La missione del cristiano, umanizzare il mondo – Venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Venerdì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Os 14,2-10 Sal 50
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 10,16-23
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».
La missione del cristiano, umanizzare il mondo
Gesù sembra anticipare la reazione dei suoi discepoli davanti alle forti resistenze incontrate nella loro missione fin dagli inizi e che la fa apparire agli occhi degli apostoli come impossibile. Eppure, il Vangelo altro non è che la pace in mezzo alla guerra e non può essere portato se non da cristiani che hanno la consapevolezza di essere come pecore in mezzo ai lupi. Basta leggere le cronache quotidiane per renderci conto che viviamo in un mondo di lupi nel quale da sempre, come testimoniano le prime pagine della Bibbia, violenze e contese sono all’ordine del giorno. La logica egoistica dell’interesse personale e l’avidità giungono fino al punto di sovvertire le norme morali di base che regolano il vivere civile nella famiglia e nella comunità sociale. Le parole di Gesù risuonano non come un avvertimento, ma come l’affidamento della missione di umanizzare il mondo in cui si vive. Tuttavia, la mitezza, che caratterizza l’immagine della pecora, non significa ingenuità; ecco perché Gesù specifica che la semplicità, tipica della colomba, deve coniugarsi con l’astuzia e la prudenza proprie del serpente. Da una parte il cristiano raccoglie la sfida che gli lancia il mondo con la serenità che gli viene dalla certezza di essere dalla parte giusta, cioè dalla parte di Dio che parla non per accusare, condannare e dare la morte, ma, al contrario, per sanare, correggere, convertire e dare la vita. Dall’altra non si pone in atteggiamento di sfida contro l’avversario, ma fuggendo il male si mette al riparo dalla tentazione dell’arroganza e della temerarietà nella quale il demonio vorrebbe farlo cadere. Perseverare significa rimanere fedele al progetto di vita che Gesù propone di attuare insieme con lui. I social media hanno sostituito i tribunali nei quali il cristiano, più che dire il suo pensiero, è chiamato a far parlare lo Spirito Santo attraverso parole semplici e prudenti corroborate da azioni ispirate dalla carità fraterna.
Signore Gesù, Tu sei il modello di uomo al quale ispirare le proprie scelte di vita in un mondo nel quale prevale la logica del possesso e della competizione. Sei in mezzo a noi un segno di contraddizione e la tua croce è un fastidioso richiamo al valore della riconciliazione al cui impegno deve essere consacrato ogni sforzo. Rendimi strumento della tua pace, testimone credibile della verità dell’uomo che non può essere veramente felice se non mediante l’esercizio della carità.