Spogliati della speranza mondana rivestiti della speranza divina – Santa Marta
Santa Marta
1Gv 4,7-16 Sal 33
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,19-27)
Io credo che sei il Cristo, il Figlio di Dio.
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Spogliati della speranza mondana rivestiti della speranza divina
Gesù entra nella casa che un tempo era “dell’amicizia” e diventata poi “del lutto”. Marta, udendo venire Gesù, gli va incontro. È il primo passo per non rimanere chiusi nel proprio dolore e prigionieri delle bende impregnate di morte. Ciò che spinge Marta ad incontrare Gesù è una nuova speranza dopo quella andata perduta della sua presenza durante la malattia di Lazzaro che avrebbe evitato la morte del fratello. Nell’ora dell’incontro, ella crede nella potenza della preghiera di Gesù, come quella di Elia o Eliseo che avevano riportato in vita alcune persone. Marta spera nel ritorno di Lazzaro mentre Gesù indica una speranza ancora più alta, la risurrezione. Marta pensa al giorno finale nel quale Dio giudicherà il mondo per dare la pena o la ricompensa eterna mentre Gesù parla della risurrezione non come di un evento futuro, ma dell’incontro con lui nell’oggi come esperienza quotidiana di risveglio e di rinascita. La risurrezione è risveglio perché Gesù ci apre gli occhi affinché possiamo vedere la luce di Dio, quella attraverso la quale conosciamo quanto Dio ci ami anche quando lo sentiamo distante; la risurrezione è perciò anche rinascita, cioè è venire nuovamente alla luce, diventare una nuova creatura capace di amare così come Dio ci ama. Credere non è solo sapere che l’approdo della vita è la risurrezione dell’ultimo giorno e che Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio, ma soprattutto rispondere alla sua chiamata, che, pronunciando il nostro nome, ci tira fuori dal sepolcro della nostra speranza mondana sepolta da tante delusioni, della nostra fede indebolita da tanti ragionamenti inutili, della carità ridotta a monotono senso del dovere. Credere in Gesù significa lasciarsi spogliare delle bende delle speranze mondane, attraversare con Lui la morte ed essere rivestiti della speranza celeste. La morte che ci spoglia è da intendere come distacco dal proprio mondo, quello costruito su misura delle nostre attese; la morte è estraniamento, come nel sonno, dalle logiche del mondo, per lasciarsi illuminare dalla luce vera, quella che orienta il cuore verso scelte non d’interesse egoistico ma che costruiscono relazioni umane forti e sane. La trama delle relazioni purificate dalla fede non sono più bende che avvolgono un cadavere, ma una veste nuova e splendente che è appunto la Vita eterna.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!