Passaggi cruciali – Sabato della III settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Sabato della III settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Eb 11,1-2.8-19 Lc 1,68-75
+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 4,35-41
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
«Passiamo all’altra riva!». Il discepolato è il progressivo cammino della fede guidato da Gesù che indica la direzione di marcia. La traversata da una riva all’altra traduce in immagine le esperienze che fungono da riti di passaggio verso una fede più consapevole. Ogni cambiamento è vissuto come un passaggio a cui fatichiamo ad adattarci. Non è facile seguire Gesù e chi pensa che la fede sia un calmante si scontra con le sue continue provocazioni e le spinte ad andare oltre i nostri limiti.
«Lo presero con sé, così com’era, nella barca». L’accettazione incondizionata di sé e dell’altro non significa rinunciare ad affrontare i dubbi e le paure di cui una relazione è disseminata. Il timore di esporsi al conflitto, che porterebbe ad un punto di rottura, induce alla reticenza mascherata da tolleranza. Il silenzio, che nasce dalla presunzione di poter risolvere da sé stessi i problemi continuando a far finta di nulla, a lungo andare scava un abisso profondo tra le persone che si avvertono distanti l’una dall’altra. Il dramma che si consuma sulla barca, che è sul punto di affondare, trova il suo culmine quando finalmente la diffidenza degli apostoli viene verbalizzata nell’atto di accusa contro Gesù: «Non ti importa che siamo perduti?».
La risposta di Gesù sta nella sua parola autorevole come quella usata nella sinagoga di Cafarnao contro lo spirito impuro che aveva disprezzato le sue origini, travisato la sua missione e millantato la sua conoscenza. Non è forse questa la poca fede: guardare l’altro e interpretare i suoi gesti fermandosi al proprio punto di vista senza cercare la verità oltre l’apparenza?
Fin quando la parola di Gesù non tocca la propria carne e non lo si accoglie nel cuore, nella parte più vulnerabile e povera della propria persona, lì dove duellano la vita e la morte, non ci si porrà mai la domanda cruciale: «Chi è costui?». Questa è la porta che fa passare dall’immaginare l’altro all’incontrarlo, dal volerlo comprendere al volersi cambiare, dal sapere di lui al gustarlo, dall’innamorarsi all’accompagnare e lasciarsi accompagnare da Gesù.
Passaggi cruciali
Quando giunge la sera, il vociare della folla cede il posto al silenzio e si placa l’agitazione dell’attivismo per godere il giusto riposo; la tua parola, Signore Gesù, provoca ad andare oltre i luoghi comuni o le abitudini mentali e pratiche senza fuggire la necessaria verifica.
Signore Gesù, ti accosti a me con delicatezza e rispetto comunicandomi la tua affettuosa vicinanza senza giudicarmi. Quando fraintendo la tua umiltà o strumentalizzo la tua pazienza la tua parola mi scuota dal torpore della pigrizia e mi distolga dalla logica della comodità.
Per andare avanti mi induci ad attraversare il mare del silenzio che abita il cuore per dare finalmente voce ai dubbi e alle paure che lo turbano come la barca in mezzo alla tempesta. Donami il coraggio di pormi domande scomode che mi aiutino a lasciare la riva sicura delle mie idee per andare verso l’altro con il desiderio di conoscerlo e amarlo per quello che è.