L’in-canto della preghiera – Feria propria del 22 Dicembre

L’in-canto della preghiera – Feria propria del 22 Dicembre

21 Dicembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Feria propria del 22 Dicembre

1Sam 1,24-28   1Sam 2  

O Dio, che vedendo l’uomo

precipitato nella morte

hai voluto redimerlo con la venuta del tuo Figlio unigenito,

concedi a coloro che confessano con pietà sincera

la sua incarnazione

di condividere anche la gloria del redentore.

Egli è Dio, e vive e regna con te, …


Dal primo libro di Samuèle 1Sam 1,24-28

Anna ringrazia per la nascita di Samuèle.

In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.

Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».

E si prostrarono là davanti al Signore.

Dio ascolta la voce del silenzio del povero

Il Signore aveva ascoltato la supplica di Anna, donna povera, non in senso economico, ma in senso religioso perché apparteneva alla categoria degli «anawim». Ella, ferita dall’umiliazione della sterilità, pregava senza far sentire la sua voce perché si sentiva indegna di farla salire verso il cielo. Eppure, il Signore ascolta la «voce del silenzio» e accoglie la preghiera del misero. Anna è consapevole che è stata esaudita non per i suoi meriti ma per la grandezza della misericordia di Dio ed è anche convinta che la vita del suo figliuolo non dipenderà dalle sue cure ma dalla provvidenza di Dio a cui lo affida. Dio le ha dato un figlio non per accontentarla o per tenerlo per sé ma perché possa essere a servizio del suo disegno imperscrutabile di salvezza. 

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,46-55

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.

In quel tempo, Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

L’in-canto della preghiera

Il canto è la scoperta più bella che l’uomo abbia fatto perché consente di comunicare la gioia e ciò che ognuno avverte e custodisce interiormente. Superando la banalità dell’apparenza, introduce nella verità più profonda della vita, che non è un concetto ma un’esperienza che coinvolge tutto l’essere: è dissetarsi alla sorgente, trovare riparo nella roccia, salire la montagna, seminare nel pianto per raccogliere nella gioia, guarire dopo essere stati feriti, risorgere a vita nuova facendo morire l’uomo vecchio. Maria, cantando, evangelizza e rivela la verità del suo essere donna, figlia, sposa e madre. Per ogni tempo c’è il suo canto: nel tempo della prova c’è il canto della supplica, nel tempo del dolore il canto dell’invocazione, nel tempo della ricerca il canto dello stupore, nel tempo della tristezza e della rabbia il canto della lamentazione, nel tempo della fruttificazione il canto della lode. Maria canta le meraviglie che Dio ha compiuto nella sua vita. Come lei, anche noi siamo chiamati ad elevare un canto di lode al Signore per ciò che ha compiuto e ancora oggi compie per noi, anche se spesso non ce ne accorgiamo.

Maria, cantrice della misericordia divina, hai unito la tua voce a quella dei poveri che gridano fiduciosi invocando l’aiuto di Dio. La melodia che intoni interpreta le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei miseri e di coloro che soffrono. Di generazione in generazione, arriva fino al presente. Spesso le nostre emozioni rimangono nel silenzio del cuore senza trovare carne nella parola. Con il canto tu ci doni la Parola e con essa la speranza di costruire ponti di comunicazione con il Cielo e sulla terra.