L’abbraccio tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo – Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

L’abbraccio tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo – Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

13 Gennaio 2023 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Eb 4,12-16   Sal 18

  

+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 2,13-17

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

L’abbraccio tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo

La storia biblica attesta che è sempre Dio a prendere l’iniziativa, a chiamare per nome e invitare a condividere il suo progetto d’amore. Lo stesso accade all’inizio dell’avventura che vede coinvolti Gesù e i discepoli che pian piano si uniscono a lui. La vocazione nasce da un incontro preparato e voluto da Gesù che poggia il suo sguardo sulle singole persone. Gesù aveva prospettato ai primi discepoli di farli diventare pescatori di uomini. Lui stesso, uscendo lungo le sponde del lago di Tiberiade, cerca di “prendere”, nella rete del Padre, nuovi e più numerosi pesci per tirarli fuori dal male simboleggiato dal mare e per liberarli chiamandoli alla vita. Levi, figlio di Alfeo, che di mestiere era esattore delle tasse, avverte nello sguardo di Gesù e nell’invito a seguirlo, un’occasione di realizzare il cambiamento e il rinnovamento che il suo cuore desiderava. Solo l’incontro tra la misericordia del Signore e il desiderio del cuore del misero, che cerca un senso più pieno alla sua vita, giustifica la scelta di lasciare tutto per essere suo discepolo. La risposta di Levi rivela il cambiamento che la Parola di Dio ha prodotto nella vita di quest’uomo e l’inizio di un cammino di rinnovamento. Come era successo nella casa di Simone, dove la suocera che giaceva a letto viene aiutata ad alzarsi per servire, così accade per Levi che lo sguardo e la parola di Gesù gli consente di vedere le cose dal suo punto di vista, e tutto cambia. Levi, che aveva una condizione economica migliore dei pescatori, passa dall’essere chiuso ed esigente con gli altri all’aprire la propria casa per fare festa condividendo i suoi beni con i fratelli. Il servizio che svolge la suocera di Pietro, una volta guarita e rimessa in piedi, e la commensalità gioiosa organizzata da Levi sono due effetti dell’incontro con la parola di Gesù.

C’è chi, come gli scribi dei farisei, rimanendo fuori e continuando a mettere le distanze, giudicano negativamente Gesù. Lo accusano di trasgredire la legge e di essere un “buonista” che, col suo atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti dei pubblici peccatori, ardisce smentire Dio, contraddire la legge e mettere in ombra coloro che insegnano come attuarla. Per questi tali viene prima la norma e poi la persona. Questi si ergono a custodi dell’ortodossia ma, non tenendo conto delle parole dei profeti, strenui oppositori all’ipocrisia religiosa che riduce il Dio vivo dell’amore nella sua controfigura di idolo freddo investigatore, attento alla corretta esecuzione delle regole e dei riti, si macchiano loro stessi di questo peccato e portano avanti una visione distorta di Dio. La novità dell’insegnamento di Gesù contraddice il principio per il quale Dio rivolge la sua parola o per accusare o per premiare, restituendoGli il primato nella giustizia e nella misericordia. Se di risposta di Dio si vuole parlare, essa non è un responso di condanna per il peccato o di premio per il merito, ma è la reazione di un genitore che risponde al bisogno del figlio. Dio risponde al bisogno dell’uomo come un medico che si prende cura di chi necessita del suo aiuto perché è infermo.

Signore Gesù, grazie perché mi guardi con amore. Il tuo sguardo non mi inchioda ma mi attira a te. L’imperativo non mi pesa come un obbligo ma mi infonde fiducia a seguirti perché lo sento come una scelta d’amore. Nei tuoi occhi mi specchio e mi vedo felice perché amato per quello che sono. Scopro che non mi scegli perché sono l’uomo giusto, ma perché sono solo un uomo, fratello tuo, e anche un uomo solo, senza di te.