Testimoni del Risorto – VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA (ANNO C)
VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA (ANNO C)
Es 14,15- 15,1 Es 15,1-7a.17-18 Rm 6,3-11
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 24,1-12
Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
Testimoni del Risorto
Siamo giunti alla terza notte del triduo pasquale nella quale la luce si fa spazio tra le tenebre come quella prima notte del mondo quando, in virtù della parola di Dio – «Sia la luce» -, il caos primordiale iniziò a trasformarsi in cosmo. La luce mette un limite alle tenebre imprimendo al mondo una spinta nuova in direzione della vita e non della morte. Dalla morte del vecchio mondo nasce uno nuovo il cui destino ultimo non è la morte ma la vita. Questo è l’inizio del regno di Dio, che non avrà mai fine, e il principio del giorno che non vedrà tramonto. Così all’alba del primo giorno della settimana la parola di Dio, annunciata da due messaggeri, rischiara il buio della tristezza e mette ordine nel caos dei pensieri che si agitano nel cuore delle donne recatesi al sepolcro con gli aromi.
Il racconto evangelico è la storia del cammino di fede che fa delle donne, testimoni oculari, le prime ministre della Parola. Questo itinerario di fede ruota attorno al vangelo di Gesù che risuona sulle labbra dei due angeli e che è ritmato da tre verbi: cercare, ricordare, annunciare.
Le donne che si recano al sepolcro sono quelle che hanno seguito Gesù sin dall’inizio della sua missione in Galilea, da dove era iniziato il suo lungo viaggio verso Gerusalemme. Lo avevano servito con i loro beni e gli erano stati vicini, per quanto fosse stato loro consentito, nelle drammatiche ore della sua passione e morte. Quali testimoni oculari, avevano osservato ogni cosa in silenzio come chi nella contemplazione ascolta con gli occhi. Osservanti della legge, si erano fermate nel giorno di sabato per poi andare al sepolcro a compiere il mesto servizio funebre. Nel linguaggio simbolico gli aromi, con il loro profumo, avevano il compito di contrastare il processo corruttivo della morte. Il sepolcro è il luogo del ricordo, scrigno che custodisce la memoria di una persona. Onorarne la memoria è il tentativo umano di rendere presente colui che la morte ha reso assente. Davanti alla sofferenza, di cui la morte rappresenta l’espressione più alta, l’uomo sceglie o di rimuovere il ricordo oppure di imbalsamarlo. C’è chi per difendersi dal dolore dimentica e chi, dando forma al proprio senso religioso, cerca di mantenere vivo il ricordo con gesti di rispetto verso il defunto. I riti, quali meri appuntamenti formali, corrono il rischio di imbalsamare la nostra fede. Cosa serve mantenere in piedi espressioni esteriori di religiosità permettendo che esse si svuotino di significato perdendo il loro valore spirituale. Processioni, devozioni, benedizioni, messe, avulse da un cammino di fede serio accompagnato dalla Parola di Dio, diventano semplicemente vani tentativi di colmare i vuoti dell’anima senza però cercare Dio. Chi cerca Dio si lascia trovare, chi desidera incontrarlo riceve la grazia di credere in Lui e accoglierlo nella propria vita.
Giunte al sepolcro le donne si rendono conto che qualcun altro ha ribaltato la pietra tombale permettendo loro di entrare nella cavità rocciosa dove era stato deposto il corpo di Gesù. Si aspettavano di trovare un morto e invece trovano la sua assenza perché il sepolcro è stato svuotato. Esse cercano una spiegazione ma non trovano neanche quella fin quando i due messaggeri divini non sciolgono l’enigma. Gli uomini in splendide vesti recano alle donne il profumo del vangelo: quel Gesù che essi avevano visto morire ed essere sepolto è risuscitato. Ha lasciato il sepolcro per essere cercato e incontrato non nelle memorie nostalgiche del passato, ma ricordando le sue parole. L’annuncio della risurrezione di Gesù diventa ricordo delle sue parole che illuminano di senso la sua assenza. Risuona il cuore del vangelo proclamato da Gesù: «Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno».
