Scelti da Dio per chiamata diretta – Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Scelti da Dio per chiamata diretta – Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

7 Gennaio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Sam 1,1-8   Salmo 116  

Ispìra nella tua paterna bontà, o Signore,

i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera,

perché veda ciò che deve fare

e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal primo libro di Samuèle 1Sam 1,1-8

La sua rivale affliggeva Anna perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo.

C’era un uomo di Ramatàim, un Sufita delle montagne di Èfraim, chiamato Elkanà, figlio di Ierocàm, figlio di Elìu, figlio di Tocu, figlio di Suf, l’Efraimita. Aveva due mogli, l’una chiamata Anna, l’altra Peninnà. Peninnà aveva figli, mentre Anna non ne aveva.

Quest’uomo saliva ogni anno dalla sua città per prostrarsi e sacrificare al Signore degli eserciti a Silo, dove erano i due figli di Eli, Ofni e Fineès, sacerdoti del Signore.

Venne il giorno in cui Elkanà offrì il sacrificio. Ora egli soleva dare alla moglie Peninnà e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. La sua rivale per giunta l’affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo.

Così avveniva ogni anno: mentre saliva alla casa del Signore, quella la mortificava; allora Anna si metteva a piangere e non voleva mangiare. Elkanà, suo marito, le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?».

L’amore sponsale casto e consolante

Il primo libro di Samuele si apre con la presentazione dell’origine del protagonista della prima parte del racconto. Il profeta Samuele, infatti, è l’anello di congiunzione tra l’epoca dei Giudici e quella monarchica. I primi tre capitoli ruotano attorno al santuario di Silo in cui era custodita l’Arca dell’alleanza al cui servizio c’era il sacerdote Eli con i suoi due figli. La prima e la terza parte narra la nascita di Samuele e il suo ingresso nel Santuario e successivamente la rivelazione che il giovane riceve da Dio. La seconda parte invece racconta le vicende drammatiche dei figli corrotti di Eli che muoiono a causa della loro infedeltà.

La pericope odierna descrive i rapporti tesi all’interno della famiglia di Elkanà che ha due mogli, delle quali una era sterile e l’altra feconda. Anna, la donna che non aveva dato figli a Elkana, era doppiamente afflitta. Il dolore dell’umiliazione per il fatto che Dio non le aveva dato il dono della maternità era rinnovato dalla malizia dell’altra moglie di Elkanà, la quale non perdeva occasione nei momenti di festa di ricordargli la sua maledizione. L’amore di Elkanà per Anna era puro perché, sebbene non gli avesse dato figli, le voleva bene proprio perché era povera. Anna sperimenta l’amore di consolazione del suo sposo che si rivelerà l’unica ragione per cui vivere e alimentare la speranza. L’amore di Elkanà è riflesso dell’amore sponsale del Signore per il suo popolo anche se «sterile» e povero.   

+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,14-20

Convertitevi e credete nel Vangelo.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Scelti da Dio per chiamata diretta

Con questo brano l’evangelista Marco presenta il contenuto del Vangelo di Gesù, cioè l’essenza della sua predicazione che è, dice l’evangelista, il Vangelo di Dio. Vangelo è la buona notizia che comunica un evento e al tempo stesso lo realizza. È proclamata l’occasione, il tempo opportuno, quello favorevole, nel quale Dio è vicino, non come una presenza minacciosa, ma come il pastore che viene a prendersi cura del proprio gregge, lo Sposo che viene a prendere la sposa per condurla nel talamo nuziale. Dio si fa prossimo con benevolenza e invita a stare con lui, a intrattenersi in amicizia. Dall’indicativo dell’iniziativa di Dio, l’invito espresso con un imperativo che fa sentire l’urgenza di una risposta pronta: convertitevi e credete nel vangelo.

Il passaggio di Gesù lungo le sponde del lago di Tiberiade in un giorno di ordinario lavoro traduce plasticamente l’evento dell’annuncio del vangelo e dell’accoglienza di esso. Il Vangelo di Dio non è un concetto o una nozione, ma una persona che desidera incontrare ed essere incontrato. Scriveva Benedetto XVI: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus Caritas est, 1). Il primo passo dell’incontro lo fa Gesù che si accosta a ogni uomo con uno sguardo pieno di benevolenza che non vede tanto i meriti e li raffronta con lo scopo da raggiungere, quanto invece coglie il bene e il bisogno presente in ogni fratello suo. La proposta che Gesù fa ai pescatori di Galilea cambia l’orizzonte e la direzione della loro vita. Il lavoro, da cui trarre sostentamento per la vita, diventa servizio nel quale dare la vita per generare alla vita eterna gli altri uomini.

La scelta che quegli uomini fanno è immediata come lo è un atto di fiducia, perché non ci si attarda a fare i calcoli. Gesù non chiede innanzitutto di lasciare, abbandonare, cambiare vita, ma di seguirlo, di mettere i nostri passi sulle sue orme. Il cambiamento non sarà frutto solo di una decisione etica, ma innanzitutto di una scelta, sempre rinnovata soprattutto nelle crisi, di seguire Gesù e stare con Lui.

Signore Gesù, mi passi accanto e ti fermi poggiando il tuo sguardo d’amore verso di me. Che in ogni faccenda possa sollevare i miei occhi per incrociare i tuoi, sentire la tua compassione, il tuo pieno coinvolgimento nelle mie vicende. Il tuo sguardo mi conforta; mi chiedi di fidarmi di te e scegliere te come guida. Anche quando i miei occhi saranno accecati dalla rabbia e dalla tristezza fino al punto di sentirti assente, la tua parola sia lampada ai miei passi e luce al mio cammino in modo da rinnovare quotidianamente il mio sì alla tua bellissima proposta di vita.