Il paziente e graduale cammino della salvezza – Mercoledì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Mercoledì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Giac 1,19-27 Sal 14
+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 8,22-26
Il cieco fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Il paziente e graduale cammino della salvezza
«Prese il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio». Le mani di Gesù prendono quella del cieco per condurlo fuori dal villaggio e le impone due volte sugli occhi del malato perché riacquisti la vista. C’è da rimanere commossi nel riconoscere con quanta delicatezza siamo aiutati ad uscire dal buio che ci abita. La saliva posta sugli occhi del cieco indica qualcosa che dalla propria intimità passa all’altro. È un gesto di profonda comunione intima. Gesù non è un maestro che dispensa pillole di saggezza, ma si accosta a noi come un amico che condivide ciò che gli appartiene più profondamente, il suo Spirito. L’ azione terapeutica di Gesù avviene in due momenti per indicare che il cammino di fede è graduale e che nell’accompagnamento ci vuole pazienza. Tra la prima e la seconda imposizione delle mani vi è la domanda: «vedi qualcosa?». Il tempo della verifica è fondamentale per entrare in maggiore sintonia con gli altri compagni di viaggio, per cogliere i progressi e le imperfezioni senza giudicare o scoraggiarsi. La seconda imposizione delle mani vuole confermare la volontà non solo di guarire ma anche di salvare. Il gesto di Gesù non è una semplice ripetizione nella speranza di essere più fortunato, ma un segno profetico che rimanda all’ora della croce nella quale Egli dona tutta la sua vita per salvare gli uomini dal buio della morte. La guarigione determina un nuovo modo di stare al mondo e una graduale capacità di discernimento. Il passaggio dalla dipendenza alla responsabilità avviene anche attraverso esperienze il cui valore e significato va chiarendosi man mano che si progredisce nel cammino di fede. Gli atti terapeutici di Gesù si attualizzano nei segni sacramentali con i quali la Chiesa si fa mediatrice della grazia che guarisce e salva. Essa, infatti, è quella luce che permette di abitare le relazioni quotidiane avendo lo stesso sguardo trasparente e profondo di Gesù. La fede non offre subito una percezione chiara e nitida della realtà ma ci aiuta a focalizzare sempre più nettamente la meta della nostra vita, la salvezza. La luce che viene dal Cristo risorto permette di percorrere la via della santità e di rimanere sul retto cammino anche quando si sbanda a causa della debolezza umana, perché la mano della Chiesa è sempre tesa per aiutare i suoi figli a giungere alla pienezza della vita.
Signore Gesù, grazie perché mi prendi per mano, mi doni la tua Parola, mi fai sperimentare la potenza della tua misericordia, mi guidi pazientemente. Sento rivolta a me la domanda: vedi qualcosa? Mi fai prendere coscienza che il mio modo di vedere e concepire la vita, la mia capacità di discernimento delle situazioni che vivo non è chiara. Continua ad accompagnarmi con la tua Parola, tocca il mio corpo perché la tua grazia raggiunga la mia anima e, illuminato dalla luce della Croce, possa riconoscere la via della vita sulla quale mi stai conducendo per seguirti fino alla fine, al dono totale di me.