Il centro della Vita nella periferia esistenziale – Feria propria del 7 Gennaio

Il centro della Vita nella periferia esistenziale – Feria propria del 7 Gennaio

6 Gennaio 2025 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria del 7 Gennaio

1Gv 3,22-4,6   Sal 2  

O Dio, il tuo Verbo dall’eternità

riveste il cielo di bellezza

e dalla Vergine Maria ha assunto

la nostra fragile carne:

apparso tra noi come splendore della verità,

nella pienezza della sua potenza

porti a compimento

la redenzione del mondo.

Egli è Dio, e vive e regna con te,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 3,22-4,6

Mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono da Dio.

Carissimi, qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da Dio, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.

Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo.

Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Essi sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio: chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.

L’amore fraterno, vero criterio di discernimento

L’amore vero non si comunica con le sole parole che escono dalla bocca ma si trasmette con i fatti che nascono dal cuore. Da esso traggono origine sia i peccati che i desideri dello Spirito, sicché può essere sia sorgente di amore che di odio. Dipende da ciò a cui leghiamo il cuore: se è chiuso nelle preoccupazioni del mondo esso partorirà pensieri e azioni di peccato, mentre sé è radicato in Dio diventerà spazio dell’ascolto della Sua voce che conduce sulla via della vita. Avere fiducia in Dio vuol dire aprire il cuore ad accogliere la Parola e lo Spirito Santo. In tal modo, il cuore diventa lo spazio interiore della coscienza deputata al discernimento delle scelte di vita affinché si possa mettere in pratica il comandamento dell’amore.

La fede non si esaurisce nella dimensione cognitiva di verità disincarnate, anche se storiche, ma nasce e si sviluppa nell’ambito della relazione filiale con Dio che dà forma al rapporto fraterno nell’ambito della comunità caratterizzato dalla tenerezza della cura vicendevole. Quanto più il cuore sarà aperto ad accogliere l’amore di Dio, tanto più egli abiterà stabilmente in noi; quanto più il nostro cuore sarà aperto per donare amore, quanto più abiteremo stabilmente nel cuore di Dio. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4,12-17.23-25)

Il regno dei cieli è vicino.

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta».

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

Dio si è fatto vicino, aprigli il cuore

Questa pagina del vangelo di Matteo presenta l’inizio della missione pubblica di Gesù a partire dalla Galilea, considerata terra di confine, più esposta alle contaminazioni con gli stranieri abitanti nelle nazioni vicine. Il momento iniziale della sua missione è il più difficile perché il Battista è stato arrestato e la sua voce critica è stata zittita. È il momento nel quale l’arroganza dei potenti sembra avere il sopravvento e il popolo è disorientato. L’evangelista Matteo legge la situazione d’Israele e la missione di Gesù alla luce della profezia di Isaia che annuncia l’intervento di Dio per guidare il popolo nel cammino verso la libertà. I destinatari della missione sono quelli che non sono considerati da nessuno perché ai margini della società, tuttavia a tutti, compreso i poveri, è chiesta la scelta di convertirsi, cioè di fare spazio a Dio che viene a salvare. Dio viene a noi donandoci la luce della sua Parola, ma a noi è richiesto di metterci in cammino verso di lui, di cercarlo a partire da qualsiasi condizione sociale, fisica, religiosa. Dio si fa prossimo a ciascuno con la sua Parola, Gesù, ma perché tutti siano guariti è necessario andare verso di lui per incontrarlo. Se il buio della tristezza e della rabbia o della paura ci paralizza, ci blocca, ci sconvolge, ci mette in crisi, volgiamo lo sguardo verso la luce della parola di Dio, non ci crogioliamo nelle lacrime o nelle mormorazioni, ma cerchiamo compagni che ci aiutino ad arrivare a Gesù e Lui, il cui nome significa Dio salva, ci guarirà.

La Parola cambia la vita

Gesù inizia la sua predicazione dai confini della storia. Dio è sempre così, esorta ad andare verso le inquiete frontiere della storia, ad annunciare il Regno là dove nessuno lo aspetta né lo desidera. Così deve diventare la comunità cristiana, deve uscire dalle chiese per annunciare Dio al popolo, per condividere con esso il cammino. Interroghiamoci: siamo comunità chiusa nel recinto sacro o Chiesa in uscita, come afferma papa Francesco, impegnata ad annunciare Cristo nel vissuto di ognuno e della società tutta?

Preghiamo

Signore Gesù, inviato dal Padre, missionario del vangelo tra i poveri, apostolo dei sofferenti, fa che ascoltando il tuo annuncio cresca in noi il desiderio di incontrarti e di essere salvati. Tu che hai iniziato a proclamare il Vangelo quando è stata messa a tacere la voce del Battista, aiutaci a cogliere, soprattutto nel tempo della crisi, il momento opportuno per mettere in pratica la missione di portare nel mondo immerso nelle tenebre dell’ingiustizia la luce della Pace. Fa che le difficoltà e le opposizioni che incontriamo nella vita non ci rubino la fiducia nella potenza del Vangelo e nell’efficacia della tua Grazia. Donaci il tuo Spirito perché in parole e azioni possiamo comunicare a tutti l’annuncio che Dio è vicino e viene a salvarci, a rialzarci da ogni caduta, a perdonare ogni peccato, a sanare ogni ferita, a restituire ad ogni creatura la sua dignità di figlio di Dio.