Satana scappa davanti alla gioia del discepolo di Cristo – Sabato della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santa Teresa di Gesù Bambino

Satana scappa davanti alla gioia del discepolo di Cristo – Sabato della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santa Teresa di Gesù Bambino

1 Ottobre 2022 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santa Teresa di Gesù Bambino

Gb 42,1-3.5-6.12-16   Sal 118  

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,17-24)

Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».

Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Satana scappa davanti alla gioia del discepolo di Cristo

Al ritorno i missionari condividono con Gesù la loro gioia nel verificare l’efficacia del potere ricevuto. Esso – ribadisce Gesù – non è contro nessuno, ma a favore degli uomini, sebbene s’incontrano resistenze all’interno della comunità. Il potere conferito ai discepoli missionari è quello della buona parola che neutralizza il veleno della calunnia e della correzione fraterna che disinnesca il meccanismo della ritorsione.

La vera vittoria del cristiano non consiste innanzitutto nello sconfiggere l’avversario, ma nel rendere più sicura e forte la comunità a cui si appartiene e per la quale si offre il proprio servizio. Chi aiuta a rendere l’ambiente della comunità più puro da rivalità, competizioni, litigi inutili, permette alla stessa di essere più unita e compatta in Gesù; più gioiosa!

Dio, che ricompensa i suoi figli con lo stesso dono che dà a suo Figlio, scrive sul “libro paga” i nomi dei suoi servi fedeli. È il libro della vita di cui parla anche l’Apocalisse.

La gioia del discepolo di Cristo è piena quando essa è vissuta nella comunione intima con Gesù ed è condivisa con i fratelli. Giovanni lo afferma nella sua prima lettera quando dice: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita… noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo” (1Gv 1, 1.3).

“Beati gli invitati…”, Gesù ci invita a condividere con lui la gioia dell’amore: ecco la gioia che pervade il cuore del discepolo e che s’irradia attorno a lui attraverso le sue parole e i suoi gesti.

Satana scappa davanti ad un discepolo gioioso!

Signore Gesù, i nostri occhi non ti vedono ma il nostro cuore, come quello dei discepoli di Emmaus, arde di gioia quando, ascoltando la tua Parola, ti accogliamo come pane che nutre e trasforma la vita. È la gioia dei bambini pieni di stupore e curiosità davanti ad un dono inaspettato. Fa che sempre possiamo accoglierti nei fratelli e nelle sorelle, soprattutto i più piccoli, con semplicità e spontaneità. Liberaci dalla tristezza del mondo che istiga al rancore, alimenta la diffidenza, avvelena le parole, arma l’aggressività. Insegnaci la dolce melodia della gratitudine e l’arte dello stimarci a vicenda affinché nelle prove della vita possiamo rimanere saldi nella fede, perseveranti nella speranza e operosi nella carità.