Comprendere la Parola di Dio ovvero convertire il cuore al Suo amore – Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – SANTI GIOACCHINO E ANNA

Comprendere la Parola di Dio ovvero convertire il cuore al Suo amore – Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – SANTI GIOACCHINO E ANNA

21 Luglio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – SANTI GIOACCHINO E ANNA

Ger 3,14-17   Ger 31,10-13  

O Signore, Dio dei nostri padri,

che ai santi Gioacchino e Anna

hai dato la grazia di generare

la Madre del tuo Figlio fatto uomo,

per le loro preghiere concedi anche a noi

la salvezza promessa al tuo popolo.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal libro del profeta Geremìa Ger 3,14-17

Vi darò pastori secondo il mio cuore; a Gerusalemme tutte le genti si raduneranno.

Ritornate, figli traviati – oracolo del Signore – perché io sono il vostro padrone. Vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion. Vi darò pastori secondo il mio cuore, che vi guideranno con scienza e intelligenza.

Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – oracolo del Signore – non si parlerà più dell’arca dell’alleanza del Signore: non verrà più in mente a nessuno e nessuno se ne ricorderà, non sarà rimpianta né rifatta.

In quel tempo chiameranno Gerusalemme “Trono del Signore”, e a Gerusalemme tutte le genti si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più caparbiamente il loro cuore malvagio.

L’avvento del Regno di Dio

In questo oracolo di salvezza sono intessuti i temi principali che compongono l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio: riunione dei dispersi, la restaurazione del regno davidico, la riedificazione di Gerusalemme e la sua consacrazione. L’oracolo suona come una promessa di Dio-Padre condizionata al ritorno (conversione) dei figli che si sono allontanati seguendo gli dei stranieri. Infatti, il Signore ribadisce la sua volontà di essere per Israele un padre provvidente e uno sposo premuroso e non un padrone esigente e avido, come invece sono gli dei falsi ai quali Israele si è sottomesso ricadendo nella schiavitù. Per Lui, infatti, gli Israeliti non sono dei numeri ma ciascun membro del popolo è un interlocutore con il quale avere una relazione diretta. Dio, al contrario del despota che è accecato dalla sete di potere e non si occupa se non dei suoi interessi, ha cura di tutti con la stessa attenzione che una madre ha per ciascuno dei suoi figli, soprattutto i più deboli. Infatti, come per Davide, Egli non guarda l’apparenza ma il cuore e non gradisce di meglio che l’umiltà. Si ricorda l’origine pastorale del re che viene chiamato mentre pascolava il gregge di suo padre Iesse, similmente a Mosè che incontra Dio nel roveto ardente quando era al seguito delle pecore di suo suocero Ietro. All’immagine del padre e sposo si aggiunge anche quella del re-pastore; esse sono accomunate dall’atteggiamento della cura amorevole che è origine e stile della relazione d’amore tra Dio e Israele. Il re-pastore raduna il suo popolo in unità in un solo luogo: la nuova Gerusalemme. La Città santa ricostruita non è più la custodia dell’arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio, ma è il luogo nel quale Dio manifesta, e il popolo sperimenta, il suo amore di Custode e Guida d’Israele. Il popolo riunito attorno a Dio è segno visibile della nuova alleanza la cui essenza è la comunione fondata sulla fede e la giustizia.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,18-23)

Colui che ascolta la Parola e la comprende, questi dà frutto.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Comprendere la Parola di Dio ovvero convertire il cuore al Suo amore

L’evangelista Matteo insiste molto sulla fede praticata. La prima professione di fede è quella che si effettua con le opere della carità. Esse sono possibili nella misura in cui il seme della Parola di Dio è accolto in un cuore contrito e umiliato, cioè aperto e desideroso d’incontrare il Signore.

Il frutto, che sono le opere di misericordia, rivela se siamo come il terreno che si lascia lavorare, purificare e fecondare o siamo refrattari all’opera di Dio in noi. Leggendo in chiave missionaria la parabola ci rendiamo conto che il discepolo è chiamato a portare nel mondo la luce e la sapienza di Dio. Per essere autentici testimoni di Cristo dobbiamo offrire al mondo la salvezza di Dio non anatemi, soluzioni umane o, peggio ancora, noi stessi.

Tutto si gioca tra la semina e il raccolto del frutto, quindi tra l’ascolto e la fede professata attraverso le opere di Carità. Nel tempo di mezzo c’è quello che Matteo chiama il comprendere che è qualcosa di molto più ampio del capire. Dio ha parlato all’uomo in tanti modi attraverso i profeti, ora parla a noi attraverso Gesù, parola del Regno. Dire Regno significa alludere a Dio nell’atto di governare, prendersi cura di noi, entrare in relazione con noi attraverso cui rivelare non tanto segreti ma comunicare il suo Amore. Dio parla agli uomini alla maniera umana perché quello che Lui comunica possa essere accolto dall’uomo e attivare un processo attraverso il quale egli diventa capace di amare come è amato da Dio. Comprendere dunque non significa afferrare dei concetti e possederli ma lasciarsi trasformare nella mente. La comprensione di cui parla Gesù altro non è che la conversione ovvero il cambiamento di mentalità che si traduce in cambiamento di modo di vivere e relazionarsi.

È impossibile comprendere Dio ma Lui, diventando uomo e usando il nostro linguaggio ha reso comprensibile il suo amore, cioè la logica con la quale parla agendo e agisce parlando. Alcuni, trovando la scusa di non capire quello che c’è scritto nella Bibbia, si scoraggiano nel leggerla. La Bibbia contiene in un mirabile intreccio la parola di Dio e le parole degli uomini. Nella lettera del testo biblico palpita il cuore di Dio e quello degli uomini. Perché la parola di Dio entri nel cuore è necessario che passiamo dalla nostra pelle al cuore di quegli uomini le cui vicende e le cui parole interpretano il nostro vissuto e lo attraggono nel grande flusso della storia della salvezza guidata dal Signore. Questo passaggio non è automatico perché richiede una scelta di fede che si incarna nell’atteggiamento dell’apertura mentale e della fiducia, nella disponibilità a crescere umanamente senza accontentarsi di quello che si è, si sa o si fa, nell’accettare i tempi lunghi e ritmi, a volte ripetitivi, che il processo di maturazione richiede, nell’abbandonare pensieri che alimentano l’ansia. L’ascolto e la comprensione, ovvero la conversione, che ha le sue tappe, le sue verifiche, il suo linguaggio e le sue scelte, culmina con il portare frutto, l’essere generativi. Il discepolo di Cristo nel momento in cui verifica se stesso non deve domandarsi cosa ha ottenuto o quali risultati ha conseguito, ma come ha ascoltato la Parola di Dio e in che modo la interiorizzata e tradotta in opere di amore.

Signore Gesù, narratore del Padre, che lo rendi visibile e prossimo ad ogni uomo, spargi a piene mani il seme della Parola perché nessuno di quelli che incontri rimanga arido e sterile. Guariscimi dall’orgoglio che indurisce il cuore facendolo diventare refrattario all’azione della grazia di Dio. Il tuo Spirito renda i miei sensi aperti a cogliere la tua presenza nei fratelli la cui storia incrocia la mia, affinché possiamo venirci incontro reciprocamente con sentimenti di fiducia e amorevole compassione. Consolàto dalla dolcezza del tuo amore fa di me un tuo servitore nelle cui mani abbonda il seme della Parola per spargerlo in qualsiasi campo, col bello o il cattivo tempo, desideroso solamente di offrire a tutti l’occasione di conoscerti, certo della sua efficacia e fiducioso nell’accoglienza dei fratelli. Amen.