Abbassarsi nel servizio per scalare le vette della libertà – Martedì della II settimana di Pasqua
Martedì della II settimana di Pasqua
At 4,32-37 Sal 92
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 3,7-15
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Abbassarsi nel servizio per scalare le vette della libertà
Come nessuno si genera da solo così nessuno può essere veramente libero da solo. La libertà è la condizione che vive chi «nasce dall’alto», ovvero è generato da Dio. La parola di Gesù non è quella di un uomo qualsiasi che esprime la sua idea ma è autorevole perché ha la forza di formare in noi l’immagine di Dio e, mediante l’azione dello Spirito, di farci suoi figli. Nascere dall’alto significa partecipare della stessa eredità e della medesima missione di Gesù che è sceso dal cielo in mezzo a noi diventando uno di noi e, offrendo liberamente la sua vita, è stato innalzato nel cielo perché in esso sia fissata la nostra dimora definitiva. Gesù prospetta a Nicodemo un cammino di rinascita, un itinerario di libertà. La strada della libertà è la via dell’amore che comporta un abbassamento e un innalzamento. Nella logica dell’amore di Dio il vertice della gloria si raggiunge quando Gesù tocca il punto più basso della morte. La libertà non si identifica con l’emancipazione dagli altri ma dal peccato che rende schiavi. In senso positivo la libertà si esprime nella scelta di abbassarsi facendosi piccolo con i piccoli per essere innalzato dalla mano del Signore. Lo spirito del mondo ci istiga ad arrampicarci e a scalare, magari usando le spalle degli altri, ad approfittare per guadagnare. Lo spirito del mondo aguzza l’ingegno perché possiamo sfruttare ogni situazione a nostro vantaggio non cambiando nulla di quello stile di vita che confonde il necessario col superfluo, il vizio con il diritto.
Lo Spirito di Dio ci fa camminare sulla via della libertà che è in discesa, non perché è più comoda, ma perché ci costringe a guardare chi sta peggio di noi, ci fa accorgere di quello che sta più in basso. Rinascere o risorgere dalla nostra miseria è possibile nella misura in cui, prendendo consapevolezza della comune condizione di povertà con i nostri fratelli, attueremo non strategie competitive ma avremo atteggiamenti pregni di compassione e solidarietà.
Lo Spirito Santo svela l’illusione ottica: la via di Dio, quella del servizio, in apparenza umiliante ci dà l’impressione di precipitare in basso, ma in realtà è la via dell’amore che conduce in alto verso il Cielo. Signore Gesù, che sei disceso dal cielo e ti sei piegato per lavare i miei piedi, aiutami ad abbassare le vette dell’orgoglio e prendimi per mano per scalare quelle dell’umiltà. Non mi abbagli l’illusione della libertà che mi condanna alla solitudine, ma rendimi libero al punto di spogliarmi di tutto ciò che rende insensibile il mio cuore affinché sia meglio disposto alla compassione e al servizio.