La Parola purifica il cuore e restituisce la dignità di figlio – Feria propria dell’11 Gennaio

La Parola purifica il cuore e restituisce la dignità di figlio – Feria propria dell’11 Gennaio

10 Gennaio 2025 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria dell’11 Gennaio
1Gv 5,5-13 Sal 147


Dio onnipotente, manifesta anche a noi
il mistero della nascita del Salvatore,
rivelato ai Magi dalla luce della stella,
e cresca sempre più nel nostro spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 5,5-13
Lo Spirito, l’acqua e il sangue.


Carissimi, chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.
Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio. Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato riguardo al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.


I Credenti, Testimoni del Risorto
Tertulliano diceva di Gesù: «vincitore perché vittima». Giovanni presenta Gesù come l’agnello pasquale che con il suo sangue toglie il peccato del mondo. Egli è il Salvatore perché, morendo e risorgendo dai morti, ha vinto il peccato e la morte, che ne è la conseguenza. Giovanni chiama «mondo» tutto ciò che appartiene alla «terra» e che è destinato a perire. Il mondo, segnato dalla «concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita» (2,16) rende schiavo l’uomo della sua miseria, il cui destino è la morte. Cristo, sconfiggendo la morte, ha aperto una breccia nel muro di separazione tra Dio e l’uomo e gli uomini tra loro. Col battesimo, nell’acqua al Giordano Dio Padre ha dato testimonianza che Gesù era suo figlio e lo ha consacrato per la missione di essere testimone del suo amore di Dio, il solo capace di guarire l’uomo dalle ferite del peccato. La vita di Dio è il farmaco che cura il cuore dell’uomo e lo rende capace di amore e di essere a sua volta testimone della potenza della vita divina. La fede è l’incontro tra la testimonianza di Dio e l’accoglienza dell’uomo che riconosce in Gesù l’inviato di Dio per salvarlo e renderlo araldo del vangelo con la sua vita. L’acqua richiama la testimonianza del Battista e il sangue quella del Discepolo amato. Entrambe sono suscitate dallo Spirito che anche ispira la fede del credente. Tutto concorre all’atto di fede che apre il cuore ad accogliere il dono della vita eterna.

Dal Vangelo secondo Luca Lc 5,12-16
Immediatamente la lebbra scomparve da lui.


Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».
Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.


La Parola purifica il cuore e restituisce la dignità di figlio
Il termine lebbra nel linguaggio biblico comprende varie tipologie di malattia della pelle. L’epidermide è soglia che mette in comunicazione l’esterno con l’interno del corpo, la parte interiore e invisibile della persona con quella visibile. La malattia della pelle era considerata contagiosa come il peccato che è pericoloso non solo perché aggredisce la persona ma anche chi entra in contatto con essa. La lebbra era considerata come l’atto di accusa di Dio scritto sulla pelle in modo che tutti fossero consapevoli del peccato per mantenersi a debita distanza da esso. Si comprende allora perché il lebbroso preghi di essere purificato, cioè di essere perdonato. La lebbra, come appunto il peccato, è un male che solo Dio può sanare. La legge dell’Antico Testamento, che faceva divieto di toccare un lebbroso, esprimeva una verità che spesso oggi non è accolta: esiste il peccato, cioè il male generato dai pensieri, parole, azioni erronee. La denuncia del peccato è letta come un giudizio sulla persona, sicché molto spesso essa viene rimandata al mittente con sdegno. Il vero problema sorge quando noi stessi non riconosciamo l’evidenza del peccato scritta sulla nostra pelle, cioè nel modo pensare (male), parlare (male), agire (male). Il corpo, sia nella sua dimensione psicologica sia in quella fisica, non mente mai. L’uomo che prega davanti a Gesù innanzitutto ascolta il suo corpo, che gli racconta il suo peccato. La guarigione può avvenire solo se si chiede aiuto e lo si accetta. Non si tratta di un male congenito, ma di una drammatica omissione nella scelta della relazione vitale con Dio. Chi si chiude alla relazione con Dio non trasgredisce tanto un comando esterno, ma si procura un male che si riverbera nelle relazioni con gli altri. Se l’origine del male è chiudersi alla relazione di aiuto, la terapia inizia col chiedere aiuto nella relazione con Dio e con i fratelli.
Il lebbroso chiede a Gesù di purificarlo, cioè di aiutarlo a riallacciare la relazione con Dio. Gesù viene incontro ad ogni uomo proprio per questo! La compassione che Gesù prova per quell’uomo gli permette di passare dalla pelle di quell’uomo, in cui era scritta la denuncia del suo peccato, al suo cuore che mendicava aiuto nel ricominciare ad amare Dio e i fratelli. Al contrario di quello che dice Marco e Matteo, Gesù non tocca il lebbroso, ma con la parola gli comunica la volontà. La Parola è il mezzo attraverso cui la misericordia trasforma colui che soffre a causa del peccato in un uomo libero dal male e gioioso nel compiere il bene. Non attraverso il contatto fisico, ma mediante la parola, Gesù condivide la sua vita, lo Spirito Santo che lo unisce al Padre in una relazione di amore che dà pace. Parlare è più che dare! Gesù, entrando in contatto spirituale con quell’uomo, non gli dona qualcosa che poi potrà perdere, ma, purificandolo, cioè perdonandolo, lo introduce nell’amicizia con Dio che non perderà mai fino a quando non sarà lui stesso a rifiutarla di nuovo. La Parola di Gesù è più efficace della Legge che infatti non può salvare ma solamente certificare il peccato o orientare un percorso di vita attraverso cui la salvezza diventa testimonianza dell’amore di Dio.

Preghiamo
Signore Gesù, come quel lebbroso vorrei vincere tutte le resistenze a presentarmi davanti a te per chiedere il tuo aiuto. La vergogna per il senso di colpa mi porta spesso a nascondermi al tuo sguardo perché pretendo di sostituire te col mio io e giudicarmi. Mi capita di fermarmi alla pelle e non ascoltare il cuore che mi dice: cerca il suo volto! Quanto è bello ascoltare la sua voce che, come il suono di un ruscello, genera in me la sete di te! Ed è allora che dal cuore nasce la mia preghiera: io lo so, tu lo vuoi, perdonami, dammi vita, abbracciami, fammi sentire il calore della tua maternità e la sicurezza della tua paternità!