La compagnia dello Sposo – Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Sant’Antonio
Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) – Sant’Antonio
1Sam 15,16-23 Sal 49
+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 2,18-22
Lo sposo è con loro.
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
La compagnia dello Sposo
Le nozze sono un’occasione per fare festa nella quale gli invitati partecipano alla gioia degli sposi. Gesù si manifesta come il Dio sposo che ha organizzato la festa per le sue nozze, simbolo dell’alleanza d’amore stipulata con il suo popolo. Incarnandosi Dio si è unito ad ogni uomo partecipando con lui alla precarietà della condizione mondana. Morendo sulla croce e risorgendo ha fatto di questa unione un matrimonio attraverso il quale ha riscattato l’uomo dal potere della morte e gli ha donato quello della vita eterna. I discepoli di Gesù sono persone dalle quali traspare la gioia di essere con Lui. Stare con Gesù è sempre una festa perché egli ci fa partecipi della sua gioia, della sua forza, del suo coraggio, della sua sapienza. Se diamo per scontato questa relazione e non coltiviamo l’amicizia con lui, si finisce per non avvertire più la gioia di essere amati, correndo il rischio di sentirsi soli o abbandonati nei momenti della prova. È in questi frangenti della vita che il discepolo di Gesù è chiamato a digiunare, ovvero a sentire anche nel corpo il bisogno di Dio per ravvivare il desiderio di una vera relazione d’amore con Lui e con i fratelli. La pratica del digiuno non può essere un modo per acquisire meriti davanti a Dio o una forma di ostentazione della propria religiosità per guadagnare l’approvazione degli uomini. Il digiuno è un esercizio che fa parte della ginnastica del desiderio affinché ci si possa preparare all’incontro con l’amato. Digiunare vuol dire rinunciare al narcisismo che ci rende individui anonimi, chiusi nell’isolamento dell’autoreferenzialità. Rinunciando al peccato ci rendiamo disponibili a lasciarci rinnovare dall’azione dello Spirito che mette nel cuore la gioia di amare Dio e di servire i fratelli in letizia.
Signore Gesù, Sposo della Chiesa che l’hai amata donando la tua vita per Lei affinché sia sempre giovane e feconda, rendici partecipi della gioia che porti nel cuore di essere servo della volontà del Padre. Fa che possiamo godere della tua compagnia e lasciarci guidare dalla tua parola per fare della nostra vita un canto di lode e del nostro servizio un’occasione di festa tra i fratelli che si vogliono bene. Purifica la mente da ogni pensiero giudicante che induce al disprezzo degli altri, che crea barriere di silenzio e incomunicabilità, che gonfia di orgoglio e alimenta la tendenza al narcisismo. Insegnami ad esercitarmi nel vero digiuno, a rinunciare alla competizione conflittuale, all’autoreferenzialità che isola, al fine di fare del mio cuore l’otre nuovo, nel quale riversare il vino nuovo della tua Parola, e la sorgente dalla quale ognuno possa attingere una parola di consolazione e speranza.