Ascolto e servizio per abitare la casa comune – Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario

Ascolto e servizio per abitare la casa comune – Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario

6 Ottobre 2020 0 Di Pasquale Giordano

Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Gal 1,13-24   Sal 138  

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 10,38-42

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 

Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. 

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Ascolto e servizio per abitare la casa comune

L’ospitalità offerta a Gesù da Marta diventa un’occasione di conflitto con la sorella Maria che, invece di aiutarla nei servizi di casa, rimane ai piedi del Maestro per ascoltare la sua parola. Agli occhi di Marta la scelta di Maria appare come una mancanza di responsabilità e si sente sola nel provvedere a ciò che è necessario per dare giusto onore ad una persona importante come Gesù. Nel rimprovero che Marta gli rivolge si nasconde la tristezza di non ricevere la considerazione che si aspetta da parte sua per i servizi che compie. La solitudine che avverte non riguarda solo il fatto che non ha collaboratori, ma soprattutto che non si sente apprezzata nel suo lavoro. Marta pensa che l’intervento di Gesù in sua difesa nei confronti di Maria le avrebbe restituito il primato e la leadership della casa.

Gesù offre a Marta, e anche a ciascuno di noi, un insegnamento importante. Nelle varie attività che svolgiamo ci affanniamo inutilmente se esse hanno come fine la realizzazione della propria volontà. In questo senso, la stanchezza, l’insoddisfazione e la solitudine che avvertiamo sono il risultato delle aspettative che nutriamo nei confronti degli altri che secondo noi dovrebbero essere a servizio dei nostri progetti. Detto in altro modo, assumendoci delle responsabilità e impegnandoci a portarle avanti corriamo il rischio dell’autoreferenzialità che pone in primo piano sé stessi con le proprie idee e su uno inferiore Dio e la sua volontà. 

La lamentela di Marta è la stessa di tanti genitori ed educatori, anche quelli che operano nella Chiesa, che stigmatizzano l’atteggiamento poco collaborativo degli altri, compreso il parroco. O viceversa. Quando ci lamentiamo degli altri dovremmo domandarci a quale progetto ispiriamo la nostra attività, cosa vogliamo costruire, se inseguiamo le nostre utopie o ci mettiamo a servizio degli altri a partire dai loro bisogni.

Nel rapporto con Gesù il meglio non viene dopo, ma prima. La parte migliore nella relazione con Gesù è la parola ascoltata che, entrando nel cuore, diventa parte di noi stessi e si traduce in fattiva collaborazione a servizio dei fratelli. Siamo tutti collaboratori di Dio! Ciascuno lo è nel modo che lo Spirito gli suggerisce e non secondo le aspettative del leader di turno. Dunque, il primato va sempre e comunque dato alla parola di Dio il cui ascolto calmo e contemplativo permette di conciliare e armonizzare le differenze di idee, di collaborare insieme per la realizzazione dell’unico progetto di Dio e di essere gioiosi nel comune servizio alla Chiesa, casa di Dio e degli uomini.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!