L’ipocrisia illude e la fede illumina – Mercoledì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – S. Agostino

L’ipocrisia illude e la fede illumina – Mercoledì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – S. Agostino

25 Agosto 2024 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – S. Agostino

2Ts 3,6-10.16-18  

Suscita sempre nella tua Chiesa, o Signore,

lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino,

perché anche noi, assetati della vera sapienza,

non ci stanchiamo di cercare te,

fonte viva dell’eterno amore.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 2Ts 3,6-10.16-18

Chi non vuole lavorare, neppure mangi.

Fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, vi raccomandiamo di tenervi lontani da ogni fratello che conduce una vita disordinata, non secondo l’insegnamento che vi è stato trasmesso da noi.

Sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.

Il Signore della pace vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.

Il saluto è di mia mano, di Paolo. Questo è il segno autografo di ogni mia lettera; io scrivo così. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

Lavorare e benedire

Dopo aver messo in guardia dai falsi profeti e maestri e invitato a non seguire il loro insegnamento, Paolo stigmatizza l’atteggiamento di chi vive alle spalle degli altri. Molto probabilmente non si tratta di altre persone ma degli avversari denunciati prima, i quali traviano gli altri non solo con i discorsi ma anche con i fatti. I falsi missionari del vangelo sono quelli che amano solo parlare senza faticare. I nulla facenti denunciano sé stessi. A questi tali Paolo oppone invece il suo esempio di lavoratore e di evangelizzatore. Non si vanta per disprezzare gli altri ma presenta due modi di vivere il Vangelo e la missione. Il lavoro è una benedizione di Dio e al tempo stesso è la forma con la quale l’uomo benedice Dio, ovvero testimonia il fatto che il Signore non sfrutta la sua posizione dominante per servirsi dell’uomo ma si coinvolge in tutte le sue attività per orientarle al bene più grande della comunione. Il lavoro, come la missione, è partecipazione all’opera di Dio per la quale tutto viene ordinato alla Carità. Tutto passa, solo l’Amore resta, tutto finisce solo la Carità rimane per sempre. L’amore di Dio è, dunque, origine, fondamento e fine di ogni cosa.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 23,27-32

Siete figli di chi uccise i profeti.

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

L’ipocrisia illude e la fede illumina

L’immagine dei sepolcri imbiancati è diventata proverbiale per indicare l’ipocrita che esteriormente appare bello e in ordine ma nel segreto del cuore conserva il male. Le buone maniere, l’ordine e la pulizia, la metodicità e la puntualità in una persona sono elementi visibili che possono favorire un giudizio positivo della gente. Ma Dio che vede il cuore conosce tutti i nostri pensieri e sa anche quali sono quelli che pretendiamo di nascondere persino a noi stessi. Ciò che viene stigmatizzato non è il peccato presente nel cuore dell’uomo, ma il fatto di nasconderlo millantando una giustizia e una rettitudine morale tutte basate sulle proprie opere meritorie. L’ipocrisia è l’ostacolo più difficile da superare perché la grazia di Dio possa operare in noi un vero cambiamento. Vorremmo illuderci di migliorare intervenendo su fattori superficiali della nostra vita ma conservando tutto ciò che la consuma da dentro come un verme che silenziosamente divora. Il vero cambiamento avviene quanto si interviene su ciò che è invisibile all’uomo ma è ben visibile a Dio.  La parola di Gesù, pur essendo dura e tagliente, non mira ad offendere o umiliare ma alla guarigione del cuore. Con la forza di un piccone il Vangelo vuole demolire tutte le strutture di peccato che impediscono un vero rinnovamento della mente e la conversione. Con la sua morte e risurrezione Gesù è venuto per aprire tutti i sepolcri perché il marciume della morte si trasformi in germogli di vita e la puzza dell’ipocrisia divenga profumo di carità.

Signore Gesù la tua Parola è lampada per i miei passi e luce sul mio cammino ma è anche spada a doppio taglio che penetra in profondità svelando i meschini inganni del demonio e scuotendomi dal torpore dell’ipocrisia. La dolce forza del tuo amore illumini gli oscuri ragionamenti dettati dall’avidità di potere e di consenso popolare che alimentano l’egoismo e l’orgoglio. Guariscimi dalla presunzione di potermi sottrarre al giudizio di Dio nascondendomi dietro la maschera del perbenismo. Infondi in me il balsamo dello Spirito che faccia germogliare l’umiltà di riconoscermi debole e peccatore e di accogliere con fiducia la grazia che sana il cuore.