L’unità sorgente della Carità – Giovedì della VII settimana di Pasqua
Giovedì della VII settimana di Pasqua
At 22,30;23,6-11 Sal 15
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 17,20-26
Siano perfetti nell’unità.
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
L’unità sorgente della Carità
Il forte desiderio di unità è il vertice della preghiera sacerdotale di Gesù. La fede monoteista, che caratterizza la religione ebraica, cristiana e l’islamica, per sua natura dovrebbe portare i credenti a lavorare per l’unità tra di loro. Il riconoscere di essere creature del medesimo e unico Dio suggerisce il fatto di trattarsi come fratelli. La storia ci dice che la pretesa dell’uomo di essere l’unico lo porta a contrapporsi fino alla eliminazione dell’altro perchè visto come concorrente. L’unicità di Dio, rivelata nella storia della salvezza e che raggiunge il suo culmine in Gesù, non è escludente ma includente. La fede cristiana non si basa su un Libro sacro ma in Gesù Cristo. Egli da una parte è l’Uomo che rende visibile Dio e dall’altra è Dio che si fa conoscere all’uomo. Gesù è il Figlio del Padre attraverso cui Dio ama l’uomo e si unisce a lui nell’incarnazione; al tempo stesso, mediante Gesù l’uomo può amare Dio ed entrare in comunione con Lui. L’amore, che è il nome di Dio perché esprime la sua più profonda identità, si manifesta solamente nell’esperienza dell’unità. L’amore è come la luce o il profumo o il suono che parte dalla sua sorgente e si diffonde all’intorno. La scaturigine dell’amore è l’unità intesa come il vivere l’uno per l’altro e uno nell’altro. La preghiera che Gesù rivolge al Padre è appello allo Spirito Santo perché apra la mente dei credenti a comprendere che la comunione è il fine per il quale sono stati creati e illumini gli occhi dei loro cuori affinché desiderino giungere a quella «perfetta unità» che li ha generati alla vita. L’unità inizia a realizzarsi quando preghiamo non solo con le parole di Gesù, ma soprattutto quando permettiamo allo Spirito Santo di far pregare Cristo in noi. Dall’unità con Gesù, nella preghiera rivolta al Padre mediante lo Spirito Santo, nasce l’amore vero, quello che ci fa essere un’unica cosa tra noi perché viviamo l’uno per l’altro, l’uno nell’altro.
Signore Gesù, uno con il Padre e lo Spirito Santo, ispira nel cuore il desiderio di unità e comunione con Dio e tra di noi. Obbedendo alla volontà del Padre, Tu, il Figlio di Dio, ti sei sottomesso a noi, tue creature, e hai offerto la tua vita per i tuoi fratelli che non consideri subalterni ma chiami amici. La tua Pasqua è un’esplosione di amore il cui suono, profumo e luce lo Spirito santo fa giungere fino a me oggi suggerendomi sentimenti di gratitudine, parole di lode e gesti di carità con i quali costruire l’unità. Io non so cosa sia conveniente chiedere e allora il tuo Spirito preghi in me e nei miei fratelli perché i nostri cuori si uniscano nell’unica volontà di Dio e le nostre voci si accordino nella sinfonia della carità.