La verità si scopre al di là del proprio naso – Venerdì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Venerdì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37 Sal 80
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,54-58
Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
La verità si scopre al di là del proprio naso
Il disprezzo e il rifiuto è l’epilogo di un amore malato. Nella sinagoga di Nazaret ognuno poteva vantare un legame di parentela o di amicizia o di semplice conoscenza con Gesù, tanto più per il fatto che la sua fama si era sparsa nei villaggi vicini. Un giovane ebreo originario della periferica Galilea e proveniente da un villaggio sconosciuto persino alle Scritture fa parlare di sé per la sapienza con cui insegna e la forza grazie alla quale compie prodigi. Il suo ritorno suscita interesse ma anche interrogativi perché chi lo conosce bene non si spiega come abbia acquisito quelle capacità nel parlare e nell’operare miracoli. Lo scandalo deriva dalla delusione di non vedere quei prodigi a cui si aspettavano di assistere dopo aver ascoltato. Ai compaesani di Gesù non basta la parola ma vogliono vedere i fatti perché non hanno compreso che il vero prodigio è la conversione. Ma esso non può avvenire se si rimane chiusi in schemi mentali che sono propri di circoli ristretti e settari. I nazionalismi e i familismi sono generati da una mentalità che favorisce il ripiegamento su sé stessi, la costruzione di barriere e confini per proteggersi e l’ansia di dover tener tutto sotto controllo. Presi dalla mania della verifica premiamo perché l’altro risponda alle proprie attese. L’amore malato cerca di possedere l’altro piegandolo alle proprie aspettative. Se non gli riesce la lusinga si trasforma in derisione e il vanto in disprezzo. Il vero miracolo avviene nel momento in cui riconosco che la verità risiede proprio nell’altra faccia della realtà, quella che è rimasta nell’ombra perché non l’ho voluta mai vedere. Senza lo stupore l’amore si corrompe e degenera nel suo contrario. Stupirsi significa andare sempre al di là delle certezze che portano il marchio della presunzione e del pregiudizio.
Signore Gesù, profeta scomodo ma vero, non hai avuto paura di scontrarti con il pregiudizio, donami il coraggio di annunciare la parola di Dio anche negli ambienti familiari dove più forte è la tentazione di deludere e più facile il pericolo di essere fraintesi e derisi. Il rifiuto e la resistenza che incontro da coloro che meglio dovrebbero conoscermi e più convintamente sostenermi mi aiuti a riconoscere le mie rigidità e chiusure mentali che mi impediscono di scorgere nel fratello e nella sorella più bisognosi il tuo volto familiare. La tua parola faccia di me la profezia del tuo amore che, sebbene umiliato, porta molti frutti di grazia.