L’Amor che move il sole e l’altre stelle – Giovedì della XXXI settimana del Tempo Ordinario
Giovedì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Fil 3,3-8 Sal 104
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 15,1-10
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
L’Amor che move il sole e l’altre stelle
L’insegnamento offerto da Gesù a casa di uno dei capi dei farisei sulla necessità di mettersi a servizio di quelli che sono scartati dalla società lo attua egli stesso accogliendo e mangiando insieme ai pubblicani e ai peccatori che erano gli esclusi dall’èlite religiosa. Proprio essi, e non quelli che si ritenevano saggi, pii e giusti, si avvicinano a Gesù attratti dal suo messaggio e dal suo modo di operare.
Davanti alle critiche di coloro che stigmatizzano la sua benevolenza, scambiata per connivenza, Gesù interroga: «Chi di voi …?». Le due parabole ci invitano ad accostare – questo infatti significa parabola – il nostro atteggiamento a quello del pastore che va in cerca di una delle sue cento pecore che si è perduta o alla ricerca affannosa della donna che vuole ritrovare una delle sue dieci monete. Probabilmente nessuno di noi direbbe: «anche io farei la stessa cosa». Qui prendiamo consapevolezza di quanto distante sia il nostro comune sentire rispetto a quello di Gesù e che mai potremmo dirci cristiani se prima di giudicare non ci immedesimiamo in quell’unica pecorella smarrita e in quella sola moneta persa per scoprire che la cura che Dio riserva a ciascuno è qualcosa di unico e straordinario. Dio ci ama sempre e comunque, ma il suo amore diventa ancora più forte quando ci smarriamo e rischiamo di morire o cadere nell’oblio e Lui viene in nostro soccorso.
L’unico motivo che spinge Dio a cercare chi è smarrito è la speranza di salvare chi è perduto. Quando questa speranza si compie esplode la gioia come il sole che rifulge e, splendendo nel cielo, riscalda il cuore di tutti. Chi mormora manifesta di avere cuore freddo e una grande tristezza perché gli manca l’essenziale. Solo se ci riconosciamo mendicanti dell’amore di Dio lo potremo veramente conoscere e, lasciandoci trovare da Lui, il nostro cuore è colmato di gioia. Nella misura in cui ci lasciamo amare da Dio impariamo ad amare come Lui, a liberarci dai pregiudizi che ci inducono a contrapporci gli uni agli altri o ci rendono insensibili ai drammi dei nostri fratelli. Dio ci ama e invita tutti a rallegrarci con Lui perché il vuoto del cuore sia colmato dalla sua gioia.
Quando Gesù incontra i peccatori i suoi occhi brillano di speranza perché essi già vedono la gioia di chi si lascia perdonare e salvare. La gioia è la luce della speranza che non si arrende al peccato, ma sa andare oltre per raggiungere la vita. Lasciamoci dunque affascinare e attirare dalla luce che promana dagli occhi di Gesù, così pieni di amore e di speranza, affinché anche i nostri gesti possano comunicare a tutti la ricchezza della misericordia di Dio.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!