Cuore aperto per ascoltare e mani tese per donare – Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario

Cuore aperto per ascoltare e mani tese per donare – Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario

21 Ottobre 2020 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Ef 3,2-12   Is 12  

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 12,39-48

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 

Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 

Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 

Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. 

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Cuore aperto per ascoltare e mani tese per donare

Gesù paragona il Padre al padrone di casa che è attento perché i suoi beni non vengano trafugati dai ladri. Ciò che non viene curato si perde, ciò di cui non si ha attenzione diventa proprietà di altri. Attenzione però a non lasciarci prendere dalla paura del “ladro” il quale ci tiene sempre sotto osservazione per sfruttare le nostre debolezze e disattenzioni per approfittarne. La paura del nemico, e di quello che può farci, ci distrae da quello che è necessario fare per essere più forti di lui. La forza del padrone di casa è l’amore e la dedizione, mentre il nemico fa leva sulla preoccupazione e l’ansia che ci indebolisce. 

L’immagine della casa evoca la comunità degli uomini, cioè la Chiesa, ovvero la famiglia il cui capo è Gesù Cristo. Lui ci insegna che l’attesa feconda non è quella che si carica di tensione e paura del nemico, ma quella che si traduce in attenzione e premura verso i fratelli. L’amministratore fedele e prudente è il discepolo che, consapevole di non essere il padrone ma un servo, vive l’attesa dell’incontro con Gesù prestando attenzione alla voce dello Spirito, che parla al cuore rivelando la volontà di Dio, e aprendo gli occhi sulla realtà in cui vive per discernere le scelte opportune al fine di venire in aiuto ai fratelli che sono nel bisogno. Solo tenendo vivo nel cuore il ricordo della Parola di Dio si è capaci di avere a cuore il bene di coloro la cui vita è affidata alle nostre cure. 

Ci sono incarichi di responsabilità che sono dati non per merito ma per dono; più sono i doni maggiore è l’impegno. Il dono è segno della fiducia di Dio in noi, perché ciò che è donato è affidato. L’affidamento non riguarda cose ma persone, perciò il valore del dono è maggiore quanto lo è quello del servizio offerto con responsabilità e dedizione. Quanto più grande è l’impegno richiesto tanto più intenso e profondo deve essere il rapporto con Dio perché il servizio sia veramente fecondo.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!