La fede è partecipazione alla gioia di Dio – Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La fede è partecipazione alla gioia di Dio – Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

31 Agosto 2024 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Dio onnipotente,

unica fonte di ogni dono perfetto,

infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome,

accresci la nostra dedizione a te,

fa’ maturare ogni germe di bene

e custodiscilo con vigile cura.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1Cor 4,1-5

Il Signore manifesterà le intenzioni dei cuori.

Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.

A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!

Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.

Dio giudice sovrano

L’apostolo Paolo riprende il discorso sulle divisioni all’interno della comunità esortando a non vantarsi di appartenere ad una chiesa guidata da un certo capo piuttosto che da un altro, ma a considerare gli apostoli a servizio delle comunità affinché tutti possano appartenere a Cristo come lo stesso Figlio di Dio si pone in piena obbedienza a Dio Padre. Paolo ribadisce che l’ottica con la quale vedere la realtà della Chiesa deve essere la stessa di Gesù. La sua autorità risiede nel mettere tutta la sua vita a servizio della crescita spirituale di coloro che il Padre gli ha affidato. L’amministratore non è il padrone ma colui che agisce in nome del padrone in sintonia con le sue intenzioni. Dio è Padre che si mette a servizio dell’uomo piegandosi e facendosene carico. La “padronanza” è il governo del mondo. Infatti, con sapienza e amorevolezza lo guida alla sua piena pacificazione perché la comunione sia l’essenza della sua vita. Il giudizio fa parte del governo e consiste nell’orientare tutto verso la comunione. Paolo non si lascia intimorire dai giudizi ingenerosi di chi lo critica per partito preso, ma si affida al giudizio di Dio perché la luce divina possa aiutarlo nel discernimento dei suoi pensieri per poter fare sempre la sua volontà ed essere fedele al mandato missionario da Lui ricevuto.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 5,33-39

Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».

Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

La fede è partecipazione alla gioia di Dio

I discepoli di Gesù appaiono così diversi da quelli di Giovanni Battista e dei farisei, non per il modo di pregare o per il rigore con il quale assolvono i precetti della Legge, ma per quello che appare, agli occhi di chi li giudica, uno stile di vita allegro. La critica mossa a loro potrebbe essere tradotta così: I discepoli del Battista e dei farisei sono seri mentre i tuoi si danno alla bella vita. Mangiare e bere, ancora oggi significa godersi la vita. In questa critica, come in tutte quelle che nascono da un paragone messo in piedi per esaltare alcuni e denigrare gli altri, si intravede una buona dose d’invidia generata da una tristezza cronica. Per quanto si moltiplichino gli sforzi di essere fedele alle regole e si impieghino molte energie a rispettarle fin nei minimi particolari capita di non sentire nel cuore la gioia che invece nasce da un rapporto personale che ti lega affettivamente ad una persona. Il motivo della gioia dei discepoli di Gesù è il fatto che lui è con loro. La sua presenza e il rapporto con lui creano un clima di fraterna allegria che è una delle espressioni della comunione. È questo il segreto della gioia! Essa traspare dai gesti quotidiani. La fede non può ridursi a riti abitudinari altrimenti invecchia e si corrompe. Ma anche i gesti della vita quotidiana richiedono di essere costantemente motivati dalla fede per evitare che diventino uno stanco esercizio del proprio dovere. Il rapporto amichevole con Gesù, che si declina nella condivisione festosa della sua Parola e del suo Corpo, mantiene sempre nuova e bella la vita fatta di piccoli e semplici gesti quotidiani come lo sono i fili che compongono la trama di un vestito. Le relazioni tra i fratelli rimangono salde e si crea vera comunione tra loro nella misura in cui stabile e fedele è il rapporto con Gesù. Il rinnovamento è anche una scelta personale e una sfida lanciata a noi stessi soprattutto quando la paura del cambiamento resiste alla conversione necessaria perché il vino nuovo dello Spirito Santo, donatoci da Cristo dalla croce nei sacramenti, possa veramente maturare in opere di misericordia e di giustizia.

Signore Gesù, Sposo divino che hai amato la tua Chiesa dando Te stesso per lei, raccogli i tuoi amici attorno al banchetto nuziale della Parola e dell’Eucaristia perché partecipino della gioia, frutto dello Spirito. L’incontro con Te rafforzi i legami d’amore fraterno, rinnovi le abitudini di pensiero e comportamento, renda il cuore più ricettivo della Grazia e capace di discernimento per tradurre in concrete scelte di vita la ricchezza della tua misericordia copiosamente effusa nei nostri cuori.