L’amico, il custode dell’amore – VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)
VI DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)
At 10,25-27.34-35.44-48 Sal 97 1Gv 4,7-10
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 15,9-17
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
L’amico, il custode dell’amore
Ci hanno insegnato che ci sono tre gradi dell’amore che si esprimono con altrettanti termini greci: eros, filia e agape. Sono le tre tappe della maturazione affettiva e spirituale che fanno dell’amore la via verso la gioia piena. Gesù indica nell’agape il vertice dell’amore, «l’amore più grande», ovvero «dare la vita per qualcuno». C’ inganneremmo se pensassimo che questo tipo di amore esclude le prime due forme. Al contrario, essa le assume, le sintetizza e le porta a compimento. Se così non fosse sarebbe un amore ideale, sganciato dalla realtà e soprattutto dal nostro corpo. Un altro errore che potremmo commettere sarebbe quello di pensare che l’agape è l’amore proprio di Dio e che l’eros e la filia appartengono alla sfera dell’umano. In realtà in Dio trovano origine tutte e tre le forme di amore e se l’uomo si lascia amare integralmente da Lui diventa anch’egli capace di sperimentarle e di viverle. L’uomo diventa veramente immagine e somiglianza di Dio quando vive in sé ogni dimensione dell’amore. Possiamo intendere la vita come un cammino nel quale gradualmente s’impara ad amare e a farsi amare. L’eros è la prima esperienza d’amore che facciamo sin dai primi momenti della nostra esistenza in cui sono coinvolti i sensi attraverso i quali avvertiamo piacere, appagamento e gratificazione. L’eros ci spinge ad uscire dall’isolamento dell’auto compiacimento per metterci alla ricerca dell’altro. Sentiamo il bisogno del contatto e del calore. La filia, o amicizia, segna una fase importante della vita perché prendiamo sempre più consapevolezza che ci abita un desiderio da realizzare e non solo un bisogno da soddisfare. Imparando a conoscere il nostro corpo ne diventiamo amici non quando ci lasciamo guidare dagli istinti, ma quando maturiamo la virtù dell’obbedienza, ovvero la capacità e il potere dell’ascolto. Obbedire non significa semplicemente eseguire, altrimenti saremmo degli schiavi, anche delle nostre passioni. Obbedire significa osservare, senza giudicare, imparare e assimilare il meglio per tradurre il bene in pratiche concrete. L’amicizia con Dio, radice dell’amicizia fraterna, è espressa da Gesù con le parole «rimanete nel mio amore» e «osservate il mio comandamento». La sua relazione con il Padre diventa modello della sua con noi e di quella che deve intercorrere tra i fratelli. L’amicizia è fondamentalmente quella disposizione del cuore che non si inorgoglisce, ma che si «sottomette», ovvero ascolta stando sotto (significato etimologico del verbo obbedire) determinando la postura del discepolo che desidera imparare. Si impara se si riconosce nell’altro, ma direi in ogni evento della vita, un valore di insegnante. L’amicizia comporta il passaggio «dalla pelle al cuore», cioè la interiorizzazione del rapporto grazie al quale non ci si mette solamente insieme per convenienza e non si vive solo una convivenza, ma si pongono le basi per un passaggio ulteriore verso la pienezza dell’amore. Il bisogno di cercare l’altro matura nel desiderio di imparare dall’altro. Se questo altro è Dio comprendiamo che la dimensione psico-fisica e quella spirituale della nostra vita camminano insieme. La fede matura di pari passo con lo sviluppo fisico e affettivo e viceversa.
L’amore grande è una scelta in cui si esercita la libertà. La scelta richiede coraggio perché, come dice il termine, è la determinazione del cuore che si orienta verso il destinatario dell’amore.
Signore Gesù, il Signore e il Maestro, nell’ora di passare da questo mondo al Padre hai lasciato un esempio da seguire, orma impressa nella mia umanità, che porta alla gioia piena. Ogni giorno scopro di essere fatto per amare e che non vi è gioia più grande che offrire la propria vita per gli altri. Hai messo dentro di me il bisogno di essere amato e il desiderio di amare, donami l’umiltà di lasciarmi aiutare a trasformare la mia debolezza in forza, la mia stoltezza in sapienza, la mia povertà in ricchezza, la mia tristezza in gioia, il mio egoismo in amore oblativo. Donami di crescere nell’amicizia con Te, perché la tua Parola non sia qualcosa che aumenta il bagaglio conoscitivo ma ciò che mi permetta di riempire la mia vita dell’amore che è l’unico equipaggiamento necessario per scalare le vette dell’umanità e giungere alla cima della santità. Insegnami a custodire l’amore per i miei fratelli come Tu sei il custode del mio amore.