Cont-atto di fede – Lunedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Lunedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Os 2,16-18.21-22 Sal 144
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9,18-26
Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà.
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.
Cont-atto di fede
La certezza che il contatto con Gesù possa essere il rimedio alla morte e l’unico modo per essere salvati accomuna la fede del papà, la cui figlia è appena morta, e della donna affetta da una malattia che la condannava all’esclusione sociale. Gesù, con il suo atteggiamento di alzarsi per seguire l’uomo a casa sua e di voltarsi per incrociare lo sguardo della donna al fine di rivolgerle la parola che l’avrebbe salvata, riconosce la loro fede e li indica a noi come modelli di credenti. Infatti, sia la fede del padre che, pur essendo uno dei capi della città, si prostra ai piedi di Gesù, sia quella della donna che osa trasgredire alla legge che le imponeva l’isolamento, è la condizione per la quale il loro desiderio possa essere realizzato. Entrambi, pur riconoscendo il loro limiti, non si chiudono nei confini della disperazione e della solitudine, ma osano andare oltre e superarli cercando e ottenendo un incontro diretto con Gesù. La fede che salva non è quella che si identifica con l’adesione ad un sistema di regole morali ma è fondamentalmente ciò che permette di sperimentare la liberazione dai condizionamenti culturali e religiosi che bloccano e separano gli uni dagli altri per vivere una relazione personale e intima con il Signore in modo da recuperare la piena comunione e il senso della familiarità nel rapporto con i fratelli.
Tutto il racconto è sotto il segno della risurrezione. Il verbo «alzarsi» appare all’inizio quando si dice che «Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli» e alla fine allorquando Gesù prende la mano della fanciulla facendola alzare. Prostrandosi, il papà della fanciulla mostra di partecipare alla morte della sua figliola. È un uomo prostrato nella polvere e in quello stato supplica il Signore, il quale si mette in cammino per entrare nella casa dell’afflizione e portare la vita. La fede diventa esperienza di Dio che per fare comunione con l’uomo partecipa al suo dolore, tocca il suo corpo dolorante guarendolo dalla malattia più grave che è la morte. Il contatto è comunicazione attraverso cui Dio prende su di sé la nostra debolezza e ci dona la sua vita.
Signore Gesù, donami la fede umile che ha animato la supplica del papà della fanciulla morta e quella coraggiosa della donna afflitta dalla malattia che, vincendo la paura, ha osato toccare il tuo mantello. Aiutami a cacciare dalla mia mente i pensieri cattivi di giudizio e di lamentela e alimenta nel mio cuore la speranza del cambiamento affinché non rimanga vittima del pessimismo ma sappia ritrovare in Te le motivazioni per continuare con slancio ed entusiasmo il cammino di crescita nella fede e tradurlo in impegno di carità a servizio dei fratelli.