Il dito di Dio, salvezza o rovina – Venerdì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Il dito di Dio, salvezza o rovina – Venerdì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

8 Ottobre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Gal 3,7-14   Sal 110

Dio onnipotente ed eterno,

che esaudisci le preghiere del tuo popolo

oltre ogni desiderio e ogni merito,

effondi su di noi la tua misericordia:

perdona ciò che la coscienza teme

e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Gal 3,7-14

Quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo.

Fratelli, riconoscete che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni». Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette.

Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica». E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà. Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse».

Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno», perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.

La benedizione di Abramo

Abramo è “tipo” del «credente» e non del «praticante». Come accade ad Abramo accade ai suoi figli: reso giusto per la fede e non per le opere. Quello che la Scrittura-promessa-benedizione riferisce ad Abramo si applica a Cristo e ai credenti in lui.

San Paolo istituisce un parallelo tra Isacco e Gesù. Isacco è il figlio della promessa e Gesù è «la discendenza» che realizza la promessa di Dio. I cristiani sono anche figli della promessa, come Isacco, perché appartengono a Cristo. Tale appartenenza non viene come conseguenza dei meriti dell’uomo, ma per grazia di Dio. Infatti, Gesù per puro amore e obbedienza al Padre morì per riscattarci dal peccato e donarci la figliolanza di Dio. Gesù, donandoci il suo Spirito realizza la promessa fatta ad Abramo. Chiunque crede, come fa Abramo, permette allo Spirito, già dato gratuitamente, di operare quella trasformazione interiore per la quale da persone «praticanti», capaci di prestazioni, si diventa «generativi», capaci di trasmettere vita.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,15-26

Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.

Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.

Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.

Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

Il dito di Dio, salvezza o rovina

Papa Francesco in Evangelii Gaudium enuncia un principio per il quale la realtà è superiore all’idea. In questa pagina evangelica abbiamo un esempio di come tale principio è sovvertito perché si pretende di modellare la realtà in base all’idea. L’idea è quella che Gesù è un accolito del demonio e che la sua azione missionaria è pericolosa perché mette in discussione strutture di potere che di religioso non hanno più nulla e di umano ancor di meno. Chi accusa Gesù si sente vittimizzato dal suo comportamento, o meglio, ripete acriticamente le accuse montate ad arte dagli esperti della calunnia, della demonizzazione e della provocazione, i quali hanno a cuore, più che l’amore alla verità, la salvaguardia dei loro interessi particolari che vedono messi in discussione. Si scontrano due visioni, quella di chi punta il dito contro Gesù e quella incarnata dal Nazareno. C’è chi si preoccupa di occupare posti e difendere le posizioni acquisite, facendo ricorso ad ogni mezzo e confidando nelle armi, soprattutto quella della lingua, e chi, come Gesù, è impegnato in prima persona nella lotta contro il male per liberare l’uomo dalla schiavitù del peccato e dal dominio del demonio per edificare una comunità nuova che sia la “dimora della pace” dove abita stabilmente lo Spirito di Dio. Il Regno di Dio è l’azione con la quale Gesù, come il buon Pastore, raccoglie in unità il suo gregge difendendolo dagli assalti dei lupi. Gesù è la vera vittima perché agli attacchi non risponde con violenza e con il male ma con la mitezza e la prudenza. L’innocenza di Gesù si manifesta con chiarezza non solamente perché non ha nessuna colpa da scontare ma soprattutto perché rifiuta la logica della ritorsione. Egli è il più forte perché sconfigge l’uomo che confida nella sua “lingua” che è l’arma con cui difendere i suoi loschi interessi. Colui che si spaccia per vittima ma usa la parola come un’arma per offendere, invocando falsamente il diritto alla difesa, in realtà è un vittimista che ha scelto nei fatti di consacrarsi al demonio sposando le sue intenzioni e il suo modo di parlare. Egli non edifica nessuna casa comune, ma è un cattivo pastore che, distrutto interiormente dalle passioni ingannatrici, disperde il gregge che gli è stato affidato e di cui è parte. 

Signore Gesù, Pastore buono che col tuo corpo ti fai scudo e difesa del tuo gregge contro gli assalti del maligno, curi le ferite della pecora perduta causate dai rovi della malizia e dell’invidia nei quali è caduta e te ne fai carico per riportarla nell’ovile della comunità perché si inserisca sentendosi accolta e amata, liberami e guariscimi dalle passioni che fanno guerra allo Spirito Santo. Ti chiedo di restituirmi la dignità di figlio di Dio ogni qualvolta che, cedendo alle lusinghe del demonio, coltivo sentimenti di vendetta e propositi di male. Con la forza della tua Parola espelli dal mio cuore l’egoismo e l’avidità, radice di ogni male, e semina la pace affinché possa portare frutti di comunione fraterna. Ti ringrazio per i dieci anni trascorsi in questa comunità, servendola come parroco, nei quali ho ricevuto tante benedizioni, tra le quali includo anche le umiliazioni, servite per purificare il mio cuore e renderlo specchio sempre più netto capace di riflettere il tuo amore di compassione e di tenerezza.