La tattica perversa della lamentela per non mettersi in gioco – Venerdì II settimana di Avvento
Venerdì II settimana di Avvento
Is 48,17-19 Sal 1
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,16-19)
Non ascoltano né Giovanni né il Figlio dell’uomo.
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
La tattica perversa della lamentela per non mettersi in gioco
Le parole di Gesù rivelano il disappunto per l’atteggiamento di chi si fa scivolare ogni cosa senza lasciarsi coinvolgere per cambiare. Questo disagio lo esprime attraverso la metafora della lamentela di alcuni bambini verso altri compagni che non reagiscono alle sollecitazioni, che rimangono ai margini senza farsi coinvolgere nel gioco. Il paragone visualizza l’atteggiamento di chi rifiuta il gioco delle relazioni prendendo le distanze da ogni cosa e ponendosi sempre in atteggiamento critico. La critica per partito preso è un modo per rimanere nelle proprie convinzioni pregiudiziali e screditare tutto per non doversi misurare con ciò che potrebbe essere uno stimolo a rinnovarsi. Solo chi ha rinunciato a sognare, a desiderare e a progettare si rifugia nella lamentela e nella mormorazione. Chi non attende più nulla o non si apre ad accogliere la novità per rinnovarsi nella mente e nel cuore, si condanna all’isolamento, che consuma interiormente. L’abitudine a giudicare le persone, di solito assolutizzando un particolare negativo, nasce dall’invidia, che è l’incapacità di vedere nell’altro la benedizione di Dio. La sapienza a cui ispirarci non è quella di chi vede nemici dappertutto e si pone nei confronti della vita e degli altri con un atteggiamento negativo e di difesa, ma quella di Dio che, mosso da fiducioso amore, non si stanca mai di venirci incontro. Signore Gesù, grazie perché mi fai conoscere quella parte di me spenta, fredda, rassegnata, rigida. Donami il tuo Spirito perché possa rimuovere le pesanti pietre sepolcrali del pregiudizio e della colpevolizzazione. Donami la tua sapienza perché riscopra la gioia di confrontarmi, di misurami e di gareggiare nell’amore con i miei fratelli.
La Parola cambia la vita
Domandiamoci se il nostro modo di vedere noi stessi e gli altri è ricerca del volto di Dio o piuttosto uno sguardo ispettivo per cogliere il negativo e lapidare.
Quali difficoltà incontriamo nella relazione con chi non la pensa come noi? Come reagiamo?