Il timoniere – Sabato della II settimana di Pasqua
Sabato della II settimana di Pasqua
At 6,1-7 Sal 32
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,16-21
Videro Gesù che camminava sul mare.
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Il timoniere
Gesù si era ritirato sul monte da solo perché la folla voleva farlo re. I discepoli invece erano scesi al mare per riprendere la barca e ritornare a Cafarnao. Quando ormai era calato il buio e il vociare della folla aveva lasciato il posto al fischio del vento forte che agitava le onde del mare e rendeva difficile la navigazione, i discepoli si ritrovano soli nella barca, senza Gesù. I Dodici affrontano insieme la fatica del remare dando ognuno il suo contributo per andare avanti e raggiungere la meta. La collaborazione è certamente una risorsa importante in un gruppo ma in una comunità umana, e soprattutto in quella che si dice cristiana, non è sufficiente. Nell’impegno della vita quotidiana corriamo il rischio di ripiegarci su noi stessi e puntare tutto sulla nostra forza di volontà. Da una parte ci sono i discepoli nella barca che faticano nel remare e dall’altra Gesù che cammina sul mare. Due modi di affrontare la vita ma a ben vedere anche due direzioni che non coincidono. Gli uomini vorrebbero raggiungere i loro obiettivi e per questo si mettono insieme e collaborano, Gesù va verso gli uomini e lo fa camminando sul mare, cioè vivendo le loro stesse difficoltà ma in modo diverso. La direzione del cammino e il fine per cui faticare fanno la differenza. I discepoli vedendo Gesù camminare sul mare verso di loro hanno paura perché essi guardano con timore allo stile di vita di Gesù. Fa più paura l’idea d’impegnarsi per una persona, piuttosto che faticare per raggiungere un obiettivo. L’amore, quando è percepito come legame che impegna tutta la vita e il proprio essere, fa paura. Gesù rassicura i suoi discepoli di non temere di amare perché Lui insegna a farlo. Quando Gesù è accolto nella vita ciò che è impegnativo continua a suscitare in noi paura, ma riusciamo ad affrontare i pericoli e le crisi, sapendo che con Lui il traguardo è a portata di mano.
Signore Gesù, vieni incontro a noi, naviganti senza timoniere. Non è il soffio dello Spirito che ci spinge ad agire ma, al contrario, sperimentiamo la forza ostile dei venti delle passioni del cuore che creano ansie e ci frenano. Vienici in aiuto quando crediamo che basti fare gruppo o fare affidamento solo sulle nostre forze per attraversare il mare agitato delle crisi. È vero che nessuno si salva da sé, ma è anche vero che la salvezza non dipende neanche dalla capacità di organizzarsi. Guarisci in noi la paura di amare come tu ci proponi con il tuo esempio. Ciò che è impossibile con le sole nostre forze è realizzabile con la tua presenza. Ti affidiamo il timone della barca per fare la tua volontà e trovare pace confidando in Te.