La bottega del falegname, laboratorio di vita e di fede – San Giuseppe Lavoratore
San Giuseppe Lavoratore
Gen 1,26-2,3 Sal 89
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,54-58
Non è costui il figlio del falegname?
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
La bottega del falegname, laboratorio di vita e di fede
Gesù è individuato come il «figlio del falegname». Per la gente di Nazaret Giuseppe è indentificato con il suo lavoro per dire che le competenze che si aspettavano di vedere in Gesù erano quelle imparate alla bottega del padre. Essi si stupiscono che invece Gesù sia capace di offrire insegnamenti autorevoli e di fare prodigi. I paesani di Gesù rimangono scandalizzati perché non sono capaci di fare una vera sintesi tra fede e vita. È come se la Parola di Dio, e i segni da essa prodotti, appartenessero ad una sfera altra rispetto a quella della vita ordinaria. Quello che potrebbe suonare come un disprezzo è per Gesù un onore perché le sue parole e i suoi gesti rivelano la carica altissima di umanità in essi contenuti. Gesù ha imparato alla bottega del padre che la vita è un continuo laboratorio e che la fede è esperienza attraverso la quale si scopre sempre di più l’amore di Dio e la propria vocazione ad amare. Nel vangelo non si riporta nessuna parola di Giuseppe ed è facile immaginare anche che i lunghi silenzi, accompagnati dal suono della pialla o dello scalpello, siano stati i momenti più intensi nei quali Gesù ha imparato a dare valore alle parole e ai gesti mettendoli insieme in una relazione di coerenza. L’autorevolezza del suo insegnamento deriva dal rapporto di consequenzialità tra il dire e il fare, proprio come è sottolineato nel primo racconto della creazione in cui Dio realizza quello che dice.
Signore Gesù, figlio del falegname, tu che alla bottega di Giuseppe hai imparato ad usare ingegno e creatività perché ciò che era destinato ad essere gettato potesse avere una seconda vita, insegnami a non disprezzare nulla di quello che mi viene quotidianamente donato dal Cielo e donami la sapienza necessaria perché generosamente e gratuitamente possa mettere a servizio del bene comune i carismi che il Signore mi ha dato.