Alla riconciliazione si giunge attraversando il conflitto – Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Alla riconciliazione si giunge attraversando il conflitto – Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

22 Ottobre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Ef 3,14-21   Sal 33

Dio onnipotente ed eterno,

donaci di orientare sempre a te la nostra volontà

e di servirti con cuore sincero.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 3,14-21

Radicati e fondati nella carità, siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

Fratelli, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito.

Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

A colui che in tutto ha potere di fare

molto più di quanto possiamo domandare o pensare,

secondo la potenza che opera in noi,

a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù

per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.

Amanti perché amati

Paolo scrive agli Efesini mentre si trova in prigione; quella che poteva essere vissuta come un’esperienza frustrante diviene per l’apostolo occasione per meditare sul suo ministero e leggere nelle sue sofferenze i segni dell’autentica sequela di Cristo. Infatti, proprio in carcere, avverte di partecipare più intensamente alla passione di Cristo grazie alla quale il vangelo della misericordia si propaga in tutto il mondo. La Pasqua di Gesù è il cuore del vangelo inteso sia come bella notizia da far conoscere attraverso l’annuncio, sia come evento di salvezza che cambia la vita. Il vangelo, in entrambi i casi, è opera dello Spirito Santo che agisce in Gesù per farne il Cristo e negli uomini per renderli cristiani. Attraverso la meditazione Paolo trasforma l’angusto spazio della prigione e il tempo della reclusione in occasione di revisione della propria vita e contemplazione dell’opera di Dio nella suo cuore. È così che tutta la sua esistenza diventa preghiera a Dio nel quale riconosce l’origine della sua paternità spirituale. Egli per primo ha sperimentato il fatto che la sua conoscenza di Dio era limitata al proprio io nel quale pretendeva di racchiuderlo. L’incontro con Gesù sulla via di Damasco ha innescato un dinamismo di conversione che lo ha cambiato interiormente. È stato letteralmente travolto dalla grazia dello Spirito Santo che, sgorgando dal cuore del Crocifisso, ha abbattuto le barriere interiori dei pregiudizi. La grazia di Dio ha fatto del persecutore dei cristiani un coraggioso testimone di Cristo, crocifisso e risorto. Prima di incontrare e conoscere Dio con la violenza intendeva difendere tradizioni umane, dopo si è speso in ogni modo per portare tutti a Cristo. Non lo ha fatto rispondendo ad impulso personale ma in obbedienza alla voce dell’amore che lo ha chiamato a portare il vangelo fino ai confini del mondo. Solo un innamorato di Dio può fare ciò che ha fatto Paolo e il suo intento è solamente quello di contagiare di fede gioiosa tutti coloro che incontra, nel bene e nel male.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 12,49-53

Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Alla riconciliazione si giunge attraversando il conflitto

Abbiamo paura del dolore e ci terrorizza affrontarlo perché ci manca il senso per cui viverlo e la speranza che ci permette di attraversarlo. Per questo usiamo ogni mezzo per esorcizzare la sofferenza e nascondere la morte. Davanti ad essa Gesù non retrocede per evitarla ma le va incontro consapevole del fatto che ha ricevuto la missione dal Padre di portare il fuoco sulla terra. Il fuoco di cui parla Gesù è l’amore di Dio che brucia senza consumare ma che accende la passione con la quale vivere sulla terra. Il battesimo a cui fa riferimento Gesù non è un rito ma la sua piena immersione nell’umanità chiusa nel buio del peccato che la rende fredda e priva di vera vita. Anche Gesù avverte angoscia davanti al dolore e alla morte, ma l’affronta consapevole di avere una missione affidatagli dal Padre, quella di far ardere d’amore il cuore degli uomini. Il fuoco che Gesù viene a portare è quello del giudizio per il quale si riesce a distinguere il vero dal falso amore. La croce è il momento più alto del giudizio perché in essa si rivela il vero amore e viene smascherato quello falso. Sulla croce rimane solo Cristo per indicare che, quand’anche tutto finisse, rimane per sempre solo l’amore di Dio. Questa è la vera pace, molto diversa invece da quella imposta con la forza e con il ricatto. A volte si rinuncia al dialogo “pro bono pacis”, per il bene della pace, intendendo per pace più la tranquillità di un camposanto e il silenzio della morte che la riconciliazione. Cristo è la nostra pace perché aprendo le sue braccia sulla croce ci ha riconciliati con il Padre. Questo non avviene mediante un accordo ma per mezzo di una lotta nella quale si sta l’uno di fronte all’altro. Similmente il cristiano non è un giudice di pace che ricompone una lite, ma è l’operatore di pace nella misura in cui prende la sua croce, si spoglia della sua presunzione, affronta la lotta con le armi della preghiera con la quale non ferisce nessuno se non sé stesso, come fa il pellicano per nutrire i suoi piccoli con sangue che sgorga dalla sua ferita.

Signore Gesù, che salendo sulla croce e aprendo le tue braccia ti sei offerto alle mani del Padre e ti sei consegnato in quelle degli uomini, fa che, ascoltando la tua Parola, il nostro cuore possa ardere di passione e sentire forte il desiderio della riconciliazione. Aiutaci a non fuggire davanti al pericolo ma ad affrontare ogni crisi accettando di metterci la faccia anche a costo di rimetterci qualcosa. Insegnami la grammatica del conflitto ed educami a saper litigare non per raggiungere un accordo e per ottenere un certo profitto, ma per rifondare su basi più solide la relazione fraterna. Il tuo Spirito illumini la mia mente per poter separare e distinguere l’amor proprio egoistico dall’amore di Dio che mi suggerisce la via da percorrere per riconciliarmi con Lui e con i fratelli.