Seme di speranza e lievito di fraternità – Santi Gioacchino e Anna
Lunedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (anno dispari) – Santi Gioacchino e Anna
Es 32,15-24.30-34 Sal 105
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,31-35
Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Seme di speranza e lievito di fraternità
Il regno di Dio non è un’idea da contemplare ma una storia d’amore da vivere con Dio che nella parabola è simile ad un uomo che semina e ad una donna intenta a preparare il pane. Il verbo prendere sta per scegliere. San Paolo, contemplando l’opera della salvezza portata a compimento da Gesù e considerando la sua esperienza, afferma che «quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1 Cor 1, 27-29). Ciò che il mondo reputa inutile Dio lo coinvolge nella sua opera perché ne divenga protagonista. Non siamo strumenti inermi nelle mani di Dio ma suoi collaboratori. Questo spiega la seconda riflessione che san Paolo fa sul ministero. L’apostolo si domanda chi sono gli evangelizzatori e dà la risposta: «Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio» (1Cor 3, 5-9). Il servizio è efficace nella misura in cui si è docili alla volontà di Dio e ci si mette nelle mani di Dio invece di cercare consenso e approvazione. Solo un ministero che trae la sua ispirazione dall’ascolto della Parola di Dio e che si affida ad essa assume quel potere di crescita che è proprio del lievito. Il servizio ha fondamentalmente una funzione educativa perché chi ne è il destinatario cresca in modo tale da realizzare in sé la volontà di Dio ed essere per tutti segno e strumento della bontà misericordiosa di Dio.
Signore Gesù, seme di speranza e lievito di fraternità, ti ringrazio perché mi scegli per la mia piccolezza e mi chiami a diventare grande nell’amore raggiungendo la tua statura spirituale. Mi affido alle tue mani perché Tu possa seminarmi nei solchi della storia e inviarmi come tuo messaggero di speranza dove più profonde sono le ferite dell’umana fragilità. L’incontro con ognuno dei miei fratelli che metti sul mio cammino mi faccia crescere in umanità. Insegnami ad essere benevolmente accogliente e premurosamente accudente. Donami l’umiltà di mescolarmi nella comunità fino a sottrarmi alla logica dell’apparenza e del protagonismo che alimenta contrapposizioni e contrasti, il coraggio di consumarmi offrendo con gioia le mie forze per il bene di tutti e la serena accettazione che ogni cosa terrena finisce ma nella speranza che da essa inizia qualcosa di più bello.