Servi inutili (gratuiti) per non essere inutili uomini – Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – San Giosafat
Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – San Giosafat
Tt 2,1-8.11-14 Sal 36
Suscita nella tua Chiesa, o Signore,
lo Spirito che colmò san Giosafat
e lo spinse a dare la vita per il suo gregge,
e per sua intercessione fa’ che anche noi,
fortificati dallo stesso Spirito,
non esitiamo a donare la vita per i fratelli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito Tt 2,1-8.11-14
Viviamo con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Carissimo, insegna quello che è conforme alla sana dottrina.
Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, saggi, saldi nella fede, nella carità e nella pazienza. Anche le donne anziane abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, per formare le giovani all’amore del marito e dei figli, a essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non venga screditata.
Esorta ancora i più giovani a essere prudenti, offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi.
È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
In Gesù Dio dona la salvezza
L’apostolo chiede a Tito di vigilare sulle comunità di Creta nella quale si sono infiltrati dei cialtroni che provengono dal giudaismo i quali speculano sulla fragilità umana e culturale che caratterizza i Cretesi. Paolo sembra confermare la fama non positiva degli abitanti dell’isola che, a dire dell’apostolo, necessitano di essere corretti e guidati alla comprensione della verità per non deviare dietro coloro che ingannano con i loro discorsi vani. Essi, infatti, agiscono in malafede e per avidità corrompendo la mente di chi è già povero culturalmente. Per questo Tito è esortato a offrire il sano insegnamento aderente alla testimonianza degli apostoli. L’esempio di uomo virtuoso e l’ortodossia del suo insegnamento saranno gli strumenti più efficaci per educare i cristiani di ogni età, soprattutto coloro che poi sono chiamati a trasmettere il vangelo e far riecheggiare nella vita quotidiana la Parola di Dio. Lo stile di vita sobrio, fondato sul principio dell’onestà e del rispetto degli altri, è la testimonianza più vera della carità di Dio e dell’azione dello Spirito nella vita dei credenti. Paolo ricorda l’evento capitale per la fede e la vita degli uomini. A Dio è piaciuto rivelarsi a tutti gli uomini, mediante suo Figlio Gesù Cristo, mostrandosi come Salvatore. Offrendosi liberamente alla morte di croce, Egli ha dato sé stesso per noi affinché potessimo essere liberati dalla schiavitù del peccato e formare una comunità che testimonia con la propria vita la bellezza dell’amore di Dio. Il modo con il quale Dio viene incontro all’uomo per amarlo diventa per tutti modello di vita. Egli, che ha rigettato le lusinghe delle tentazioni e ci ha amati fino al “colmo” è luce che traccia la strada attraverso la quale compiere il pellegrinaggio spirituale che ci conduce alla piena conformazione a Cristo e, conseguentemente, alla totale manifestazione in noi dell’amore di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,7-10
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.
In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Servi inutili (gratuiti) per non essere inutili uomini
Gli apostoli un giorno chiedono a Gesù: «Accresci in noi la fede!» e lui, di rimando, risponde che basta la fede grande quanto un granello senape per comandare ad un albero di gelso di sradicarsi e piantarsi nel mare venendo obbediti. È un’immagine paradossale che ben dice il valore della fede, quella vissuta nella vita di tutti i giorni, quella che non viene sfoggiata in eventi straordinari, ma che quotidianamente genera la carità e sostiene la speranza. La fede è la relazione personale con Dio che, come qualsiasi rapporto umano importante, cresce e matura nella misura in cui la si cura. La fede è l’esperienza dell’incontro con Dio che mi cambia perché, nel dialogo con Lui, il Signore mi plasma e mi crea a sua immagine e somiglianza, al punto che, come affermava S. Paolo, «Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me».
Domandare una fede più grande significa chiedere di diventare come Gesù, Maestro perché discepolo del Padre, Signore perché servo dell’uomo. Lui ci mostra come l’autorevolezza della sua parola, con la quale scaccia i demoni, guarisce gli infermi, annuncia il Vangelo e converte, gli viene dal suo amore per Dio e per gli uomini e si traduce in servizio.
La fede di Gesù sostiene la sua speranza anche quando non comprende il senso di ciò che gli accade, soprattutto dell’opposizione che incontra nella sua opera, e rigenera continuamente la sua carità confermando l’obbedienza al Padre e la prossimità ai fratelli.
Come quella di Gesù, anche la nostra fede cresce con l’incontro con il Signore, nell’ascolto della sua Parola, nella celebrazione dei sacramenti, nella fraternità. Così, la nostra fede, maturando poco alla volta, ci rende consapevoli del fatto che ogni gesto d’amore è un servizio offerto a Dio e un dono ai fratelli. L’ascolto e l’interiorizzazione della Parola di Dio e il contatto con Lui nei sacramenti ci permette di tradurre la fede in carità operosa il cui fine non è l’utile personale o l’ottenimento di qualche forma di gratificazione ma semplicemente la gloria di Dio che risplende nell’uomo che vive.
Quando avremo regalato un sorriso ad un fratello o una sorella tirandoli fuori dalla solitudine e dalla tristezza, quando avremo fatto scoprire, attraverso la mitezza e la gioia, la bellezza del servizio gratuito, avremo permesso loro di prendere in mano la propria vita, non per usarla e poi buttarla via come un limone spremuto, ma per farne un capolavoro.
Signore Gesù, modello di uomo libero, grazie perché cammini in mezzo a noi sulla via dell’esodo in cui veniamo sradicati dalla terra arida della schiavitù del peccato per essere trapiantati nel giardino del Tuo Regno. Tu che hai piantato il seme della tua Parola nel nostro cuore fa anche che cresca affinché porti frutti di carità autentica. Dilata i confini dell’animo nostro fino a tendere agli infiniti orizzonti della tua misericordia. Rendici magnanimi perché nell’obbedienza alla tua volontà si superino le barriere mentali del pregiudizio che ci separano e ci contrappongono gli uni agli altri. Accresci in noi la fede per fare insieme a Te cose grandi. Insegnaci a non misurarci con i parametri umani basati sul criterio dell’utile, ma a valutarci confrontandoci con Te che, per farci adulti, ti sei fatto bambino, per restituirci la libertà ti sei fatto servo, per donarci la gioia della vita l’hai offerta al Padre con fiducia e speranza.