Servire ad occhi aperti – Martedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Martedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Rm 5,12.15.17-19.20-21 Sal 39
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 12,35-38
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Servire ad occhi aperti
La veste stretta ai fianchi è l’abbigliamento di chi è in cammino o che offre un servizio come lo è il discepolo di Gesù che è esortato a monitorare costantemente il suo cuore per tenerlo libero da ogni forma di avidità. Il pericolo di ingolfare il cuore di preoccupazioni inutili è reale. Perciò la fede non può prescindere dal servizio che per il cristiano non è una prestazione occasionale ma è uno stile permanente di vita che acquisisce strada facendo seguendo e imitando il suo Maestro.
La cupidigia, ovvero l’attaccamento ai beni materiali, induce ad accomodarci, a rifuggire la fatica e le rinunce per costruire relazioni autentiche con gli altri. L’amore responsabile richiede piuttosto di scomodarci, rischiare, lasciare le false sicurezze per andare incontro ai fratelli nei loro bisogni. Tuttavia, l’amore agli altri sarebbe un’emozione passeggera e il servizio un’esperienza di contratto a termine se non fossero alimentati dal desiderio d’incontrare il Signore. Il servizio supera la prova della delusione e della paura e l’amore diventa una scelta fondamentale di vita da cui derivano tutte le altre opzioni, se il suo primo e ultimo destinatario è Gesù.
La Parola di Dio è la lampada che il cristiano deve tenere accesa perché illumini la sua mente per discernere le povertà del nostro tempo, rischiari il suo cuore per confortarlo nella notte della prova, e posta in alto, permetta di vedere al di là dei nostri limiti e infonda speranza.
Il desiderio d’incontrare Gesù, sostiene l’attesa e alimenta in noi l’amore a Lui. Se siamo pronti ad aprire il cuore allo Sposo che bussa, che chiede di essere accolto e che ci parla, soprattutto nei poveri, sperimenteremo la dolcezza della sua ospitalità. Il Signore viene a salvarci non a giudicarci; come tale il Salvatore, lo Sposo dell’umanità, si presenta nei panni del Servo dei servi affinché possiamo scoprire che l’amore è servizio, che non c’è altra via per la felicità che quella del prendersi cura degli altri e che il ministero non è un lavoro da compiere o un compito da svolgere o ancora un precetto da assolvere, ma è un dono da condividere con gioia, è la festa da vivere insieme a Dio e ai fratelli.
Signore Gesù, sposo e fratello dell’umanità che sei venuto in mezzo a noi non per essere servito ma per servire e dare la vita, aiutami a liberare il cuore da tutto ciò che lo rende lento nel riconoscere Dio che bussa alla mia porta e chiede ospitalità. Alimenta con l’olio della carità la lampada delle opere di misericordia perché, impegnandomi a prendermi cura dei fratelli, impari a servirti con cuore semplice e gioioso. La tua Parola, custodita nel cuore, mi aiuti a vincere ogni tipo di rigidità, freddezza e meccanicismo, ma crei lo spazio nel quale lo Spirito Santo possa ispirarmi forme creative di carità fraterna.