Zaccaria, il primo battezzato da suo figlio Giovanni – Feria propria del 24 Dicembre – Messa del mattino

Zaccaria, il primo battezzato da suo figlio Giovanni – Feria propria del 24 Dicembre – Messa del mattino

22 Dicembre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria del 24 Dicembre – Messa del mattino

2Sam 7,1-5.8-12.14.16   Sal 88

Affrettati, non tardare, Signore Gesù:

la tua venuta dia conforto e speranza

a coloro che confidano nella tua misericordia.

Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal secondo libro di Samuèle 2Sam 7,1-5.8-12.14.16

Il regno di Davide sarà saldo per sempre davanti al Signore.

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Il progetto di Dio e quello degli uomini

Il re Davide consulta il profeta Natan circa la sua intenzione di costruire un tempio al Signore. Al profeta l’idea appare buona e, dando per scontato il favore divino, dà al re il suo assenso e lo incoraggia a realizzare il progetto che ha nel cuore. La prospettiva del re e del profeta risente della logica umana che rimane distante da quella divina, anche se non necessariamente contrastante. Le aspirazioni del re vanno nella direzione di rendere più stabile il suo regno e la dinastia, garantendosi il favore divino e del popolo. Da una parte il re e il profeta intendono legittimare la loro autorità ricorrendo al linguaggio religioso, dall’altra il tempio sarebbe stato un simbolo unificante delle varie anime del popolo. Il culto a Dio sembra avere, in ultima analisi, più un valore strumentale che finale. In questa situazione Dio rivela a Natan nella notte il suo pensiero. Dio fa una premessa e una promessa. La premessa è un esercizio di memoria nel quale Dio ricorda a Davide che è stato scelto non per i suoi meriti ma per pura grazia perché il Signore non usa criteri mondani della grandezza ma quello dell’umiltà. L’elezione di Davide riflette quella d’Israele scelto proprio perché, tra tutti i popoli, era quello più piccolo e insignificante. La premessa è dunque la provvidenza di Dio che diventa promessa perché nell’orizzonte del progetto divino c’è la stabilità e la fecondità del popolo. L’immagine della stabilità traduce la vera intenzione di Dio: educare alla fede il suo popolo perché egli sia per lui padre e Israele sia figlio per il Signore. Stabilità e fede coincidono nella misura in cui le fondamenta della propria vita sono poggiate in Dio. Stabile è l’uomo che pone il suo cuore nelle mani di Dio e aderisce alla sua volontà con fiducia e speranza. Più che costruire un tempio per Dio, rilegandolo in un “altrove” rispetto al “dove” si vive, il Signore desidera fare casa con l’uomo.   

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,67-79

Ci visiterà un sole che sorge dall’alto.

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:

«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,

perché ha visitato e redento il suo popolo,

e ha suscitato per noi un Salvatore potente

nella casa di Davide, suo servo,

come aveva detto

per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:

salvezza dai nostri nemici,

e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri

e si è ricordato della sua santa alleanza,

del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,

di concederci, liberati dalle mani dei nemici,

di servirlo senza timore, in santità e giustizia

al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo

perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,

per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza

nella remissione dei suoi peccati.

Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,

ci visiterà un sole che sorge dall’alto,

per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre

e nell’ombra di morte,

e dirigere i nostri passi

sulla via della pace».

Zaccaria, il primo battezzato da suo figlio Giovanni

Dopo nove mesi di silenzio, perché reso incapace di parlare, alla nascita del figlio e nell’atto di imporgli il nome Giovanni, come aveva indicato l’angelo, Zaccaria pronuncia le prime parole ispirate dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo, sciogliendo il nodo che impediva di parlare, rimette a Zaccaria ogni debito di peccato. Il canto dell’anziano sacerdote è un canto di liberazione dal peccato del formalismo che nasconde la presunzione di salvarsi da sé con le proprie opere. Il primo battesimo che Giovanni fa è proprio quello di suo padre. Il tempo della gestazione fino alla sua nascita è stato per Zaccaria un periodo di purificazione perché il suo servizio sacerdotale non si riducesse solo ad offrire quello che altri donavano ma il sacrificio più gradito a Dio, quello della lode.

La sua è una profezia che non svela un arcano futuro ma getta una luce sul presente, il tempo dei verbi parla di compimento nel presente e dell’intervento di Dio, della salvezza che segna un punto di non ritorno nella relazione tra Lui e il suo popolo. Ogni parola è una voluta d’incenso che sale verso Dio, è una benedizione rivolta all’Altissimo per la sua tenerezza e misericordia. Nel bambino Giovanni è anticipata la piena manifestazione del volto tenero e misericordioso di Dio nel Bambino Gesù. Il nome di Giovanni significa che Dio usa misericordia e libera l’uomo dalla schiavitù del male per farne un servo fedele del bene comune, soprattutto del bene dei più deboli.

I verbi al futuro riguardano la missione di Giovanni e quella di Gesù. Il primo è chiamato a preparare il popolo ad accogliere il Salvatore attraverso la consapevolezza dei propri peccati e la disponibilità al perdono; il secondo è il Signore che si fa prossimo all’uomo per annunciargli, come fa il sole che sorge, che la notte è finita e sta iniziando un nuovo giorno, un giorno senza tramonto. Con la nascita di Gesù quei verbi al futuro devono essere coniugati al presente. Con Gesù sorge un tempo nuovo, il tempo della misericordia di Dio che delimita la notte del male e preannuncia l’inizio di un regno che non avrà fine, perché l’amore di Dio è per sempre. La preghiera è il fondamento della vita di fede. Quanto spazio occupa nella nostra vita?

Preghiamo

Signore Gesù, tante volte anche dalla mia bocca, come quella di Zaccaria, escono espressioni che sono suoni inarticolati perché ripetizioni di parole altrui o frasi fatte che non intercettano la mia vita. Parlo, ma rischio di non comunicare con te e con gli altri. Tu che sei la parola di Dio, sciogli i nodi che mi impediscono di lodarti e ringraziarti nella gioia, di supplicarti nel dolore, invocarti nella prova, metti sulla mia bocca una parola per consolare gli afflitti, dare speranza agli sfiduciati, incoraggiare coloro hanno perso la stima di sé, elogiare chi fa del bene, correggere chi sbaglia senza umiliarlo.