Il Vangelo in vita – Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Il Vangelo in vita – Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

8 Luglio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Os 10,1-3.7-8.12   Sal 104   Mt 10,1-7: Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele

O Padre, che nell’umiliazione del tuo Figlio

hai risollevato l’umanità dalla sua caduta,

dona ai tuoi fedeli una gioia santa,

perché, liberati dalla schiavitù del peccato,

godano della felicità eterna.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dal libro del profeta Osèa Os 10,1-3.7-8.12

È tempo di cercare il Signore.

Vite rigogliosa era Israele,

che dava sempre il suo frutto;

ma più abbondante era il suo frutto,

più moltiplicava gli altari;

più ricca era la terra,

più belle faceva le sue stele.

Il loro cuore è falso;

orbene, sconteranno la pena!

Egli stesso demolirà i loro altari,

distruggerà le loro stele.

Allora diranno: «Non abbiamo più re,

perché non rispettiamo il Signore.

Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?».

Perirà Samarìa con il suo re,

come un fuscello sull’acqua.

Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele,

saranno distrutte,

spine e cardi cresceranno sui loro altari;

diranno ai monti: «Copriteci»

e ai colli: «Cadete su di noi».

Seminate per voi secondo giustizia

e mieterete secondo bontà;

dissodatevi un campo nuovo,

perché è tempo di cercare il Signore,

finché egli venga

e diffonda su di voi la giustizia.

La vigna del Signore

Come Isaia anche il profeta Osea usa l’immagine della vigna per indicare Israele. Dio ha sempre benedetto il popolo come l’agricoltore si prende cura della sua vigna perché porti frutto. Israele è benedetto da Dio, ma invece di benedirlo, riconoscendo la sua benevolenza, il popolo onora gli dei vuoti e volta le spalle al Dio vivo. Il profeta annuncia la strategia di Dio che non rimane inerme davanti all’atteggiamento ingrato e utilitaristico dell’uomo. Pur avendo le capacità di ricondurre l’abbondanza dei beni alla ricchezza della provvidenza divina, gli Israeliti incomprensibilmente rivolgono la loro attenzione agli idoli ripiegandosi nel fatti su se stessi. Osea denuncia la falsità del cuore, ovvero la incoerenza tra la benevolenza di Dio, sperimentata quotidianamente, e la fiducia riposta in sé stessi che esclude la gratitudine e l’obbedienza. Il peccato d’Israele mina dall’interno le istituzioni su cui si regge il regno che è destinato ad implodere in tal modo. La perversione del cuore porta al sovvertimento del destino. L’uomo è fatto per la comunione, la condivisione della gioia, per la ricchezza e la varietà dei carismi messi a disposizione per il bene comune; si ritrova ad essere spogliato di tutto e nella più profonda solitudine tale da suggerire parole forti e da preferire la morte piuttosto che continuare a vivere nel dolore. La disperazione è figlia della negligenza con la quale si rinuncia a coltivare un’autentica fede, una speranza coraggiosa e una carità pratica. Da qui l’invito alla vera conversione che non si riduca a inutili piagnistei ma che si traduca in risorse investite per la giustizia reale e non solo per gli interessi personali. In altri termini, Dio rinnova l’invito ad essere suoi collaboratori nell’edificazione di un modo più solidale ed equo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 10,1-7

Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele.

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Il Vangelo in vita

Gesù tra i suoi seguaci ne sceglie dodici con i quali condivide più strettamente la sua missione. Il potere sugli spiriti immondi e di guarigione, che ha ricevuto dal Padre, egli lo partecipa ai Dodici. Essi ricevono l’eredità di Gesù e perciò, come i patriarchi d’Israele, sono chiamati a realizzare la promessa di Dio esercitando il potere loro conferito. I Dodici, pur mantenendo ognuno la propria identità, sono chiamati a vivere al loro interno la fraternità mettendo a servizio gli uni degli altri le peculiarità personali e riconoscendosi appartenenti ad unica famiglia, discepoli di un unico maestro, legati da un unico patto d’amore. La missione apostolica non è un privilegio dato a pochi ma è la vocazione di chiunque aderisce a Gesù Cristo e ne vuole seguire le orme. Infatti, l’essere cristiano non si riduce ad una funzione, ma è uno stile di vita caratterizzato dal desiderio di abitare veramente la terra sulla quale si poggiano i piedi per renderla bella e feconda. L’altra caratteristica dell’essere cristiano consiste nel prendersi cura del prossimo facendosi vicino agli altri fratelli e sorelle. Il regno dei cieli non è una teoria ma è una persona, è Dio che si fa prossimo all’uomo per liberarlo, guarirlo e dargli la vita. Il potere che Gesù conferisce alla Chiesa passa, attraverso gli apostoli e i loro successori, ad ogni battezzato perché sia nel suo ambiente di vita il segno vivo ed efficace dell’amore di Dio. Non bisogna confondere la fede con la devozione perché altrimenti rischiamo di accontentarci di qualche segno di croce abbozzato o di quello che ci si ricorda delle preghiere insegnateci a catechismo per dirci credenti. Non esiste cristianesimo senza missione e non è cristiano colui che non avverte la necessità di predicare il vangelo con la propria vita, attraverso il modo di parlare, di relazionarsi e di amare.

Signore Gesù, Tu mi chiami a partecipare del tuo potere di liberare chi è oppresso, di guarire chi è infermo, di rappacificare chi è in lite, di consolare chi è afflitto, di riaccendere la speranza in chi è sfiduciato, restituire la vita a chi l’ha sciupata. Metti nel mio cuore la passione per l’annuncio del Vangelo che, come acqua, dovunque arriva fa nascere vita. Ispira le mie intenzioni, orienta le mie scelte e guida i miei passi ogni giorno perché chiunque attende la salvezza e desidera la pace possa trovare in me un compagno di strada con il quale camminare insieme a Te incontro al Padre.