La missione del cristiano, umanizzare il mondo – Venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La missione del cristiano, umanizzare il mondo – Venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

8 Luglio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Os 14,2-10   Sal 50   Mt 10,16-23: Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

O Padre, che nell’umiliazione del tuo Figlio

hai risollevato l’umanità dalla sua caduta,

dona ai tuoi fedeli una gioia santa,

perché, liberati dalla schiavitù del peccato,

godano della felicità eterna.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dal libro del profeta Osèa Os 14,2-10

Non chiameremo più dio nostro l’opera delle nostre mani.

Torna dunque, Israele, al Signore, tuo Dio,

poiché hai inciampato nella tua iniquità.

Preparate le parole da dire

e tornate al Signore;

ditegli: «Togli ogni iniquità,

accetta ciò che è bene:

non offerta di tori immolati,

ma la lode delle nostre labbra.

Assur non ci salverà,

non cavalcheremo più su cavalli,

né chiameremo più “dio nostro”

l’opera delle nostre mani,

perché presso di te l’orfano trova misericordia».

«Io li guarirò dalla loro infedeltà,

li amerò profondamente,

poiché la mia ira si è allontanata da loro.

Sarò come rugiada per Israele;

fiorirà come un giglio

e metterà radici come un albero del Libano,

si spanderanno i suoi germogli

e avrà la bellezza dell’olivo

e la fragranza del Libano.

Ritorneranno a sedersi alla mia ombra,

faranno rivivere il grano,

fioriranno come le vigne,

saranno famosi come il vino del Libano.

Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim?

Io l’esaudisco e veglio su di lui;

io sono come un cipresso sempre verde,

il tuo frutto è opera mia».

Chi è saggio comprenda queste cose,

chi ha intelligenza le comprenda;

poiché rette sono le vie del Signore,

i giusti camminano in esse,

mentre i malvagi v’inciampano.

Torna, Israele, al Signore

La conclusione degli oracoli di Osea è affidata ad un accorato appello a chi, tra gli Israeliti, è saggio e intelligente e ricopre un ruolo di guida. Essi hanno il compito di sensibilizzare il popolo a ritornare al Signore, loro Dio, rinunciando definitivamente agli idoli e a tutte quelle forme di compromesso che mortificano il rapporto con Lui. Se Israele si converte dalla sua condotta ipocrita e ritorna alla fede originaria anche Dio è pronto a perdonare e rinnovare la sua benevolenza. La povertà e la miseria sono il risultato di scelte sbagliate fatte seguendo logiche estranee alla volontà di Dio. Da qui l’invito pressante alla conversione per tornare a gustare la bontà e la fedeltà di Dio.

Dio non mai smesso di parlare al suo popolo che invece, vinto dallo sconforto o preso dall’orgoglio non gli rivolge più la parola per riservarla agli idoli. Il cammino di conversione è ritmato dalla preghiera liturgica con i suoi molteplici linguaggi, tanti quanti sono le emozioni, gli stati d’animo e le condizioni di vita. Il Signore sembra voler dire al popolo che nella gioia e nel dolore essi possono aprirgli il cuore per implorare il perdono e per elevare inni di ringraziamento e di lode. Il cuore di Dio è sempre pronto ad accogliere chi ritorna a lui dopo aver sperimentato il fallimento della fiducia riposta nei presunti potenti della terra e in sé stessi. Nell’aridità spirituale causata dal peccato la parola di Dio è come rugiada che dà speranza di rinascita. Tutto passa, anche le promesse di coloro che vogliono conquistare il mondo e affermare se stessi, solo Dio resta perché il suo amore è per sempre. Chi crede in Lui porta frutto in ogni stagione della vita e nel momento della prova rimane salda la sua speranza perché fondata sulla solida roccia del suo amore.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 10,16-23

Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:

«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.

Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

La missione del cristiano, umanizzare il mondo

Gesù sembra anticipare la reazione dei suoi discepoli davanti alle forti resistenze incontrate nella loro missione fin dagli inizi e che la fa apparire agli occhi degli apostoli come impossibile. Eppure, il Vangelo altro non è che la pace in mezzo alla guerra e non può essere portato se non da cristiani che hanno la consapevolezza di essere come pecore in mezzo ai lupi. Basta leggere le cronache quotidiane per renderci conto che viviamo in un mondo di lupi nel quale da sempre, come testimoniano le prime pagine della Bibbia, violenze e contese sono all’ordine del giorno. La logica egoistica dell’interesse personale e l’avidità giungono fino al punto di sovvertire le norme morali di base che regolano il vivere civile nella famiglia e nella comunità sociale. Le parole di Gesù risuonano non come un avvertimento, ma come l’affidamento della missione di umanizzare il mondo in cui si vive. Tuttavia, la mitezza, che caratterizza l’immagine della pecora, non significa ingenuità; ecco perché Gesù specifica che la semplicità, tipica della colomba, deve coniugarsi con l’astuzia e la prudenza proprie del serpente. Da una parte il cristiano raccoglie la sfida che gli lancia il mondo con la serenità che gli viene dalla certezza di essere dalla parte giusta, cioè dalla parte di Dio che parla non per accusare, condannare e dare la morte, ma, al contrario, per sanare, correggere, convertire e dare la vita. Dall’altra non si pone in atteggiamento di sfida contro l’avversario, ma fuggendo il male si mette al riparo dalla tentazione dell’arroganza e della temerarietà nella quale il demonio vorrebbe farlo cadere. Perseverare significa rimanere fedele al progetto di vita che Gesù propone di attuare insieme con lui. I social media hanno sostituito i tribunali nei quali il cristiano, più che dire il suo pensiero, è chiamato a far parlare lo Spirito Santo attraverso parole semplici e prudenti corroborate da azioni ispirate dalla carità fraterna. 

Signore Gesù, Tu sei il modello di uomo al quale ispirare le proprie scelte di vita in un mondo nel quale prevale la logica del possesso e della competizione. Sei in mezzo a noi un segno di contraddizione e la tua croce è un fastidioso richiamo al valore della riconciliazione al cui impegno deve essere consacrato ogni sforzo. Rendimi strumento della tua pace, testimone credibile della verità dell’uomo che non può essere veramente felice se non mediante l’esercizio della carità.