Questuanti di speranza – Giovedì della I settimana di Quaresima
Giovedì della I settimana di Quaresima
Est 4,17k-u Sal 137
Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi
e donaci la forza di attuarli prontamente,
e poiché non possiamo esistere senza di te,
fa’ che viviamo secondo il tuo volere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dal libro di Ester Est 4,17k-u
Non ho altro soccorso fuori di te, o Signore.
In quei giorni, la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia mortale. Si prostrò a terra con le sue ancelle da mattina a sera e disse: «Tu sei benedetto, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, o Signore, perché un grande pericolo mi sovrasta.
Io ho sentito dai libri dei miei antenati, Signore, che tu liberi fino all’ultimo tutti coloro che compiono la tua volontà. Ora, Signore, mio Dio, aiuta me che sono sola e non ho nessuno all’infuori di te.
Vieni in soccorso a me, che sono orfana, e poni sulle mie labbra una parola opportuna davanti al leone, e rendimi gradita a lui. Volgi il suo cuore all’odio contro chi ci combatte, a rovina sua e di quanti sono d’accordo con lui. Quanto a noi, liberaci dalla mano dei nostri nemici, volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza».
Preghiera degli umili nella prova
Ester è una ragazza ebrea, orfana di padre e di madre cresciuta dallo zio Mardocheo, che per provvidenza diviene regina. Leggendo la storia si potrebbe pensare che questo colpo di fortuna sia facilitato dalla sua bellezza che colpisce subito il re Assuero. In realtà, la complicazione della vicenda fa intuire il perché. Ester diviene regina per salvare il suo popolo dallo scellerato piano del generale Aman che vuole distruggerlo e incamerarne i beni. La regina Ester, venuta a conoscenza del complotto ai danni del suo popolo, entra in crisi consapevole del fatto che, esponendosi troppo a difesa della sua gente, avrebbe potuto lei stessa essere ripudiata ed essere cacciata via o uccisa. Per questo motivo prima di prendere una decisione sul da farsi prega il Signore con grande trasporto. La preghiera di Ester segue uno schema classico che si ritrova in molte suppliche rivolte a Dio. Innanzitutto, Ester benedice e loda Dio confessando la grande misericordia del Signore e la sua profonda miseria, benché regina. Povera di ogni messo materiale e potere sa di potersi fidare solo di Dio. La regina può confidare solo nel Signore e in nessun altro. La voce della regina si unisce al coro dei patriarchi e delle matriarche che hanno sperimentato e narrato l’azione provvidenziale di Dio che non abbandona nessuno dei suoi figli. È sola ad affrontare una prova così grande davanti alla quale ella si riconosce priva di forze. La preghiera di supplica ha anche accenti di intercessione per lei la cui sofferenza si unisce a quella del suo popolo. Invoca la liberazione e il ribaltamento della situazione. Nelle parole di Ester risuonano quelle di Gesù nel Getsemani che, con lacrime e grida, chiede al Signore di essere liberato dal pericolo della morte, ma sono anche una profezia la cui eco si trova nel canto del Magnificat intonato da Maria quando dice che il Signore ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili.
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7,7-12
Chiunque chiede, riceve.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
L’immobilismo è una patologia dell’anima che si traduce in atteggiamenti rinunciatari. Chi è bloccato interiormente continua ad avere desideri la cui realizzazione fa dipendere dagli altri. La vita è fatta di attese sedentarie e passive che alimentano inesorabilmente la delusione e lo scoraggiamento. «Chiedete… cercate… bussate» sono i verbi dei questuanti della speranza che interpretano la loro vita come continuo cammino di ricerca, di scoperta e d’incontro con l’altro, mai paghi di ciò che si è ma sempre aperti alla novità.
Ciò che si chiede a Dio è molto di meno di quello di cui abbiamo vero bisogno, soprattutto se confondiamo la gioia con il piacere e la pace con l’appagamento. Se a volte abbiamo l’impressione che chiedendogli qualche cosa egli non ce la conceda è anche vero che Dio Padre attraverso Gesù ci ha dato l’unico vero bene essenziale che serve all’uomo per vivere, lo Spirito Santo. Quando crediamo di non essere ascoltati dovremmo chiederci cosa di buono stiamo ricevendo, desiderare ciò che lo Spirito suggerisce al nostro cuore e uscire dalla tristezza per andare incontro ai fratelli.
In Gesù Dio ci ha dato tutto. Noi lo riceviamo nella misura in cui, superando la paura del rifiuto, l’angoscia del fallimento e il dubbio della chiusura, con la preghiera chiediamo con umiltà il dono della Grazia, cerchiamo con perseveranza la volontà di Dio e bussiamo con fiducia al suo cuore.
Allora i parametri per misurare il valore della nostra vita saranno invertiti: quanto chiediamo agli altri, tanto siamo chiamati a dare, quanto grande sarà la speranza di ricevere, tanto abbondante sarà il bene che doneremo.
Signore Gesù, stammi vicino quando lo sconforto annebbia la mia vista, prendimi per mano quando le braccia sono stanche di essere elevate nella supplica, guardami negli occhi quando ho terminato anche le lacrime. Non mi immobilizzi la paura, non vinca il pessimismo, non prevalga la lamentela. Donami l’umiltà di tendere la mano e lasciarmi rialzare dopo ogni caduta, la perseveranza nella ostinata ricerca del bene, la speranza che ogni piccolo gesto d’amore è un seme in cui è custodito il sogno di una vita nuova.