Le donne ricordano le sue parole. Ricordare significa credere che Gesù non è solo un profeta che ha previsto la sua fine ma è veramente il Cristo nel quale si compie la volontà di Dio. Le sue parole sono vere come la promessa che in Lui si è compiuta. Il vangelo è la promessa di Dio di non lasciarci nella condizione mortale ma di liberarci dalla paura della morte per donarci la speranza e la gioia. Ricordare non vuol dire semplicemente conservare o tenere a mente, ma custodire la Parola di Dio nel cuore meditandola per farla crescere dentro affinché diventi viva come il seme che nella terra germoglia per portare frutto o come un bambino nel grembo della propria madre. Ricordare significa ancora essere presente per essere uniti a chi si ama anche se è lontano dagli occhi. Il buon ladrone prega perché Gesù si ricordi di lui nel momento in cui sarebbe entrato nel suo regno. Gesù lo rassicura che quel momento è oggi. Il Cristo risorto, infatti, oggi si rende presente e ci unisce a sé nell’abbraccio del perdono che ci libera dal peccato e ci dona la vita eterna. Infine, ricordare significa far abitare Gesù in noi, renderlo partecipe delle gioie e dei dolori, delle ansie e delle speranze, dei dubbi e della fiducia che portiamo nel cuore. Anche noi possiamo sentirci vuoti come quel sepolcro perché la mancanza di Dio scava in noi, come nelle donne, un vuoto ancora più profondo. Le tante cose che facciamo solo in apparenza ci rendono vivi. Il rischio è quello di diventare sepolcri se non facciamo abitare l’assenza dalla Parola di Dio e non ungiamo con gli aromi del Vangelo le ferite del lutto.
Le donne andate al sepolcro per compiere i riti funebri vengono evangelizzate. Loro, rese povere dalla morte ingiusta del loro Maestro, sono consolate e guarite dalla parola del Vangelo. La forza della risurrezione passa attraverso l’annuncio dei messaggeri che trasforma la fede delle donne da ricordo mesto di un grande uomo a testimonianza gioiosa dell’incontro con la Parola, viva ed efficace. La fede delle donne non si riduce semplicemente nel credere che è accaduto un evento straordinario ma che, realizzandosi la parola di Gesù, si è compiuta anche la promessa fatta al buon ladrone e a ciascuno di noi. Chi crede sente crescere dentro una gioia incontenibile che esige di essere annunciata e condivisa. Le donne, immagine simbolica del cristiano, diventano testimoni portando ai fratelli quella parola che viene da Dio e che in esse ha risvegliato la speranza e messo in fuga la tristezza. Anche noi siamo chiamati a portare il profumo del vangelo lì dove regna il cattivo odore della paura e della rassegnazione. Non arrendiamoci se la nostra gioia è fraintesa e siamo scambiati per pazzi. Lascia che l’aroma della fede si spanda dovunque andiamo. La carità fraterna, che è la perseveranza della fede, se non convince almeno inquieta, come succede a Pietro, che lascia il cenacolo per correre anche lui al sepolcro. Giungerà anche lui alla fede quando incontrerà personalmente il Cristo risorto, come avverrà con i discepoli di Emmaus. Testimoniamo con la Carità il fatto che Cristo è vivo e presente in mezzo a noi e seminiamo la speranza nel cuore di ogni uomo perché anche lui, attratto da profumo del vangelo possa cercare tra i vivi Colui che dà la vita. Non accontentiamoci di essere Chiesa pinacoteca o museo contenitori di opere d’arte e reperti storici che parlano del passato ma non hanno nulla da dire nel presente e sono reticenti del futuro. La Chiesa attinga costantemente alla sorgente inesauribile del Vangelo la luce della fede per rischiarare chi sta nelle tenebre e nell’ombra di morte e guidarlo sulla via della pace.
Signore Gesù, luce che brilli nell’oscurità del mondo, disperdi le tenebre della paura che incombono minacciose. Guarda il nostro viso sul quale è calato un pesante velo di tristezza e di angoscia. Abbi misericordia di noi e vieni a salvarci. Tu che hai vinto la morte disarma la mano di chi la usa per spargere sangue e seminare distruzione. Il tuo Spirito accenda in noi la luce della fede perché il desiderio di credere in Te ci guidi nella ricerca per conoscerti e lasciarci conoscere da Te. Fa che cercandoti ti troviamo e trovandoti ti accogliamo nel cuore, custodendo e meditando la tua Parola. Insegnaci a ricordare le tue parole e a farle vivere nei gesti di carità compiuti imitando il tuo esempio di umanità. Rendici profumo del Vangelo affinché si arresti il processo corruttivo del peccato che, come un vortice di violenza, tutto divora. Donaci di opporci al male con la forza della mitezza e con la dolcezza della misericordia di confessare la gioia di essere cristiano, testimoni del Risorto.