Il cuore cerca l’Essenziale – Venerdì della XXIII settimana del Tempo Ordinario
Venerdì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Cor 9,16-19.22-27 Sal 83
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,39-42
Può forse un cieco guidare un altro cieco?
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Il cuore cerca l’Essenziale
Il cieco non è solamente colui che non vede ma anche colui che non vuole vedere e si accontenta di immaginare. La parabola di Gesù mette in evidenza il paradosso di chi presume di vedere e si propone come guida per altri che considera ciechi. Dove condurrà una guida simile, se non a finire tutti in un fosso? «Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Questa bella frase, tratta dal romanzo «Il piccolo principe» scritto da Antoine de Saint Exupèry, ci ricorda che vedere significa raggiungere l’essenziale, che Gesù non identifica con una verità astratta ma in Dio. Gesù è la luce che illumina il cuore perché possiamo vedere Dio, riconoscerlo come nostro Padre e andargli incontro.
Chi più di Dio ci conosce intimamente? Lo Spirito conosce il nostro spirito e Lui, il maestro interiore, ci illumina per conoscere meglio noi stessi e ci aiuta a togliere di mezzo tutto quello che ci rende duri, insensibili, egoisti, freddi e senz’amore verso i fratelli. Come il buon samaritano della parabola, Gesù è la compassione di Dio che si piega su di noi, accasciati sotto il peso dei nostri peccati, per prendersi cura dei suoi figli. Egli è maestro di umanità, non con le parole ma con gesti silenziosi e anche dolorosi. Non è facile strappare «la trave» dal proprio occhio perché significa decidere di cambiare idea, modo di pensare e stile di vita, di abbandonare abitudini cattive.
Un discepolo ben preparato è quella persona che si lascia illuminare gradualmente e costantemente dalla Parola di Dio per imparare a non ragionare con la pancia, ma a vedere con il cuore. Così, come il Maestro, il suo sguardo non si concentrerà sui difetti degli altri, pronti ad essere censori inflessibili, ma, con la luce dello Spirito, saprà cogliere il bisogno del fratello per prendersi cura di lui perché le ferite delle sue membra sono un appello di aiuto davanti al quale non si può rimanere insensibili o addirittura gioire.
Il discepolo di Gesù, lasciandosi accompagnare dal Maestro interiore nel suo itinerario d’illuminazione e conversione, impara egli stesso a vivere la fraternità come accompagnamento solidale verso la casa paterna nel cielo.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!