La prova dei fatti – Martedì della III settimana di Avvento – San Giovanni della Croce
Martedì della III settimana di Avvento – San Giovanni della Croce
Sof 3,1-2.9-13 Sal 33
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 21,28-32
È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
La prova dei fatti
La piccola parabola narrata da Gesù prima che essere un’esortazione a credere è un invito a ricredersi. L’orgoglio ci acceca, impedendoci di vedere la verità su noi stessi, e ci condanna alla superficialità dell’apparenza ricca di chiacchiere ma povera di fatti concreti. Spesso, anche se avvertiamo il desiderio di cambiare, non accettiamo il fatto di aver bisogno di convertirci ovvero di orientare il cambiamento verso la relazione riconciliata con Dio. Aborriamo la fatica di cambiare noi stessi e preferiamo dispensare consigli su come il mondo dovrebbe cambiare. Se un mutamento desideriamo esso è nella linea dei nostri interessi e se un lavoro accettiamo esso è subordinato ad un guadagno immediato. Ricredersi significa cambiare obbiettivo d’interesse, dal proprio io egoista a Dio e, conseguentemente, ai fratelli. I due figli sono l’esempio di chi è capace di fare questo passaggio e riesce a vincere il suo egoismo compiendo la volontà di Dio concretamente, mentre l’altro l’adempie solo a parole ma alla prova dei fatti antepone il suo volere a quello del padre. L’orgoglio ci fa credere di essere migliori degli altri al punto da disprezzare chi invece dovremmo imitare. I peccatori pubblici sono la dimostrazione evidente della malvagità che è presente in ogni uomo, anche in chi in apparenza sembra giusto. Lo è infatti agli occhi di chi si ferma alla forma, ma Dio vede la sostanza e gradisce il sacrificio del proprio orgoglio sull’altare dell’umiltà. Confessare il proprio peccato e supplicare l’aiuto di Dio per fare la sua volontà è il culto gradito al Signore. Possiamo compiere la volontà di Dio solo se, ricredendoci, porremo il vanto non sulle nostre intenzioni, che spesso si fermano a vuote dichiarazioni, ma sulle scelte concrete, soprattutto quelle che nascono dall’umile rinnegamento di sé e dal pieno abbandono in Dio.
Signore Gesù, insegnami a fare la volontà di Dio non con parole vuote ma con fatti concreti. Aiutami a parlare con la carità perché risulti credibile il mio parlare della carità. Guariscimi dall’orgoglio che si frappone tra me e Te e i miei fratelli. Donami l’umiltà di ricredermi e il coraggio d’intraprendere il faticoso cammino della fede che mi porti ad abbandonare la logica dell’apparenza per coltivare il desiderio dell’appartenenza a Dio e alla Chiesa.