Il cuore può essere sorgente o cloaca – Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Santi Cornelio e Cipriano

Il cuore può essere sorgente o cloaca – Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Santi Cornelio e Cipriano

10 Settembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Santi Cornelio e Cipriano

1Tm 1,15-17   Sal 112 

O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano,

pastori generosi e martiri intrepidi,

per la loro intercessione rendici forti e perseveranti nella fede

e fa’ che operiamo assiduamente per l’unità della Chiesa.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1Tm 1,15-17

Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.

Figlio mio, questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.

Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Evangelizzare ed educare alla carità

Paolo scrive a Timoteo, suo fedele collaboratore, che ha il compito di vigilare affinché vigili sulle comunità a lui affidate in modo da impedire che a causa di falsi maestri si devi dal vero vangelo di Gesù. Il problema sotteso è quello causato da cristiani di origine giudaica che volevano imporre il giogo della Legge mosaica anche a coloro che provenivano dal paganesimo. L’apostolo ribadisce che il fine dell’evangelizzazione è educare alla carità che è la vita buona del vangelo. Il vero maestro nella comunità non è un moralizzatore che detta regole di comportamento ma è colui che si fa compagno di cammino dei fratelli e delle sorelle nella fede condividendo con loro la grazia che Dio gli ha concesso. Sicché il ministero non risponde affatto ad una aspirazione personale, fosse anche quella di compiere un “servizio” nella Chiesa, ma nasce dall’esperienza dell’essere «misericordiati», ovvero salvati dal peccato il cui veleno potrebbe permanere ad inquinare i pensieri e le intenzioni facendo ricadere nel narcisismo spirituale. Paolo ricorda il suo passato di «bestemmiatore» perché è consapevole che, senza l’umiltà di lasciarsi evangelizzare e curare dalla comunità, potrebbe cadere nuovamente nel peccato che lo induceva a perseguitare la Chiesa. Il ricordo del peccato e, ancora di più, della misericordia di Dio, purifica il ministero da ogni forma di presunzione autoreferenziale e sottopone il proprio servizio ad un continuo monitoraggio e verifica affinché sia sempre una generosa risposta alla volontà di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,43-49

Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che dico?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.

L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?

Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.

Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Il cuore può essere sorgente o cloaca

In ebraico il termine dabar indica sia la parola che l’azione. Entrambi rivelano il pensiero custodito nel cuore. Se le intenzioni sono buone esse ispireranno parole e gesti di pace, gioia, amore, benevolenza, mitezza, dominio di sé, la comunione. Al contrario, se i pensieri sono cattivi essi genereranno parole e azioni il cui effetto è la discordia, la divisione, la competizione, l’aggressione, lo scarto. La bontà o la cattiveria dei pensieri, e di ciò che realizzano, si rivela nei riflessi della storia. Infatti, se i pensieri sono segreti anche le parole e i gesti possono essere ambigui almeno fino a quando essi non realizzano ciò per cui le parole sono pronunciate e le azioni fatte. L’ipocrisia è come la nebbia che si dirada al sole facendo emergere ciò che avvolge.

Tutto si gioca a livello interiore, nel cuore, lì dove decidiamo di custodire il tesoro della parola di Dio o la sua mancanza. Ascoltare la Parola di Dio significa assimilare nel cuore la sua sapienza in modo tale da conformare la nostra vita a quella di Gesù. Come chi scava per aggrappare alla roccia le fondamenta della casa, così ascoltare la Parola di Dio significa farla penetrare in profondità, anche se questo richiede fatica e sofferenza. Solo questo impegno garantisce stabilità ed equilibrio ad una persona che, radicando la sua vita in Cristo, diventa capace di un vero atto di fiducia e di speranza in Dio e fedeltà ai fratelli nella carità.

Signore Gesù, Dabar di Dio, che per mezzo dello Spirito Santo riveli e metti in pratica la volontà custodita nel segreto del Padre, apri il mio cuore all’ascolto della tua parola affinché esso sia lo scrigno che custodisce la sapienza dell’amore dal quale attingere e dispensare i tesori della misericordia, della pace e della gioia. Aiutami a elaborare il dono dell’amore che mi doni in parole e gesti che attivano processi di guarigione e di comunione. Le parole sobrie e sagge, unite ad azioni miti e solidali, rivelino la profondità della tua sapienza e veicolino la potenza della tua santità.