Ascolto e condivisione, bisogno da soddisfare e missione da compiere – Feria propria dell’8 Gennaio

Ascolto e condivisione, bisogno da soddisfare e missione da compiere – Feria propria dell’8 Gennaio

7 Gennaio 2025 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria dell’8 Gennaio

1Gv 4,7-10   Sal 71 

O Padre, il tuo Figlio unigenito

si è manifestato nella nostra carne mortale:

concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo,

di essere interiormente rinnovati a sua immagine.

Egli è Dio, e vive e regna con te,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 4,7-10

Dio è amore.

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.

In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Vocazione e missione

La Pasqua di Cristo è il pieno compimento dell’evento dell’esodo d’Israele. Nella liberazione dalla schiavitù dell’Egitto Dio aveva iniziato a farsi conoscere come il Signore che riscatta e dona la vita. Nella morte e risurrezione di Gesù Dio manifesta in sommo grado l’amore per tutti gli uomini, senza distinzione. L’amore di Dio non è esclusivo ma includente. Egli libera dalla schiavitù del peccato per essere seminatori di amore nel campo del mondo intero. Nella misura in cui ci lasciamo perdonare e rigenerare dall’amore di Dio diventiamo sua presenza attiva tra gli uomini che hanno bisogno sempre di amore per vivere. Chiamati a libertà dall’amore, ogni uomo riceve con lo Spirito di Dio, che lo consacra, anche la missione di essere ministro dell’amore. Attraverso l’amore fraterno, che arriva fino a dare la propria vita insieme a Cristo per la conversione e la vita del mondo, la conoscenza di Dio si diffonde e diventa veramente universale abbracciando il mondo intero. Non è facile amare tutti, soprattutto colui verso il quale istintivamente proviamo avversione per un torto ricevuto. Corriamo il rischio di perseguire una giustizia che segue il principio della soddisfazione o della retribuzione piuttosto che quello della riconciliazione. Dio rimane il nostro punto di riferimento nella misura in cui accogliamo il suo Spirito che cambia la nostra mentalità conformandola al criterio divino della giustizia che ha come fulcro la misericordia e come obiettivo la comunione. Chi mette a servizio della pace e della riconciliazione la propria vita diventa strumento eletto della misericordia per portare la luce del vangelo fino alle periferie esistenziali dell’umanità.

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,34-44)

Moltiplicando i pani, Gesù si manifesta profeta.

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».

E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.

Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Ascolto e condivisione, bisogno da soddisfare e missione da compiere

Pieno di compassione, Gesù volge immediatamente lo sguardo verso le persone che lo aspettano sulle rive del lago di Tiberiade, coglie il loro smarrimento, la silenziosa richiesta di una relazione che dia senso e direzione alla vita e comincia ad insegnare. Il suo insegnamento non è vuota espressione di nozioni astratte o richiamo a buonismi disincarnati, ma contiene una forza unificante che genera, in chi l’ascolta, il senso dell’appartenenza reciproca il formare un unico corpo. Viviamo in una cultura che esalta la libertà come assenza di vincoli e impegni, con il risultato che tanti non credono nel valore della comunità o della famiglia stessa, non tollerano l’idea del “per sempre”. La Parola che Gesù dispensa sazia la fame di relazioni umane, orienta la volontà verso alti ideali e genera, in chi l’ascolta con cuore aperto, comunione e condivisione. Nel brano del vangelo i discepoli fanno un’analisi realistica della situazione, offrendo una soluzione al problema della folla rimasta ad ascoltare Gesù fino a tardi e probabilmente affamata: congedala in modo che possa andare a procurarsi da mangiare. Questo significa consegnare la gente, che è già divisa e isolata, a dinamiche tipiche della competizione e della lotta per accaparrarsi il meglio.

È come dire, pensando alla nostra vita comunitaria: stiamo insieme negli incontri, ma poi ognuno risolva da solo le proprie difficoltà. Non si tratta neanche si sostituirsi alle singole persone nella risoluzione dei problemi perché sarebbe impossibile o difficile. È necessario riconoscere in ciascun fratello un ospite gradito per il quale preparare qualcosa di buono e quindi distribuire quello che Gesù dà. La distribuzione che fanno i discepoli non è divisione di ciò che appartiene a loro ma condivisione di ciò che essi ricevono per grazia. Il vero miracolo consiste nel fatto che quei cinque pani e due pesci sono stati oggetto della condivisione attraverso le mani di Gesù che spezzano e poi di quelle dei discepoli che distribuiscono. Gesù invita i suoi discepoli a imitarlo nell’attenzione ai fratelli perché nella comunità ecclesiale trovino compagni di viaggio che sappiano condividere gioie e dolori e li guidino con sapienza e amorevolezza per giungere insieme alla vita eterna.

La Parola cambia la vita

Le nostre esperienze di vita comunitaria si limitano allo svolgere insieme delle attività, ignorando il vissuto di ognuno? Quanto spazio diamo alla cura dell’altro?

Preghiamo

Quando le ombre della paura si allungano a lambire i sogni e insidiano la speranza, tu cerchi un deserto, luogo in cui non ci siano nemici ma compagni.

Se, pellegrinando, cerchi la solitudine che conforta lì, nel deserto, troverai amici da consolare;

se, fuggendo, cerchi l’isolamento che illude, lì, negl’inferi troverai altri pesi da cui volerti liberare.

Quando ti senti arido e solo sappi che Cristo si è fatto deserto per incontrarti e trasformarti; quando ti senti spento sappi che Cristo si è fatto tramonto per illuminarti.

Il tuo cuore, nudo come il deserto e avvolto dalla paura come da tenebre, sia l’altare sul quale deporre la tua miseria, invocare la benedizione, ricevere frammenti di misericordia da donare a tutti.

Allora la tua povertà non sarà un alibi per allontanarti ma un motivo per avvicinarti; il tuo deserto non sarà il luogo della vergogna ma la sala della festa nuziale; la tua sera non sarà più il tempo della nostalgia ma dell’attesa del giorno senza tramonto.