferente il mio dolore, vedi la fatica nel farmi guarire e il desiderio di cercarti. La tua parola apra una breccia nella blindatura della mia ipocrisia e sveli i pensieri di giudizio e di lamento che, come ingombrante zavorra, pesano sul cuore. Donami la fede creativa di chi non si arrende al proprio e altrui limite ma trova la strada per incontrarti e stare alla tua presenza senza trucchi o maschere. La tua Parola irrobustisca la fiducia in me stesso perché abbia la forza di prendere la croce ogni giorno e seguirti.