Generati dalla preghiera di Cristo per essere nel mondo germe di vita nuova – SANTI SIMONE E GIUDA
SANTI SIMONE E GIUDA
Ef 2,19-22 Sal 18
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,12-19
Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Generati dalla preghiera di Cristo per essere nel mondo germe di vita nuova
La fede è essenzialmente esperienza di chiamata e risposta, proposta e adesione personale. Il Signore, come per i Dodici, chiama ciascuno di noi per nome e in alcuni casi lo cambia per indicare che il rapporto con Lui, quando è autentico, e rimane in piedi nonostante le crisi, ci trasforma intimamente, ci rende donne e uomini nuovi. La preghiera è relazione intima, dialogo d’amore nel quale maturano le scelte importanti delle quali una è certamente la creazione della prima comunità. La elezione dei Dodici scaturisce dalla preghiera come da grembo nasce una nuova creatura. La Chiesa nasce dal cuore di Cristo. Gesù chiama a sé sul monte e coinvolge gli apostoli perché imparino a partecipare della sua intimità col Padre e al tempo stesso a coinvolgersi con passione nelle vicende umane.
Pur rimanendo con la propria identità, ma disponibili a lasciarsi convertire, chi accoglie la chiamata di Dio accetta una comune missione apostolica che ciascuno interpreta secondo la sua personalità. Ognuno è originale e la vocazione non mortifica le peculiarità proprie ma, al contrario, le esalta, come la luce fa brillare meglio i diversi colori. La comune origine e la medesima missione apostolica si coniugano con l’impegno a comporre in armonia le varie differenze perché esse siano orientate tutte al servizio all’uomo, in particolare a quello infermo e debole. Gesù non ci uniforma in un cliché ma ci conforma a Lui.
Dire che la fede si poggia su quella degli apostoli significa prendere come modello di vita personale e comunitaria, sia essa la famiglia o un gruppo in cui si milita, la comunità apostolica. Gesù, scegliendoci, ci mette insieme non semplicemente per fare numero, ma perché, uniti a Lui possiamo essere solidali tra noi come le membra di un corpo connessi dalle giunture. La vocazione diventa missione apostolica quando, come discepoli di Cristo, “facciamo rete”: non una recinzione protettiva che separa e che ci farebbe diventare una setta, ma quella che, gettata nel mare del mondo, “pesca”, attrae, riunisce. Se è vero che l’appartenenza a Dio prima che essere una scelta personale è un dono suo, essa si realizza quando, rinunciando a giudicare e selezionare i fratelli da amare, li accogliamo con benevolenza e scegliamo di servirli con tenerezza.
Signore Gesù, insegnaci a pregare come te rivolgendo al Padre i nostri occhi e aprendogli il cuore per ricevere in dono lo Spirito Santo. Lui ispiri scelte conformi alla volontà di Dio e non dettate da calcoli d’interesse utilitaristico. Fa che possiamo rimanere fedeli alla chiamata alla santità con una risposta pronta e generosa anche quando ci chiedi di seguirti lì dove abbiamo paura di andare, di servirti in chi non ha nulla da ricambiare e di amarti anche nei fratelli che abbiamo difficoltà a riconoscere come tali.