La lotta spirituale per la giustizia – Sabato della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La lotta spirituale per la giustizia – Sabato della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

9 Novembre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

3Gv 1,5-8  Sal 111  

Dio onnipotente e misericordioso,

allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,

perché, nella serenità del corpo e dello spirito,

possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dalla terza lettera di san Giovanni apostolo 3Gv 1,5-8

Dobbiamo accogliere i fratelli per diventare collaboratori della verità.

Carissimo [Gaio], tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri.

Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro il necessario per il viaggio in modo degno di Dio. Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani.

Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità.

Collaboratori della verità che non tollera confini chiusi

Il Presbitero, che la tradizione identifica con l’apostolo Giovanni, invia una missiva a Gaio, suo discepolo fedele, che annovera tra i suoi «figli». Come ogni padre, orgoglioso che i propri figli conducono una vita secondo gli insegnamenti e gli esempi ricevuti, anche il Presbitero scrive per esprimere la sua soddisfazione soprattutto del modo con il quale Gaio si comporta nei confronti dei fratelli che svolgono il servizio itinerante dell’evangelizzazione. Contrariamente a quanto fa Diotrefe (v. 9), Gaio ha accolto i fratelli riconoscendo in loro la vocazione e la missione di annunciare il vangelo attraverso cui la pace di Dio scende in abbondanza sulla comunità. La carità che si fa ospitalità è lo strumento più efficace per vincere la tentazione dell’autoreferenzialità che condanna la comunità alla morte causata da chiusure egoistiche. Gaio invece è un esempio di come si educa a vivere la fede nello stile dell’accoglienza e del servizio.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 18,1-8

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

La lotta spirituale per la giustizia

Cosa significhi pregare sempre, senza stancarsi, Gesù lo spiega con una parabola che ci induce a metterci nei panni di una povera vedova. Ella persevera nella richiesta di avere giustizia e alla fine l’ottiene anche da un giudice iniquo che, pur di liberarsene, l’accontenta. La parabola fotografa ciò che può accadere nella vita concreta quando s’incontrano persone che amministrano la giustizia non curando gli interessi dei più deboli, che sono più esposti ad abusi, ma semplicemente i propri. Possiamo correre il rischio di trasferire su Dio quei sentimenti di astio e diffidenza nutriti nei confronti di coloro ai quali abbiamo chiesto accoglienza e abbiamo ricevuto rifiuto, abbiamo invocato giustizia e abbiamo ottenuto indifferenza, abbiamo elemosinato ascolto e ci è stato opposto un arrogante silenzio. In tal modo rischiamo di farci l’idea di un Dio sordo alla supplica dei poveri. In realtà la parabola vuole esortare alla perseveranza perché se essa è riuscita a rompere il muro di silenzio opposto dal giudice iniquo, quanto più affretterà l’intervento di Dio che è padre per gli orfani e difensore delle vedove. La perseveranza nella preghiera è una vera e propria lotta spirituale che non conduciamo contro Dio, ma contro tutto ciò che ci scoraggia, demotiva, ci rende rassegnati e perdenti. La lotta assume anche la forma dell’impegno per la giustizia che similmente richiede di essere perseverante come la preghiera, sperando contro ogni speranza. Pregare significa lottare incessantemente per la giustizia perché possa realizzarsi il regno di Dio.

Signore Gesù, ti fai interprete della supplica dei poveri che gridano a Dio quando preghi insieme a noi intercedendo a nostro favore presso il trono del Cielo. Aumenta in noi la fede e alimentala con il dono del tuo Spirito affinché la sua azione consolatoria ci sostenga nella preghiera soprattutto nel tempo della lotta spirituale. Tu sai quanto forti sono le tentazioni del demonio che cerca in ogni modo di scoraggiarci e di allontanarci dalla preghiera, ma Tu aiutaci a perseverare nella supplica e a tradurla in gesti di fraterna carità. La costanza nella preghiera e la fedeltà al servizio ci aiuteranno a tenere viva la speranza e a vincere la buona battaglia della fede per ottenere la corona della santità che il Giudice giusto riserva per i suoi eletti.