L’incontro con il Risorto – Lunedì fra l’Ottava di Pasqua

L’incontro con il Risorto – Lunedì fra l’Ottava di Pasqua

9 Aprile 2023 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì fra l’Ottava di Pasqua

At 2,14.22-33   Sal 15   Mt 28,8-15


O Padre, che fai crescere la tua Chiesa
donandole sempre nuovi figli,
concedi ai tuoi fedeli di custodire nella vita
il sacramento che hanno ricevuto nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Dagli Atti degli Apostoli (At 2,14.22-33)

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:

«Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.

Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli ínferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.

Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli ínferi, né la sua carne subì la corruzione.

Signore Dio, non mi abbandoni… mi guidi sul sentiero della vita

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

Il giorno di Pentecoste Pietro, che era insieme con gli altri apostoli e Maria nel Cenacolo, è riempito di Spirito Santo. Essi, che erano ancora chiusi nelle loro paure e in attesa di ricevere il dono promesso da Gesù risorto, finalmente escono e iniziano a proclamare il vangelo. Non si tratta di narrare una storia, ma di annunciare l’accadimento di un evento straordinario che li sconvolge ma anche li coinvolge. Si tratta della Pasqua di Gesù, la sua morte e la risurrezione. Nell’annuncio di Pietro il soggetto è Dio Padre che agisce per mezzo del suo Figlio, Gesù di Nazaret. Quell’uomo, proveniente dalla periferia d’Israele, con miracoli, segni e prodigi, aveva iniziato a mostrare quanto Dio fosse prossimo ad ogni uomo, soprattutto ai malati, per guarirli e farli membri del suo Regno. In questo progetto Dio aveva previsto anche il drammatico mistero del rifiuto e della morte, che non ha segnato il fallimento della sua missione, ma un passaggio necessario per affermare la vittoria dell’Amore sulla morte. Essa infatti è stata privata del potere di avere l’ultima parola sulla vita dell’uomo.

Pietro, citando il Salmo 16, dimostra che la promessa di Dio si compie in Gesù. La preghiera del salmo, attribuito a Davide, anticipa quella di Gesù che attraversa la morte: … non mi abbandonerai negli inferi. Dio Padre guida suo figlio, attraverso la morte, alla libertà sciogliendolo dalle catene del dolore, impedendo che il virus della rabbia e della paura corrompa il dono di amore che Gesù fa di Sé.

Lo Spirito Santo impedisce che il processo della morte, avviato dal dolore, si compia con la corruzione del corpo e la distruzione delle relazioni.

Colui che non è abbandonato nella prova della morte, in essa viene crismato, unto con l’olio profumato dello Spirito Santo per rinascere a vita nuova. Gesù diventa il Cristo che effonde il crisma dello Spirito Santo. Ci viene donato perché anche noi, come Gesù dal profondo della prova, possiamo pregare con lui: non abbandonarci nella tentazione, ma liberaci dal maligno; preghiamo affinché venga donato anche a noi lo Spirito Santo, che ci liberi dal peso del dolore per essere datori di vita.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 28,8-15

Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

L’incontro con il Risorto

Nel racconto dell’evangelista Matteo l’evento della risurrezione viene vissuto in due modi diversi. Per i soldati, messi a guardia del sepolcro dai capi dei giudei per impedire che i discepoli di Gesù fossero andati di notte a trafugare il suo corpo per poi annunciare che è risorto, si tratta di un fatto straordinario di cui erano stati testimoni oculari. Dall’altra parte le donne avevano visto un angelo ribaltare la pietra del sepolcro. Si era seduto su di essa proclamando la risurrezione di Gesù e inviandole a portare l’annuncio ai discepoli. Sia i soldati che le donne sono testimoni di un evento, ma mentre i primi, per paura di essere puniti corrono a spiegare l’accaduto e per denaro diffondo una menzogna, le seconde mentre sono in cammino per eseguire il comando ricevuto, sperimentano la gioia della Pasqua nell’incontro con Gesù vivo. È Lui che va loro incontro ed esse, avvicinandosi, gli manifestano l’incontenibile gioia abbracciandogli i piedi e adorandolo.

L’incontro di Gesù con le donne non serve per dimostrare loro che l’angelo aveva ragione, ma per confortarle nel loro timore e confermarle nella gioia. A loro è stato affidato l’incarico dell’annuncio di Pasqua ai discepoli ma esse hanno timore di non essere credute. Le parole di Gesù fugano ogni paura e motivano la missione di portare il vangelo a tutti. Esse non racconteranno solo ciò che hanno visto e udito e il loro incontro con il risorto, ma sono messaggere che portano l’invito di Gesù ad andare in Galilea, lì dove tutto era iniziato, per incontrarlo.

L’incontro con Gesù risulta decisivo e fa la differenza tra i testimoni degli eventi. La fede non si riduce a conoscere i fatti accaduti, ma è esperienza del Risorto che si fa strada facendo. Senza la relazione con Gesù, che coinvolge ogni dimensione della persona, è facile cadere nella menzogna, travisare la verità. Potremmo essere profondi conoscitori della dottrina ma ignoranti del cuore di Cristo. I soldati rappresentano coloro che, pur conoscendo il vangelo e praticando un servizio nella Chiesa, si lasciano traviare dall’avidità e con la loro vita “svenduta” diventano contro testimoni della verità. Quante immagini distorte di Dio si diffondono nel mondo attraverso i falsi testimoni della fede.

Impariamo dalle donne a superare ogni timore nell’incontro personale con Gesù. Tanto più intima e affettivamente intensa sarà la relazione con Gesù tanto più gioioso e credibile sarà il nostro annuncio portato non solo attraverso le parole ma soprattutto con la carità.


Signore Gesù, che vieni incontro per consolare la mia paura e confermarmi nella speranza, ti adoro e ti offro l’omaggio del mio affetto più sincero. Tu, che affidi alla mia povera persona l’altissimo compito di portare la tua parola che invita ogni uomo a fare comunione con te, sostienimi nelle mie debolezze, difendimi dalle seduzioni dell’avidità, incoraggiami nei fallimenti. La paura di disattendere le attese degli altri sia vinta dal desiderio di condividere con i miei fratelli la gioia dell’incontro con te. Insegnami a testimoniare la verità non con la pretesa di convincere gli altri delle mie idee ma con la semplicità di chi si lascia trasformare interiormente dalla parola che ascolta, medita e annuncia.