Prima di predicare l’Amore si deve praticare il Vangelo – Martedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santi Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni
Martedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Santi Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni
Pr 21,1-6.10-13 Sal 118
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 8,19-21
Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Prima di predicare l’Amore si deve praticare il Vangelo
Una relazione, soprattutto quella familiare, non può sussistere senza il contatto grazie al quale avviene uno scambio e un dialogo. Non sono i legami di sangue o la parentela che danno la forma familiare ad una relazione, ma il contrario. Chi ascolta la parola di Gesù e la mette in pratica entra in una relazione talmente intima al punto che scorre in lui, per così dire, lo stesso sangue, fluisce la stessa vita.
Sembra esserci un filtro, se non proprio un ostacolo, tra Gesù e i suoi familiari. Essi non riescono ad avvicinarlo perché è totalmente immerso nella comunità degli uomini e delle donne che lo ascoltano. Potrebbero coinvolgersi nella folla ma preferiscono rimanere fuori perché, forse, vorrebbero con lui un rapporto strettamente privato. In una relazione è facile passare dal cercare l’intimità con l’amato a “privatizzarlo”, cioè a farne un oggetto di possesso. La madre e i fratelli di Gesù desiderano vederlo. Il verbo vedere è sinonimo di possedere, prendere per sé, trattenere. La visione è una forma di controllo e dunque di possesso.
La replica di Gesù chiarisce che la relazione che unisce nel vincolo familiare non si basa sul vedere, ma sull’ascoltare. Ascoltando non si “prende” l’altro, non lo si controlla, ma lo si accoglie e ci si prende cura di lui. L’ascolto attiva una vera relazione di scambio e di dialogo. Ascoltare Gesù significa non pretendere di “vedere Dio” e di privatizzarlo e idealizzarlo, ma vuol dire aprire il cuore come la terra, solcata dalla lama dell’aratro, è pronta per accogliere il seme e farlo fruttificare. La Parola di Dio è un appello a cui rispondere con i fatti, cioè con azioni ispirate dallo Spirito, le opere di misericordia. Gesù è la Parola di Dio attraverso cui lo Spirito Santo dal cuore del Padre è riversato nel nostro. L’ascolto della voce di Dio e la messa in pratica della sua volontà aprono l’uomo ad accogliere lo Spirito che dà la vita. Lo stesso Spirito che da schiavi ci rende figli, da stranieri ci fa concittadini dei santi e familiari di Dio. Ascoltare significa lasciare che lo Spirito Santo predichi al nostro cuore ma anche permettergli di manifestarsi attraverso l’amore praticato. La forma più alta della predicazione del Vangelo è la pratica dell’amore fraterno.
Signore Gesù, Tu che ti fai trovare da chi ti cerca con cuore umile, rimani un enigma per chi vuole comprendere chi sei pretendendo di racchiuderti nella gabbia delle proprie attese e si ferma nella zona grigia dell’indecisione per non lasciarsi coinvolgere totalmente dalla tua parola. Aiutaci a non aver paura dei cambiamenti ma a viverli aggrappando più fermamente la nostra volontà a quella del Padre. Liberaci dalla tentazione di soddisfare il nostro bisogno di sicurezza con il potere del controllo ma donaci la libertà, al limite della incoscienza, di sfidare le rigide strutture delle convenzioni sociali, di rompere i circoli viziosi del pregiudizio per lasciarci sconvolgere dalla Parola d’Amore che prima di essere predicata è praticata da Colui che ne è la fonte e il culmine.