Il risveglio della fede – Martedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Sant’Ireneo
Martedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Sant’Ireneo
Am 3,1-8;4,11-12 Sal 5
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 8,23-27
Si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
Il risveglio della fede
La barca sulla quale Gesù sale, seguito dai suoi discepoli, è l’immagine della Chiesa, comunità dei credenti che sono insieme nel nome di Gesù. La barca, come la chiesa nella sua dimensione istituzionale, è un mezzo perché gli uomini attraversino la storia con Dio per giungere alla riva della civiltà dell’amore. È proprio nelle tempeste in cui le condizioni avverse ne minacciano l’esistenza che si rivela, da una parte la sua debolezza, e dall’altra anche la sua forza. Molte volte la presenza di Dio è snobbata al punto di agire come se non ci fosse. L’immagine di Gesù dormiente non richiama innanzitutto il fatto che talvolta Dio è silenzioso ma piuttosto la triste verità che noi “lo mettiamo a dormire” per avere l’illusione di essere più liberi. Anche la nostra fede si addormenta. Ma ci pensa la vita con i suoi improvvisi capovolgimenti di situazione a risvegliare la nostra coscienza dal torpore e a ridestare quella fede sonnolente, piccola, ma sufficiente per gridare verso Dio la nostra supplica. Con la preghiera riprende vita la nostra relazione con Gesù e non importa che ci rivolgiamo a Lui solo nel momento del bisogno. L’importante è trasformare la disperazione in preghiera. Anche se siamo peccatori e consapevoli delle nostre colpe non dobbiamo cedere allo sconforto ma aggrapparci con tutte le nostre forze a Colui che è sempre presente anche quando non lo consideriamo. Anche la fede piccola e debole come una fiammella può farci riconoscere la grandezza dell’amore di Dio la cui Parola ha il potere di calmare e riportare la pace innanzitutto dentro il nostro cuore.
Signore Gesù, noi crediamo che sei il Figlio di Dio, che Tu sei il nostro Capo e noi siamo tue membra, vogliamo seguirti ed essere tuoi discepoli. Tu conosci la nostra fede piccola e debole che spesso non trova spazio nella coscienza intenta in ragionamenti così tanto distanti dai tuoi pensieri. Anche se siamo nella Chiesa spesso ci facciamo guerra gli uni gli altri. I giudizi e le parole grosse che ci scambiamo sovrastano la tua voce. I venti dell’ambizione e del pregiudizio scatenano grandi tempeste nella piccola barca delle nostre famiglie o delle nostre comunità. Ascolta il grido della nostra preghiera quando t’invochiamo anche se spesso ti abbiamo ignorato perché la nostra indifferenza ci ha resi ancora più indifesi. Senza Te siamo perduti. Risveglia la nostra fede perché con la forza della tua Parola si calmino le ansie e si plachino le passioni che ci inducono a prevaricare l’uno sull’altro. Ristabilisci la pace del cuore di ciascuno di noi e rendilo più attento alla tua Parola, maggiormente docile alla Tua volontà, meglio disposto al servizio dei fratelli.