La preghiera è la catena di trasmissione dell’amore di Dio – Giovedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario
Giovedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Gal 3,1-5 Lc 1
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,5-13
Chiedete e vi sarà dato.
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
La preghiera è la catena di trasmissione dell’amore di Dio
Con questa parabola Gesù illustra la dinamica della preghiera di richiesta. I protagonisti sono due amici uno dei quali nel cuore della notte bussa alla porta dell’altro per chiedergli aiuto. Egli stesso è stato colto di sorpresa per l’arrivo improvviso di un conoscente a cui deve dare ospitalità ma non ha nulla da offrire. Per poter dare aiuto si deve chiedere aiuto. Il fatto di essere limitati e poveri non è un alibi per non ospitare e aiutare gli altri. Nel caso della parabola l’amico non si arrende davanti alle resistenze comprensibili di quello a cui si era rivolto. Quella richiesta comporta uno scomodare tutta la famiglia. L’amico che osa insistere persevera nella volontà di essere ospitale e così riesce a convincere l’altro ad osare di scomodare tutti pur di prendere i pani e darli.
Le parole di Gesù rivelano la potenza della preghiera che, nella misura in cui è perseverante, ci conferma nei buoni propositi, che lo Spirito Santo ci ispira, senza arrenderci davanti alle difficoltà. Si può amare una persona condividendo con lei ciò che a sua volta Dio condivide con noi. Dio ci dona lo Spirito Santo, che è la sua vita, sconvolgendo l’equilibrio e l’armonia perfetta che è nella Trinità. Svegliarsi nel cuore della notte non è facile come non lo è riorganizzare il proprio ordine e le abitudini. Il dono dello Spirito Santo avviene sulla croce quando il dolore della morte entra nell’armonia della Trinità divina.
L’insistenza della preghiera dà il tempo a chi è interpellato di passare dal senso di fastidio, che nasce dal pensiero giudicante, al comprendere e fare propria la richiesta dell’altro, il suo bisogno e il suo desiderio. L’ascolto, anche se faticoso, ci permette di condividere in maniera empatica le ansie e le speranze dei fratelli. Dall’ascolto paziente nasce il gesto del dono, del servizio e della comunione che non è senza conseguenze sull’assetto personale. Ascoltare la preghiera e la richiesta di aiuto significa contattare il vissuto più profondo dell’altro e di comunicare con lui ad un livello più intimo.
Chi prega, osando, cioè non arrendendosi subito davanti alle difficoltà, ha il tempo di aprire il suo cuore perché ciò che riceve non sia semplicemente qualcosa che passa all’altro ma un dono doppiamente condiviso, sia nel ricevere che nell’offrire. La preghiera, come dinamica di richiesta, ascolto, condivisione, impreziosisce di umanità e gratuità il dono che si riceve e che si offre.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!