Fuori dalle logiche umane, dentro il cuore dell’uomo – Sabato della II settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Sant’Agnese
Sabato della II settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – Sant’Agnese
Eb 9,2-3.11-14 Sal 46
Dalla lettera agli Ebrei Eb 9,2-3.11-14
Cristo entrò una volta per sempre nel santuario in virtù del proprio sangue.
Fratelli, fu costruita una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi.
Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Nuovo patto, nuovo rito
Gesù non è solo mediatore di una nuova ed eterna alleanza ma ha anche inaugurato un nuovo rito grazie al quale siamo santificati. Il sommo sacerdote nel “Giorno dell’Espiazione” entrava nella parte più sacra del tempio, costruito da uomini, portando il sangue dei sacrifici animali e ottenendo da Dio la purificazione dai peccati. In termini moderni potremmo dire che questo rito “resettava” il rapporto con Dio permettendo di ricominciare daccapo. La novità apportata da Gesù consiste nel fatto che Egli ha offerto il suo sangue, ovvero la sua stessa vita. Questo è avvenuto una volta per tutte affinché il perdono non sia semplicemente la cancellazione dei peccati, e il conseguente reintegro della relazione con Dio, ma sia un dono continuo dello Spirito grazie al quale la coscienza dell’uomo passi dall’essere incline al male e schiava della debolezza all’essere attratta dalla volontà del Signore e desiderosa di rispondere con fiducia alla Sua chiamata per servirlo.
+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 3,20-21
I suoi dicevano: «E’ fuori di sé».
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Fuori dalle logiche umane, dentro il cuore dell’uomo
Dovunque va Gesù si raduna la folla dei poveri. Se il successo di una iniziativa si misurasse dal numero di persone che si raduna per partecipare ad un evento potremmo essere soddisfatti al vedere tanta gente; questo basterebbe a «saziare» le nostre attese? Forse anche di noi direbbero: «è fuori di sé» se ci fermassimo a considerare la realtà limitandoci a contare e a calcolare. I numeri e le statistiche possono esaltare o deprimere, incoraggiare o scoraggiare, ma è certo che da soli non bastano. Sia la fama che il pregiudizio si basano su elementi che spesso prescindono dall’incontro personale che, quando avviene, il più delle volte smentisce il luogo comune, terreno di scontro ideologico. Quante volte sperimentiamo che, raccogliendo gli umori della gente, una stessa persona da alcuni è considerata un idolo da altri un pazzo. A volte sembra che non si parli della stessa persona. Questo succede quando assumiamo in maniera acritica una posizione senza preoccuparci di approfondire, allargare l’orizzonte della nostra visione delle cose e cercare un incontro diretto per fare esperienza personale.
Anche i familiari di Gesù sono caduti nella trappola del «sentito dire» e del giudizio affrettato lasciandosi afferrare dalla paura di fare una brutta figura e di essere loro stessi vittima del giudizio. A loro modo agiscono con Gesù come i nemici che fanno consiglio per farlo morire. I suoi parenti vorrebbero riportarlo indietro, prenderlo di nuovo sotto la loro protezione per controllarlo e ridimensionarlo.
Rileggendo queste poche parole ci farebbe bene immedesimarci in coloro che sono convinti di conoscere Gesù ma che si lasciano influenzare da ciò che altri affermano, dai dubbi che altri sollevano. La paura di perdere il controllo sugli altri causa la perdita di controllo di noi stessi. Gesù sembra perdere il controllo della folla che lo cerca per incontrarlo, ma in realtà quando rinuncia a soddisfare innanzitutto il suo bisogno per andare incontro a quello degli altri rende efficace la sua missione. Gesù e i suoi oppositori, le cui fila sono ingrossate anche dai suoi familiari, partono da due punti di vista differenti: Gesù cerca per donarsi, gli altri lo cercano per prenderlo. Noi quale dei due atteggiamenti vogliamo seguire, la follia dell’amore o la ragione dei calcoli?
Signore Gesù, tu che rinunci alla tua privacy perché ogni ora sia quella opportuna per incontrarti e «farti mangiare» dai poveri, insegnami a gioire nel condividere il pane del tempo con i miei fratelli, senza fretta e senza ansia. Aiutami ad accettare di non essere compreso nelle mie buone intenzioni e a non condannare chi fraintende la mia generosità. Possa trovare in te la forza di perdere il controllo della mia vita lasciandomi guidare dalla ragione del Tuo Amore.